DISINFORMAZIONE Follia UE: vietato prodursi cibo, piccoli orti fuorilegge. Come la Tecnocrazia vuole affamare il Popolo – bufale.net
Cos’hanno in comune le televendite del sonnolento pomeriggio su Rete4, dove personaggi amatissimi come il Giorgio Mastrota cantato dai Nanowar of Steel promettono da ormai decenni grandi premi e ricchi sconti per le prime persone a chiamare l’apposito numero in sovraimpressione, il noto film Ricomincio da capo dove un burbero ed arcigno giornalista interpretato da Bill Murray viene condannato da un potere superiore a rivivere all’infinito lo stesso giorno finché non sarà diventato un uomo migliore e quelle particolari notizie che abbiamo chiamato del giorno della marmotta?
Il fatto che per i viralizzatori il passato ed il futuro non esistono: le notizie più viralizzabili si aggirano in una landa desolata senza orizzonti, dove le “5 domande” del come, cosa quando, dove e perché si annullano in un perché deciso arbitrariamente dalla lista delle cose che fanno indinniare ed il quando si trasmuta in un eterno oggi sul quale non calerà mai la tenebra della notte.
Ci segnalano questo articolo de l’Infiltrato, senza data visibile, ricaricato su diversi portali Facebook proprio in questi giorni, dall’incipit inequivocabile
Quando ti tolgono il lavoro e ti ammazzano di tasse, l’ultima speranza rimane quella di tornare alla terra per auto produrre il sostentamento necessario alla vita di tutti i giorni. Tanto è vero che la fortissima crisi economica ha favorito la nascita di migliaia di nuovi agricoltori, anche in Italia, ognuno con il proprio orticello. Ma ecco arrivare la proposta di legge UE – totalmente folle – che vuole mettere al bando i piccoli orti e vietare l’autoproduzione di cibo. A questo punto, e se dovesse andare in porto, cosa resterà se non la rivolta sociale contro il regime tecnocratico?
Una nuova legge proposta dalla Commissione Europea renderebbe illegale “coltivare, riprodurre o commerciare” i semi di ortaggi che non sono stati “analizzati, approvati e accettati” da una nuova burocrazia europea denominata “Agenzia delle Varietà Vegetali europee”. Si chiama “Plant Reproductive Material Law”, e tenta di far gestire al governo la regolamentazione di quasi tutte le piante e i semi. Se un contadino della domenica coltiverà nel suo giardino piante con semi non regolamentari, in base a questa legge, potrebbe essere condannato come criminale. Questa legge, protesta Ben Gabel del “Real Seed Catalogue”, intende stroncare i produttori di varietà regionali, i coltivatori biologici e gli agricoltori che operano su piccola scala. «Come qualcuno potrà sospettare – afferma Mike Adams su “Natural News” – questa mossa è la “soluzione finale” della Monsanto, della DuPont e delle altre multinazionali dei semi, che da tempo hanno tra i loro obiettivi il dominio completo di tutti i semi e di tutte le coltivazioni sul pianeta».
Siamo di fronte ad un caso da manuale di disinformazione del giorno della marmotta.
Basta una semplice analisi della pagina, suffragata da qualche ricerca, per capire che si tratta di una notizia del 2013, che riguardava una proposta di legge.
E neppure mirata, anche solo astrattamente a colpire i piccoli orti
Infatti nel 2013 Ilaria Zanardi ci spiegava espplicitamente le implicazioni della proposta di legge
È degli ultimi giorni la notizia che la Comunità Europea sta varando una nuova legge che regolamenti la riproduzione, la produzione e la vendita su larga scala di vegetali a scopo alimentare, ovviamente scatenando le più disparate proteste e scandalizzando una buona parte del pubblico di internet, che si batte per il diritto di ognuno di coltivare il proprio orto e produrre i propri ortaggi.
Andando a leggere qui, qui , qui e qui infatti la situazione sembrerebbe alquanto preoccupante.
Se, invece, si va a controllare il testo della proposta di legge, gran parte di questo scandalo rientra e si capisce che lo scopo della UE non è vendersi alle multinazionali dell’agricoltura bensì creare un mercato regolamentato degli ortaggi e delle verdure a livello comunitario, con lo scopo di garantire la qualità dei prodotti e la salute dei consumatori. E come si fa? Naturalmente dandosi delle regole che possano essere comprensibili e attuabili nei vari paesi della Comunità.
La legge parte dalla premessa che tutti i vegetali, la frutta e gli alberi debbano essere ufficialmente testati e registrati prima che possano essere riprodotti e distribuiti a fini commerciali. Il che vuol dire (ed è ben specificato sia nel testo che nella sezione FAQ) che il provvedimento non è applicabile a chi produce ortaggi o verdure a scopo di consumo personale.
Mio padre e il suo orto sono salvi, meno male.
Ma ci sono anche delle altre eccezioni a queste nuove regole: organizzazioni di volontariato o piccoli produttori con meno di 10 impiegati, banche del seme, istituti scientifici e organizzazioni rivolte alla conservazione delle risorse genetiche (inclusa la conservazione sul campo) o alla conservazione di materiale riproduttivo da scambiarsi tra persone che non siano operatori professionali. Si sta anche lavorando a delle deroghe per produttori di sementi per coltivazioni biologiche anche per grandi quantità di semenza. Queste regole non sono nemmeno applicabili a prodotti con valenza specifica locale o a produzioni di nicchia.
Proposta che, peraltro dal 2013 ad oggi non si è mai mossa di un atomo.
Stiamo, sostanzialmente, discutendo di una proposta vecchia di anni, che, peraltro, ove fosse stata più di una proposta, avrebbe avuto effetti infimi rispetto a quanto descritto.
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