Circola sulla rete un’immagine macro (sulle cui tristi conseguenze abbiamo già parlato in diversi articoli) che accosta l’immagine di una scimmia, presumibilmente bruciata durante un’operazione di deforestazione abusiva, alla Nutella, prodotto di una nota ditta dolciaria (la Ferrero), inferendo un rapporto di causa ed effetto tra l’utilizzo dell’olio di Palma, ingrediente di diverse preparazioni dolciarie di comune vendita.
L’immagine di suo esporrebbe un problema grave e concreto, gli effetti della deforestazione in Amazzonia, ma lo fa senz’altro nel modo sbagliato: anche la più nobile delle cause, se esposta col linguaggio della mistificazione e del facile sentimentalismo a buon mercato, diventa vile e deprecata. Quando la mistificazione viene scoperta infatti, resta nel lettore il greve sospetto che, siccome si è deciso di difendere la causa con la mistificazione, non ci siano dati reali per sostanziare tale accusa: l’intera causa ne perde di credibilità, con grave danno per l’ambiente che si voleva difendere.
La sorgente della bufala nasce da una frettolosa interpretazione di un comunicato di GreenPeace, laddove mentre l’ente ambientalista esprimeva un mero dubbio, una piccola provocazione per indurre al pensiero, taluni utenti hanno deciso di ricamarci su, gonfiando tale dubbio e deformandolo nell’allarmistica bufala che ci è pervenuta.
E se per fare la Nutella si usasse proprio quell’olio di palma? Che garanzie abbiamo che i fornitori di Nutella non siano tra quelli che anche facendo parte della RSPO sono colpevoli di deforestazione? La Ferrero nelle sue risposte è reticente.
Era, ed è, nel diritto di GreenPeace porre domande. Domande cui, con la semplice richiesta, ha ottenuto risposta:
In seguito alla nostra campagna “Nutella salva la foresta” e grazie anche al tuo aiuto Ferrero ha aderito alla nostra richiesta di moratoria sull’espansione delle coltivazioni di palma da olio che distruggono le ultime foreste del Sud est asiatico e alla Nazionale degli ultimi oranghi del Borneo e alla raccolta di oltre 10.000 firme, siamo riusciti ad ottenere – dopo il successo su Unilever – un altro enorme risultato su una delle più grandi multinazionali italiane.
In una lettera inviata a Greenpeace, Ferrero dichiara di “essere pronta a muoversi per raggiungere, in un lasso di tempo ragionevole, i seguenti obiettivi:1. moratoria su ulteriori deforestazioni dovute alla produzione di olio di palma;
2. sviluppo di sistemi credibili di tracciabilità e di certificazione di quest’ultimo.
Del resto, sarebbe bastato che gli estensori della bufala, prima di additare letteralmente una ditta a caso per ottenere un “acchiappaclic” di successo, tale da unire l’amore per la natura alla diffidenza verso le multinazionali e la “grande industria” leggessero con attenzione le rassegne stampa del periodo immediatamente successivo e precedente alla richiesta di chiarimenti, dove scopriamo che:
Non solo dunque perpetuare tali appelli nasconde una visione mistificatoria e tendenziosa della realtà, ma boicottare una ditta che, di fatto, sta seguendo un percorso di tutela dell’ambiente può avere diversi effetti nocivi.
Non solo infatti simili bufale mettono a rischio i posti di lavoro di persone sostanzialmente estranee ed innocenti rispetto al tema di discussione, ma anzi, boicottare una azienda “virtuosa”, sfavorendola sul mercato, potrebbe aprire la via ad eventuali produzioni indifferenti rispetto alle esigenze ambientali che si vogliono difese, con evidente autogol.
Premettiamo infatti che anche su questa pagina siamo naturalmente sensibili alle esigenze dell’ambiente: ma proprio per questo riteniamo esaminare la notizia senza pregiudizio alcuno, trattandola con obiettività e rilevando come, in questo caso, non sarà certo un acritico boicottaggio della Nutella a salvare l’ambiente, invitandovi ad attenta riflessione su ogni notizia che incontrate, anche quelle più dirette ed emotive.
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