DISINFORMAZIONE E CLICKBAIT Due migranti: Italia paese di m! Paghetta troppo bassa, torniamo a casa!

Ci segnalano questo articolo pubblicato l’11 Maggio 2016 su Repubblica24:

Hanno deciso di tornare in Iraq. Dopo la fuga dal loro Paese e il viaggio per raggiungere l’Europa, hanno capito che non ne valeva la pena.

Due migranti hanno raccontato alla stampa tedesca di aver deciso di tornare in Iraq, perché quello che hanno trovato in Europa non è quello che cercavano.

Surkaw Omar e Rebien Abdullah hanno descritto la loro esperienza in Germania come “disastrosa”: “Non vale la pena lasciare la vostra famiglia e rischiare la vita per questo”. “Onestamente, nei campi profughi stavamo morendo di fame. Siamo corsi via a causa della fame. Ci hanno dato solo il formaggio e tè, e la nostra paghetta settimanale era solo di € 30″. Troppo poco, insomma, lo “stipendio da profugo”.

I due profughi sono andati prima in Germania, poi hanno tentato in Svezia e ancora una volta in Germania. Alla fine hanno rinunciato: “Ci siamo detti l’un l’altro, andiamo a casa. È meglio che qui”. Omar e Abdullah sono nati nella regione curda del nord dell’Iraq, in gran parte risparmiata dai combattimenti Contro lo Stato Islamico. Omar lavorava come addetto in ristoranti e supermercati, mentre Abdullah aera proprietario di un taxi, venduto per finanziare il viaggio verso l’Europa. Hanno deci di migrare perché tutti intorno a loro dicevano: vedrai che in Europa è meglio. “Ma quando siamo arrivati non era affatto così” – ha detto Omar – La vita in Europa è davvero difficile”.

È sufficiente spingersi oltre il titolo per capire che i due migranti si trovavano in Germania e che non hanno mai pronunciato quelle parole. Ci troviamo di fronte all’ABC del clickbaiting (per il titolo) e della disinformazione (per le false parole che i migranti avrebbero pronunciato). Com’è andata realmente? L’articolo racconta che i due migranti hanno svelato la loro avventura alla stampa tedesca. La loro storia, infatti, è raccontata in questo articolo di Rheinische Post del 7 Marzo 2016. Sul notiziario tedesco leggiamo che i due migranti, Surkaw Omar e Abdullah Rebien erano arrivati in Europa pagando circa 7300 euro per il trasporto. Omar, 25 anni, racconta di aver vissuto male una volta imbattutosi in tempi biblici per le lunghe attese riservate ai richiedenti asilo. Il poco cibo e il poco denaro lo hanno fatto demordere e sempre di più l’hanno convinto che fosse il caso di tornare alla sua terra. «Avevamo solo formaggio e tè, e ci davano 30 euro a settimana». I due ragazzi hanno poi cercato fortuna in Svezia. «Siamo arrivati che era inverno – e mi hanno messo in una stanza con tre siriani, ma comunicavamo col linguaggio dei sordi». Dopo aver ritentato con la Germania, i due hanno preferito rimpatriare.

Surkaw Omar e Abdullah Rebien – Daily Mail

Il fenomeno dei migranti richiedenti rimpatrio è in progressiva crescita. L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (International Organization of Migration, IOM), con sede a Ginevra, raccoglie tutte le emergenze dei flussi migratori, e centinaia di migliaia di migranti, a partite dall’inverno 2015, hanno chiesto supporto per poter lasciare l’Europa e tornare nelle proprie terre. Nel Settembre 2015 si sono registrate 350 richieste di rimpatrio, seguite da 761 nell’Ottobre 2015 e 831 a Gennaio 2016. Maurizio Albahari, docente di Antropologia presso l’Università di Notre Dame, sostiene che un certo numero di Paesi europei riesce a scoraggiare i richiedenti asilo, anche se non direttamente.

In questo articolo del 7 Marzo 2016 pubblicato da Daily Mail troviamo ulteriore conferma di quanto affermato finora.

I due migranti, dunque, non hanno etichettato l’Italia come paese di m**** se mai vi hanno messo piede, e tantomeno l’hanno fatto con Germania e Svezia. Il loro disagio si è fatto sentire per il cibo scarso, i tempi di attesa troppo lunghi e sì, anche per la paghetta, ma contestualizzata nella realtà in cui si sono ritrovati.

La disinformazione, in questo caso, scatena lettori distratti che si limitano al titolo. Il clickbait, in questo caso, cozza terribilmente col buonsenso e il contenuto del testo.

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