DISINFORMAZIONE Diciotti, la Comunità Eritrea in Italia: “Contrari a porti aperti e immigrazione clandestina” – bufale.net

Ci segnalano i nostri contatti un articolo de Il Primato Nazionale. Un redazionale che riporta il parere della “Comunità Eritrea in Italia”, con importanti asseverazioni

Roma, 26 ago – Un messaggio chiaro e decisamente in controtendenza, una sferzata nei confronti dei buonisti che pensano di tutelare i diritti di tutti i non italiani. La Comunità Eritrea in Italia la pensa in modo diametralmente opposto a chi vorrebbe agevolare gli sbarchi di clandestini e le suona ai Saviano, alle Boldrini e ai bardi del mondo senza frontiere. “Stiamo assistendo alla solita strumentalizzazione politica dei migranti ospitati, in questo momento, dalla nave Diciotti”, si legge nel comunicato degli eritrei. “Noi conosciamo bene la verità del fenomeno migratorio via mare e sono anni che tentiamo di raccontarla denunciando questo traffico di esseri umani ma, purtroppo, la nostra voce è rimasta inascoltata. Finora i politici e i media italiani hanno preferito dar voce a quelli che vogliono tenere aperti i porti per aumentare i numeri dell’esodo dell’immigrazione clandestina. Noi abbiamo lottato e continueremo a farlo affinché si entri in Italia per vie legali e fermare così le morti in mare”, scrive la Comunità Eritrea.

Il comunicato è un vero e proprio schiaffo alla sinistra italiana e non solo: “Non abbiamo mai condiviso quella legge internazionale che per oltre un decennio ha favorito i nostri connazionali con la protezione umanitaria che mirava esclusivamente a fare regime change in Eritrea svuotandola dei suoi giovani”. Il riferimento alle trame contro l’Eritrea e al tentativo di agevolare la fuga verso l’Italia dei cittadini dello Stato africano è chiarissimo, e conferma di fatto quanto anticipato sul nostro giornale da Francesca Totalo già lo scorso febbraio. Ma la Comunità Eritrea ne ha pure per quelli che definisce “buoni samaritani travestiti da umanitari”: “Ovviamente la nostra solidarietà si estende a tutti gli altri africani presenti sulla nave. Da sempre ad attirarli in Italia è stata una rete di criminali travestiti da buoni samaritani ed umanitari. E oggi che i porti sono chiusi ci sono, bloccati in Libia, migliaia di disperati provenienti da numerosi paesi africani. E proprio quando gli sbarchi sembravano quasi azzerati, i trafficanti hanno imbarcato più ‘eritrei’.”.

La fonte è un loop ricorsivo che porta ad un altro portale di area sovranista, l’Antidiplomatico, e poi si arresta.

Non potrebbe essere altrimenti: la Comunità Eritrea in Italia non esiste.

Prendete un respiro, posate torce e forconi, lasciate l’indinniazione alle porte e prendete un respiro per una necessaria digressione.

Sapete come vengono composte il 90% delle bufale e disinformazioni in campo medico? Esattamente come sta facendo adesso.

Prendiamo uno stravagante scienziato, un Dottor Cha Cha convinto di poter curare ogni malattia tritando nani e coboldi assieme alle ossa dei morti scagliati contro il nemico

Costui ha una possibilità aperta: se non ha delle fonti, le creerà cavalcando le pieghe del metodo scientifico.

Il metodo scientifico prevede infatti che uno scienziato pubblichi le sue scoperte su riviste dotate di idoneo Impact Factor, ovvero riviste che potremmo banalmente definire come “serie, verificate e di solida reputazione”, sicché altri scienziati siano messi in grado di verificare ciò che dice, ripeterlo in laboratorio, inviare osservazioni o correggere gli errori.

Ma il nostro Scienziato Cha Cha Cha, l’unico uomo sano di mente su questa Terra di squilibrati non si scoraggia: se nessuna rivista accetta la sua brillante teoria su come curare il raffreddore annusando peti, lui ne creerà una, o si rivolgerà alla rivista più scalcinata possibile.

A questo punto è fatta: potrà andare su Internet e citare non già se stesso, ma Cose Cadute dai Camion, The International Journal of my Cousin, the Dog-Mouse who once Died e Vita da Maranza.

Troverà sicuramente appassionati lettori pronti a conferirgli l’auctoritas che si è creato da solo.

Finita questa digressione, possiamo ora tornare ed esplicare la nostra verità: la Comunità Eritrea in Italia non esiste, o meglio esistono più comunità eritree in Italia profondamente disunite a livello politico di oppositori e sostenitori del regime.

Gli stessi eritrei tra loro non parlano di politica, proprio perché argomento bollente e ancora fonte di stigma e possibili delazioni

Anche la diaspora degli eritrei in Italia è divisa tra sostenitori e oppositori del regime. “I conflitti e le divisioni sono molto più profonde che nel passato”, racconta la regista Medhin Paolos. “Il grande tabù della comunità eritrea in questo momento è la politica: di tutto il resto si vuole parlare. Dell’emigrazione, del colonialismo. Ma manifestare le proprie posizioni politiche può essere pericoloso, con gli informatori del regime che sono dappertutto”, racconta Paolos. “Avremmo potuto finire il documentario con la conquista dell’indipendenza da parte dell’Eritrea. Ma non sarebbe stato corretto. C’è tutta un’altra parte della storia da raccontare”. Una storia complessa e taciuta che Asmarina prova a recuperare.

Esaminiamo ora il Comunicato

Con grande dispiacere la Comunità Eritrea in Italia sta assistendo alla solita strumentalizzazione politica dei migranti ospitati, in questo momento, dalla nave Diciotti.

Noi conosciamo bene la verità del fenomeno migratorio via mare e sono anni che tentiamo di raccontarla denunciando questo traffico di esseri umani ma, purtroppo, la nostra voce è rimasta inascoltata. Finora i politici e i media italiani hanno preferito dar voce a quelli che vogliono tenere aperti i porti per aumentare i numeri dell’esodo dell’immigrazione clandestina. Noi abbiamo lottato e continueremo a farlo affinché si entri in Italia per vie legali e fermare così le morti in mare.

Non abbiamo mai condiviso quella legge internazionale che per oltre un decennio ha favorito i nostri connazionali con la protezione umanitaria che mirava esclusivamente a fare regime change in Eritrea svuotandola dei suoi giovani. A meno che non ci sia una politica diversa su questa materia, cosa che ci farebbe molto piacere, riteniamo che per coerenza e rispetto delle leggi vigenti queste persone abbiano tutti i diritti di sbarcare e di essere aiutate.
Ovviamente la nostra solidarietà si estende a tutti gli altri africani presenti sulla nave.

Da sempre ad attirarli in Italia è stata una rete di criminali travestiti da buoni samaritani ed umanitari. E oggi che i porti sono chiusi ci sono, bloccati in Libia, migliaia di disperati provenienti da numerosi paesi africani. E proprio quando gli sbarchi sembravano quasi azzerati, i trafficanti hanno imbarcato più “eritrei”.

In Italia ci sono alcuni attivisti eritrei, o sedicenti tali, con contatti in Libia che collaborano con attivisti italiani pro accoglienza, quali Ong, politici e mainstream media (il quotidiano Avvenire ne è un esempio lampante). A questo punto ci chiediamo: Non sarà che usando i giovani eritrei si stia tentando un “regime change” anche in Italia?

Come vedete, il bias di conferma descritto in tempi non sospetti dall’articolo di Annalisa Camilli direttamente citato è ben più che evidente.

Siamo ad un evidente scontro di fazioni dove la fazione pro regime accusa la fazione contraria di voler spingere un regime change, neppure tanto sottilmente negando alla controparte non solo legittimità politica, ma anche derubricandoli con toni aspri a “meno che attivisti”, creando una Comunità Eritrea in Italia reale in opposizione ad una Comunità Eritrea in Italia sedicente.

Il gioco è quindi scoperto: vuoi quindi ottenere un parere fortemente critico contro l’immigrazione? Chiedi alla parte sostenitrice del regime ed accreditala come unica vera Comunità Eritrea in Italia.

Ne vuoi ottenere, al contrario, uno favorevole: interpella la parte opposta al regime e compi la stessa operazione ideologica, ma di segno opposto.

Riteniamo che occultare questo piccolo, fondamentale dato, sia un modo intellettualmente scorretto di provare come fondamentale e segnante una propria verità quantomeno parziale o, come in casi precedenti, meno accurata di quello che sembra.

 

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