Stavo leggendo il documento di Greenpeace intitolato “Trivelle fuorilegge” pubblicato nel sito ufficiale il 3 marzo 2016 (scaricabile qui). Qualcosa non è chiaro leggendo l’articolo introduttivo:
Secondo quanto rilevato da Greenpeace, laddove esistono dei limiti fissati dalla legge, le trivelle assai spesso non li rispettano. Ci sono contaminazioni preoccupanti da idrocarburi policiclici aromatici e metalli pesanti, molte di queste sostanze sono in grado di risalire la catena alimentare fino a raggiungere gli esseri umani. Nei pressi delle piattaforme monitorate si trovano abitualmente sostanze associate a numerose patologie gravi, tra cui il cancro.
Di che limiti parla Greenpeace? Quale legge? Ecco cosa viene riportato nel documento a pagina 2 e 3:
I sedimenti nei pressi delle piattaforme sono spesso molto contaminati. A seconda degli anni considerati, il 76% (2012), il 73,5% (2013) e il 79% (2014) delle piattaforme presenta sedimenti con contaminazione oltre i limiti fissati dalle norme comunitarie per almeno una sostanza pericolosa. Questi parametri sono oltre i limiti per almeno due sostanze nel 67% degli impianti nei campioni analizzati nel 2012, nel 71% nel 2013 e nel 67% nel 2014. Non sempre le piattaforme che presentano dati oltre le soglie confermano i livelli di contaminazione negli anni successivi, ma la percentuale di piattaforme con problemi di contaminazione ambientale è sempre costantemente elevata.
Tra i composti che superano con maggiore frequenza i valori definiti dagli Standard di Qualità Ambientale (o SQA, definiti nel DM 56/2009 e 260/2010) fanno parte alcuni metalli pesanti, principalmente cromo, nichel, piombo (e talvolta anche mercurio, cadmio e arsenico), e alcuni idrocarburi come fluorantene, benzo[b]fluorantene, benzo[k]fluorantene, benzo[a]pirene e la somma degli idrocarburi policiclici aromatici (IPA). Alcune tra queste sostanze sono cancerogene e in grado di risalire la catena alimentare raggiungendo così l’uomo e causando seri danni al nostro organismo.
Di cosa parla il DM 56/2009? Potete tranquillamente scaricare il PDF della Gazzetta Ufficiale del 30 maggio 2009 dal sito Arpa.veneto.it, dal quale si evidenzia che il decreto ministeriale si riferisce alle acque superficiali, ossia fiumi, laghi e acque costiere (stesso discorso per il decreto 260/2010, intitolato “Regolamento recante i criteri tecnici per la classificazione dello stato dei corpi idrici superficiali“). Queste ultime sono ben delimitate, quindi non fatevi trarre in inganno. Ecco quanto riportato dalla lettera c, comma 1 dell’articolo 74 del decreto legislativo 152/2006:
ART. 74
(definizioni)1. Ai fini della presente sezione si intende per:
[…]
c) acque costiere: le acque superficiali situate all’interno rispetto a una retta immaginaria distante, in ogni suo punto, un miglio nautico sul lato esterno dal punto più vicino della linea di base che serve da riferimento per definire il limite delle acque territoriali e che si estendono eventualmente fino al limite esterno delle acque di transizione;
Perché citare il decreto legislativo 152/2006? Perché è quello a cui si riferiscono il DM 56/2009 e 260/2010, come possiamo vedere anche nella tabella degli standard di qualità presente in questo PDF scaricabile dal sito Autorita.bacinoserchio.it.
Il documento di Greenpeace parla di 34 piattaforme (pagina 7 del documento) presenti al di fuori del miglio considerato dal decreto ministeriale su cui pretende di far valere le proprie ragioni.
Nell’immagine possiamo vedere alcune piattaforme molto vicine alla costa, come ad esempio la n.9 “Porto Corsini MWC” che però dista 8 km dalla costa, circa 5 miglia.
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