[AGGIORNATO e nota a fine articolo]
[NOTA pre-lettura: questo articolo non sostiene che omosessuali, transessuali o in altri modi definiti siano dei “malati mentali”]
I nostri lettori ci segnalano un articolo pubblicato l’8 dicembre 2015 dal sito Ilprimatonazionale intitolato “Cambia di sesso a 3 anni, follia gender in Gran Bretagna“. Visto il contenuto dell’articolo siamo di fronte ad un palese titolo clickbait condito da opinioni personali dell’autore (“Redazione”). Ne riportiamo alcune parti:
Roma, 8 dic – Operarsi e diventare transgender a tre anni. E’ la storia dello scozzese Daniel McFayden, il più giovane cambio di sesso d’Europa. Una storia risalente a circa tre anni fa ma che viene agli onori delle cronache solo in questi giorni, una storia con più di un particolare inquietante, a cominciare dalla motivazione che ha portato i genitori, in particolare la madre Kerry McFadyen, a prendere questa tormentata decisione, quando trovarono il figlio di tre anni intento a tagliarsi il pene con delle forbici. Questo accadeva tre anni fa a Strathspey in Scozia, quando Daniel non era ancora diventato Danni, ma già dimostrava di non trovarsi a suo agio in quel corpo maschile. I dottori gli diagnosticarono la “Disforia di genere” (una vera e propria patologia, che oggi gli alfieri della cultura gender vogliono far passare come una libera scelta, ndr) e i genitori decisero di farlo operare. Daniel, che ha altri quattro fratelli, non si era mai trovato a suo agio nel corpo di un bambino, sostenendo, nonostante la giovanissima età, di “avere la testa di una femmina“, fatto che lo portava a giocare con le sue sorelle piuttosto che con i suoi fratelli.
[…]
Parlare di patologia, come fanno i McFayden, risulterebbe quasi offensivo, un po’ come Checco Zalone quando canta “Gli uomini sessuali” in Cado dalle nubi.
L’articolo si conclude così:
Il principio dell’autodistruzione: se qualche differenza crea problema la cancelliamo, un mondo indifferenziato e omologato in tutto e per tutto sarà senza dubbio un posto migliore. E’ l’ideologia gender che ce lo chiede.
Ci troviamo di fronte alla storia di un bambino a cui è stato diagnosticato all’epoca dei fatti un disturbo mentale chiamato “disturbo dell’identità di genere”, riconosciuto nell’ambito medico psichiatrico, che viene erroneamente mischiata e strumentalizzata per parlare ancora una volta di “ideologia gender”.
Parliamo del “disturbo dell’identità di genere”, ritenuto fino a qualche anno fa un “disturbo mentale” riconosciuto nel campo medico in cui una persona si identifica in maniera forte e persistente nel sesso opposto a quello biologico. Non ha nulla a che vedere con la cosiddetta “ideologia gender” e non ha nulla a che fare con l’orientamento sessuale di una persona.
Ecco quanto riportato dall’Enciclopedia Britannica, di cui suggeriamo la lettura completa:
Gender dysphoria (GD), also known as gender identity disorder (GID), formal diagnosis given by mental health professionals to people who experience distress because of a significant incongruence between the gender with which they personally identify and the gender with which they were born. The GD diagnosis appears in the Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Fifth Edition (DSM-5; 2013), the American Psychiatric Association’s (APA’s) official listing of psychiatric disorders. A clinical description of GID also appears in the World Health Organization’s (WHO’s) International Statistical Classification of Diseases and Related Health Problems (ICD-10; 1992). (The ICD-10 does not use the term gender dysphoria.) Although the diagnosis of GD is usually made by mental health care providers, much of the treatment for adults is endocrinological and surgical in nature and often follows World Professional Association for Transgender Health’s Standards of Care for the Health of Transsexual, Transgender, and Gender Nonconforming People (2012).
[…] Persons with GD often have impaired social and occupational functioning because of the marked difference between their expressed gender and their gender at birth.
Il termine venne introdotto nel 1971 ed è riconosciuto e catalogato all’interno del “Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali” (detto anche “DSM“). La DIG è tutt’ora presente nell’ultimo DSM V, dove però il termine “disturbo” è stato sostituito con “disforia” in seguito a diverse critiche:
Clinical GD diagnoses have been controversial since they first appeared. Beginning in the mid-1990s, the level of controversy and debate increased, partly because of the work of transgender, intersex, and gay and lesbian social movements but also because of critiques made within the medical and mental health professions both by individuals and by lesbian, gay, bisexual, and transsexual (LGBT) professional organizations.
Critics have argued that GD diagnoses continue a longstanding history of pathologizing oppressed peoples. Some argue that the diagnosis stigmatizes groups that are simply expressing variation, not pathology. Critics suggest that the diagnosis individualizes a broad cultural and social phenomenon and reinforces a binary mode of gender.
Although the revisions to DSM-5 have assuaged some criticism, it has been argued that the diagnosis of GD mistakenly categorizes a medical condition as a mental health disorder. These critics often point to recent research that may indicate a biological basis for transsexuality. Whereas some have lobbied for the elimination of the diagnosis, others have suggested that GD could be redesignated as a benign medical condition instead of a psychiatric disorder. However, because many transsexuals seek the services of medical and mental health professionals, some members of transsexual and transgender communities worry that removing or reforming the GD diagnosis could jeopardize the availability of sex reassignment surgeries and other procedures. There is also concern that, without the diagnosis, insurance reimbursements for such procedures could be threatened.
For gender-variant children, critics often argue that the diagnosis is too broad. Research on children diagnosed with GD suggests that they will most likely grow up to be gay or bisexual. Critics suggest that GD treatments for children focus too much on boys, that treatment may damage self-esteem, and that the distress that GD children exhibit is not inherent to their gender nonconformity but rather is a reaction to being stigmatized. Mental health professionals who support the diagnosis and treat GD children counter that their treatments help GD children to have better peer relations and thus bolstered self-esteem and that research indicates that GD children do exhibit forms of distress associated directly with their gender variance.
Di seguito è possibile scaricare in formato PDF un documento pubblicato dal sito Dsm5.org intitolato “Gender Dysphoria”: link al PDF (anche su Bufale.net). Ecco quanto riportato nel documento:
DSM not only determines how mental disorders are defined and diagnosed, it also impacts how people see themselves and how we see each other. While diagnostic terms facilitate clinical care and access to insurance coverage that supports mental health, these terms can also have a stigmatizing effect.
DSM-5 aims to avoid stigma and ensure clinical care for individuals who see and feel themselves to be a different gender than their assigned gender. It replaces the diagnostic name “gender identity disorder” with “gender dysphoria,” as well as makes other important clarifications in the criteria. It is important to note that gender nonconformity is not in itself a mental disorder. The critical element of gender dysphoria is the presence of clinically significant distress associated with the condition.
[…]
Gender dysphoria will have its own chapter in DSM-5 and will be separated from Sexual Dysfunctions and Paraphilic Disorders.
[…]
Replacing “disorder” with “dysphoria” in the diagnostic label is not only more appropriate and consistent with familiar clinical sexology terminology, it also removes the connotation that the patient is “disordered.”
Non si tratta di un capriccio o di una presunta “ideologia gender” da parte dei genitori.
Ecco quanto viene riportato dal Mirror:
Daniel was sent to the Tavistock and Portman NHS trust at a clinic in Leeds. There he was diagnosed with gender dysphoria – a condition in which individuals are uncomfortable with their gender.
Kerry was shocked by the news. But she recalled: “It was also a relief to get a diagnosis. They told us it would benefit Daniel to live as a girl – as long as he was aware he could change his mind at any point.
“They could give him drugs to postpone puberty and he could be given hormone treatment instead.
“Then at 18, he could have gender realignment surgery on the NHS . It was a very overwhelming thing to take in. Craig and I agonised over letting him live as a girl.
Non c’è stato ancora alcun intervento chirurgico tanto da ritenere che vi sia stato un vero e proprio cambio di sesso, al momento si parla solo di “lasciarlo crescere come una bambina” e trattamenti ormonali. Se durante la crescita Danni deciderà di tornare Daniel potrà farlo, oppure potrà sottoporsi in futuro ad un intervento più radicale.
Nella foto successiva la famiglia McFayden, in cui specifichiamo che solo Danni si è identificata come bambina mentre gli altri figli della coppia si identificano nel loro sesso biologico:
Per coloro che hanno ritenuto che l’articolo volesse “dimostrare che i transessuali sono malati mentali” ci domandiamo che articolo abbiano letto. Da nessuna parte del nostro articolo sosteniamo una tale tesi, inoltre ben specifichiamo che la DIG non ha nulla a che vedere con gli orientamenti sessuali o con la “teoria gender“.
Per coloro che ritengono che abbiamo ritenuto erroneamente la DIG una malattia mentale, all’epoca dei fatti (3 anni fa) la DIG era considerata tale. Solo nel 2013 è stato pubblicato il nuovo DSM, dove resta comunque al suo interno ma sostituendo il termine “disturbo” con “disforia”, considerato meno stigmatizzante.
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