Categorie: Disinformazione

DISINFORMAZIONE Il WWF dice sì alla mattanza delle nutrie – bufale.net


Abbiamo pubblicato in passato, sulle pagine del nostro social, una pratica infografica su come distinguere la bufala propriamente detta (notizia falsa, infondata e priva di riscontri, inventata per attirare click e facili condivisioni) dalla disinformazione (notizia vera ma munita di un titolo clickbait, montata ad arte, oppure ormai superata e ricondivisa comunque).
Abbiamo anche più volte parlato del triste fenomeno della “vischiosità culturale” per cui, introdotta nella blogosfera una notizia piccante, o particolarmente scandalosa, oppure in grado di colpire duro le corde dell’emotività, e introdotta una smentita a breve termine, la catena virale delle condivisioni porterà la prima notizia, anche se vera, ad essere immortalizzata, cancellando dalla memoria dei condivisori successivi ogni risvolto o sviluppo successivo, lasciando cadere nel vuoto le eventuali smentite.
Non ci ha quindi stupito imbatterci, nella nostra “posta del lettore”, in una richiesta di chiarimenti di una notizia del 2013, rilanciata da una testata locale, e relativa ad una presunta mattanza di nutrie che sarebbe avvenuta in quegli anni con l’imprimatur del WWF, pronto a santificare un atto descritto con un titolo crudele.
Sarebbe bastato aprire l’articolo e riscontrarne non solo la data, ma anche il contenuto, per comprendere come le affermazioni del WWF vadano in un senso diverso dall’eradicazione proposta di una specie vivente, in quanto avremmo letto, invece del titolo Il Wwf dice sì alla mattanza delle nutrie. “Vanno fatte sparire dall’Italia!” le seguenti, ragionevoli, affermazioni:

„”Il problema della Nutria sta appunto nel suo impatto sugli ecosistemi che frequenta: le sue tane provocano l’indebolimento degli argini e, alimentandosi della vegetazione palustre, causa la scomparsa di alcune specie vegetali (Ninfea, Canna di palude, Tifa, etc). Inoltre questa specie è responsabile della distruzione di nidi e della predazione di uova e di pulli di uccelli che nidificano a terra (Germano reale, Gallinella d’acqua,Cavaliere d’Italia, Folaga etc). Nelle nostre zone non ha antagonisti naturali, a differenza di quanto avviene nei paesi d’origine, dove i caimani rappresentano i principali predatori. Questo, assieme alla particolare prolificità, tipica dei roditori, ne fa un animale in aumento numerico notevole”.“

Queste ci consentono, collimando il dato testuale con la data, di risalire al testo di chiarimento dell’affermazione della nota associazione di tutela della fauna mondiale, dove, attenzione, non si parla di metodi di contenimento cruento in prima istanza, e si fa espressamente riferimento all’articolo precedente.

In riferimento alla recente notizia apparsa sulla stampa locale di Cesena, riguardante la gestione della presenza della Nutria in ambienti naturali, Marco Galaverni, Presidente del WWF Emilia-Romagna, interviene a sottolineare la posizione dell’Associazione:

“Le specie alloctone come la Nutria, possono rappresentare una criticità per la conservazione della biodiversità locale. È necessario attuare politiche di prevenzione, in primo luogo disponendo il divieto di foraggiare le nutrie, come invece é avvenuto nel Parco Levante di Cesenatico, causando così la loro crescita demografica e la loro irradiazione nel territorio circostante. In secondo luogo, difendendo le colture o gli ambienti più vulnerabili con recinzioni, dotando i canali di reti anti-nutria e risezionandoli in modo da eliminare le scarpate verticali.

A fronte di monitoraggi che devono essere attendibili, si può poi intervenire con metodi non cruenti, come il trappolaggio. Senza entrare nel dettaglio di una materia che trova le risposte tecniche negli studi di vari enti e nell’attività dell’ISPRA, si tratta di operazioni da condurre comunque nel rispetto degli animali e dell’ambiente, curate esclusivamente da personale qualificato.
Il WWF auspica inoltre che tutte le azioni necessarie possano essere sempre condotte con la collaborazione delle associazioni animaliste, con le quali condivide tante battaglie e il rispetto per la natura nella sua complessità.”

La proposta del WWF quindi, riassumendo, si esplicò in quegli anni in:

  1. Divieto di foraggiare le nutrie;
  2. Sistemi meccanici per allontanare le nutrie dall’habitat colonizzato, come reti e modifiche agli argini dei canali per renderli inospitali e privi di scarpate;
  3. Metodi incruenti, come la cattura mediante trappole;
  4. Operazioni di contenimento della popolazione organizzate di concerto con personale qualificato e la collaborazione delle associazioni animaliste già operanti sul territorio.

L’alternativa è infatti ben più drammatica.
Ricordiamo ai lettori che la nutria, nome scientifico Myocastor coypus, altro non è che il cosiddetto “castorino”, un animale Sudamericano importato in occidente per la sua pelliccia, simile a quella del castoro ma molto più economica, e col tempo, tra falle di sicurezza ed improvvisati tentativi di liberazione, fuggito dagli allevamenti per diventare una delle cento specie invasive più nocive al mondo.
Le nutrie liberate ed inselvatichite, ad oggi, distruggono e devastano gli argini di fiumi e canali, aggrediscono la popolazione autoctona stabilendosi come predatori (in)naturali in capo ad una nuova, imprevista e sbilanciata catena alimentare, e sono responsabili della corposa riduzione di numero degli esemplari di numerose specie vegetali, come le ninfee di acqua dolce, ed animali, come il Germano reale, Gallinella d’acqua,Cavaliere d’Italia, Folaga ed il Mignattino Piombato.
Nonostante sia stato osservato che le volpi possano essere in grado di predare le nutrie, non sempre queste sono presenti nei luoghi fluviali dove le nutrie inselvatichite hanno stabilito la loro presenza e, contrariamente all’ecosistema Sudamericano, l’ecosistema italiano è privo del caimano, l’ubiquitario predatore che nel Sud America tiene il numero di nutrie nella norma con la sua presenza costante in ogni ecosistema locale fluviale ed il suo consistente numero.
Ci sono sempre state negli ultimi anni quindi due alternative (di cui, ovviamente, una è una celia usata a scopo esemplificativo): popolare l’ambiente fluviale italiano di caimani sicché i rettili si occupino delle nutrie, lasciando poi il problema della sovrabbondanza di rettili, oppure porre in atto misure antropiche, quindi mediante l’intervento umano, di cattura, contenimento e riduzione del numero di nutrie in libertà nel nostro ecosistema.
Il WWF ha, evidentemente, prediletto la seconda.
Del resto la presenza della nutria, o castorino nell’habitat Italiano è un grave problema creato dall’uomo, ed è bene che sia l’uomo a risolverlo.

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