DISINFORMAZIONE Berlusconi, Fassino e la giustizia italiana – Bufale.net
Come al solito ripetiamo: in questo blog si usa la neutralità e analizziamo i fatti con oggettività.
Una pagina Facebook, “Italia che dimentica“, pubblica un’immagine riferita a Berlusconi e Fassino legata ai procedimenti giudiziari.
In merito a Berlusconi:
- è molto vaga la dicitura “chiama in questura”;
- il caso riguarda il “caro Ruby”, che riguardava i reati di concussione e prostituzione minorile;
- venne condannato a 7 anni in primo grado, ma venne assolto con formula piena in appello il giorno 18 luglio 2014 perché il fatto non sussiste (concussione) e “perché il fatto non costituisce reato” (prostituzione minorile).
In merito a Fassino:
- il caso trattato è Bancopoli;
- la frase incriminata riguardava l’intercettazione tra Fassino e Consorte: “E allora siamo padroni di una banca?“;
- le intercettazioni pubblicate da Il Giornale erano risultate irrilevanti ai fini giudiziari e non erano state neppure trascritte dalla magistratura;
- l’effetto mediatico della notizia venne sfruttato soprattutto in vista delle elezioni del 9 aprile 2006;
- si aprirono i procedimenti giudiziari nei confronti di Fabrizio Favata, l’imprenditore che fornì al Giornale le intercettazioni coperte da segreto investigativo, e nei confronti di Paolo Berlusconi, editore del quotidiano;
- Fabrizio Favata venne condannato;
- al processo nei confronti di Paolo Berlusconi furono inseriti anche Silvio Berlusconi (“Il gip: il nastro è un regalo al premier in vista delle elezioni“) e Maurizio Belpietro (direttore de Il Giornale all’epoca della pubblicazione);
- in merito alle rivelazioni coperte da segreto istruttorio relative all’inchiesta Bnl-Unipol (“Bancopoli“), il 7 marzo 2013 ci fu la condanna a un anno e risarcimento di 80 mila euro a Fassino, parte lesa, ma la Corte d’Appello di Milano dichiarò la prescrizione del reato il 31 marzo 2014, confermando tuttavia il risarcimento.
La pagina si chiama “Italia che dimentica”? Beh, di sicuro hanno “dimenticato” un sacco di informazioni.
O le cose si dicono per quello che realmente sono, oppure si tratta di disinformazione scorretta con il chiaro intento di aumentare i “mi piace” della pagina in questione con ripetuti slogan quali “forza ragazzi aiutiamo a far crescere questa pagina sara’ un altro punto di forza per esprimere la nostra rabbia“.
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