È appena tornata in auge una notizia datata dicembre 2016 e che Soloitaliani fa passare come vicenda dell’ultimo minuto (archive.is):
Succede a Cagliari, dove ben presto i cittadini italiani potrebbero vedersi rifiutare il ricovero.
Il motivo è piuttosto imbarazzante, e ve lo lasciamo leggere direttamente dalla circolare:
Eh sì, avete letto proprio bene.
“In previsione dello sbarco dei migranti previsto per la giornata di oggi (l’arrivo di 858 migranti, ndr), si invitano le SS.LL. a voler provvedere a bloccare i ricoveri programmati e a dimettere i pazienti dimissibili, al fine di poter affrontare l’eventuale emergenza”°°A tal proposito è arrivata la denuncia di Pili, deputato dell’Unidos: “un atto che rasenta la follia e la degenerazione gestionale di questa partita immigrazione: nessuna seria pianificazione con prefetture che danno l’assenso senza aver in alcun modo la certezza della più elementare logistica.”
Ha poi continuato: “E’ evidente che con questa circolare i casi sono due: o si afferma che i pazienti vengono trattenuti indebitamente in ospedale oppure si chiede che vengano dimessi prematuramente rispetto alla prognosi precedente”.
Intanto una cosa è chiara, ancora una volta a causa della malagestione dei migranti in Italia, a farne le spese potrebbero essere di nuovo gli italiani!
Quando finirà tutto questo? Sei stufo anche tu?
Di questo ne avevamo parlato già in maniera molto esaustiva in DISINFORMAZIONE Bloccare ricoveri, dimettere i pazienti: arrivano i migranti.
In sintesi: la circolare destinata ai direttori degli Ospedali San Giovanni di Dio e del Policlinico Universitario riguarda, come da oggetto, il «blocco ricoveri programmati e dimissione pazienti dimissibili». I ricoveri programmati non sono ricoveri di urgenza (che hanno invece garantiti a prescindere un letto di degenza) e riguardano la cura e il trattamento di patologie che non presentano appunto carattere d’urgenza. Le dimissioni a cui si fa riferimento sono solo quelle per pazienti stabilizzati e già dichiarati dimissibili. Inoltre il numero delle persone coinvolte in Sardegna all’epoca è molto basso: meno dell’1%, come precisato a dicembre da Luigi Arru, assessore regionale alla sanità:
“Forse qualcuno non sa che è una regola generale[…] che, quando avvengono dei fatti eccezionali per numero di persone coinvolte o per la gravità delle condizioni cliniche (che potenzialmente potrebbero portare ad un aumentato numero di ricoveri), si attiva un piano che prevede che siano prontamente dimessi i pazienti per i quali il medico che li ha in cura – e solo lui – ha già stabilito la dimissibilità. Nessuna dimissione, quindi, per pazienti che richiedono altre cure, come qualcuno in malafede afferma. Fortunatamente il numero di persone che sono finora sbarcate e che hanno ricevuto cure in ospedale o sono state ricoverate, è inferiore all’1%. Anche durante questo ultimo sbarco nel porto di Cagliari, pur essendoci numerose donne vittime di violenza, numerosi bambini, pochi sono stati coloro che hanno avuto bisogno di cure ospedaliere.
Dispiace che si diffondano notizie con il solo scopo di suscitare la paura, odio contro persone che hanno solo bisogno di aiuto e conforto, dopo aver effettuato viaggi lunghi e pericolosi. L’assistenza a queste persone è dovuta e, certamente, non avviene a scapito della risposta sanitaria che ricevono i cittadini sardi”.
Nessun paziente sardo è stato quindi dimesso a suo discapito da una struttura sanitaria, creando una situazione di pericolo per la sua salute, per far posto ad un migrante.
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