DISINFORMAZIONE Immigrati assunti come supplenti e bidelli, rivolta precari – bufale.net

Ci segnalano i nostri contatti il seguente articolo, targato VoxNews

Lo avevamo scritto giorni fa, ora la protesta dei precari italiani contro la folle decisione del governo abusivo e criminale

Concorso Scuola: Profughi in cattedra, faranno i supplenti

Sei un precario della scuola? Da tempo immane fai su e giù per l’Italia in attesa di un posto fisso? Guardi le graduatorie per le supplenze del personale amministrativo, tecnico e ausiliario dal basso in alto? Beh, arrangiati. Grazie al governo del PD dovrai subire la concorrenza anche degli immigrati. Saranno loro a fare il tuo lavoro.

Il governo si piega infatti volentieri alla richiesta dell’Ue di aprire a tutti gli immigrati comunitari, extracomunitari, profughi e titolari di protezione sussidiaria o permesso di soggiorno di contendere agli italiani le supplenze o i posti fissi del settore Ata nella scuola. Il decreto dice per la precisione “titolari del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permenente”.

Protesta il Presidente nazionale di Feder.ata, Giuseppe Mancuso: “Negli ultimi anni si sono persi posti di lavoro nel settore del personale non docente della scuola – dice – I pensionati non sono stati rimpiazzati e circa 15- 20.000 precari attendono un inserimento stabile: sono precari che hanno già avuto una formazione e hanno un’esperienza del lavoro, molto delicato, da compiere nella scuola”.

“È decisamente irrazionale scavalcare questi precari che attendono da anni e immettere cittadini di altri Paesi che possono avere tutte le qualità e anche titoli equivalenti ma non possono avere l’esperienza già maturata sul campo dai precari italiani”.

Da notare come il bottone “Fact Check” di cui Vox News si fregia in un tentativo di ammantare i propri articoli con la legittimità del Fact Checking conduce dritti dritti ad un Errore 404: il messaggio di errore che una pagina rende davanti ad un contenuto mai esistito oppure esistito e rimosso.

Infatti la notizia viene presentata in una forma indinniante ed esasperata che nasconde come:

  1. È dal 2014 che le graduatore per il personale ATA (i “bidelli” per i meno colti) sono aperte anche ai detentori di permesso di soggiorno di lungo periodo o permanente
  2. In nessun caso si parla di assunzione di personale docente, ma, appunto, di personale ATA

Il che si è reso inoltre necessario non certo per opera della Fedeli, ma perché nel 2014 il bando per il triennio 2014-2017 il Ministero della Pubblica Istruzione si trovò, come ci ricorda Linkiesta di fronte ad un evidentissimo problema:

La legge europea 2013, all’articolo 7, prevede l’accesso ai posti di lavoro della pa – che non implichino esercizio diretto o indiretto di pubblici poteri – anche alle categorie di cittadini di Stati terzi non membri dell’Ue con permesso di soggiorno Ce o titolari dello status di rifugiato o di protezione sussidiaria, e anche ai «familiari non aventi la cittadinanza di uno Stato membro che siano titolari del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente».

Mentre tutti i bandi ATA precedenti, ed anche, inizialmente, il bando 2014-2017, ignoravano bellamente questa disposizione sbattendo le porte in faccia a persone pienamente titolate per lo scopo.

Gli indinniati speciali potrebbero a questo punto urlare, fomentati a puntino dalla disinformazione che, “Così almeno davano lavoro solo agli Italiani!!!!!!”

Invece no: come tutti coloro che hanno almeno studiato educazione civica alle scuole superiori sanno, una norma di rango sovranazionale è parte del diritto mediante l’articolo 11 della Costituzione, che prevede che in caso di conflitto tra diritto comunitario e diritto interno, sia il primo a prevalere, come fosse norma di rango Costituzionale.

Quindi la situazione non portava ad un nazionalistico “Italia agli Italiani” e “Vogliamo i bidelli Italiani” con esclusione degli stranieri, un virtuale dito medio proteso all’Unione Europea e festeggiamenti per aver così “ingannato il sistema”, ma ad una situazione ancora più economicamente pesante ed onerosa

Prima delle legge europea 2013, in Italia non è mai stato del tutto chiaro se lo straniero potesse accedere ai concorsi pubblici o no. Agli stranieri, davanti alla galassia delle norme varate in attuazione delle direttive comunitarie, non restava altro che impugnare davanti al giudice i bandi di concorso che avevano come requisito la cittadinanza italiana, chiedendo che venisse riconosciuto il carattere discriminatorio. Valeva, ad esempio, soprattutto nell’accesso al trasporto pubblico locale, dove vigeva ancora un regio decreto in vigore dal 1931, abrogato definitivamente solo dal 6 aprile 2014. La maggior parte delle aziende dei trasporti negli anni scorsi ha continuato a escludere gli extracomunitari dalle assunzioni, finché qualcuno non faceva ricorso. Nonostante i giudici dessero quasi sempre ragione al ricorrente grazie a diverse espressioni della Corte Costituzionale, nel 2013 la legge europea ha fatto chiarezza in materia, includendo tutto il pubblico impiego. Ma, a quanto pare, non dalle parti del ministero dell’Istruzione.

Sostanzialmente, la situazione precedente la norma di rango Europeo del 2013 richiamata era la seguente:

  1. Stranieri ed italiani muniti del medesimo titolo richiesto partecipavano a concorsi pubblici
  2. Lo straniero veniva escluso aliunde
  3. Lo straniero faceva ricorso
  4. Lo straniero, giustamente, veniva riammesso
  5. La Pubblica Amministrazione si ritrovava quindi ad affrontare il triplo della spesa, con onere su tutta la macchina statale.

Non vediamo quindi cosa c’entri la Fedeli, e come possano esserci spiegazioni alternative a quello che è lapalissiano e semplice.

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