Enrico ci chiede se è vera la notizia secondo cui i prefetti avrebbero zittito i comuni sul referendum “Trivelle”:
non e’ vera la notizia che un Prefetto abbia vietato ai Sindaci di parlare del referendum sulle trivelle. Vero?
La notizia è stata riportata dal Fatto Quotidiano il 12 marzo 2016 nell’articolo dal titolo “Il prefetto zittisce i Comuni: non potete parlare di trivelle“, articolo citato subito in prima pagina. Non riguarda i sindaci, ma le amministrazioni pubbliche.
Ecco come si presenta:
Bavaglio Circolare del Viminale vieta di parlare di referendum
Dalle Marche alla Sicilia i sindaci non mollano: ci toglieremo la fascia
Il Fatto Quotidiano riporta addirittura la parola “bavaglio“, che rende il tutto più “scandaloso”, ma di scandaloso non c’è nulla se si legge attentamente lo stesso articolo.
Vietato parlare di referendum sulle trivellazioni in Consiglio comunale. Quando a Menfi cinque consiglieri hanno avanzato la proposta di ordine del giorno sono rimasti di sale: la prefettura di Agrigento, che riprende una circolare del ministero dell’Interno, dice no.
[…]
“Non è una censura sulle trivelle. Succede così prima di tutte le consultazioni elettorali”, giurano dalla prefettura di Agrigento. E ti mostrano la circolare del ministero dell’Interno: “È fatto divieto a tutte le amministrazioni pubbliche di svolgere attività di comunicazione ad eccezione di quelle effettuate in forma impersonale ed indispensabili per l’efficace assolvimento delle proprie funzioni”. Ma poche righe dopo ecco si apre lo spiraglio in cui vogliono infilarsi i sindaci siciliani: “Si precisa che l’espressione” pubbliche amministrazioni “deve essere intesa in senso istituzionale… e non con riferimento ai singoli soggetti titolari di cariche pubbliche, i quali possono compiere, da cittadini, attività di propaganda“.
INSOMMA, fatta la legge trovato l’inganno. Anzi, è lo stesso ministero che te lo indica.
Capite quindi che non vi è alcun bavaglio a chi detiene cariche pubbliche, il problema è legato alla figura dell’amministrazione pubblica, il Comune, che durante le consultazioni elettorali deve dimostrarsi al di sopra delle parti e non schierato. Il dovere del Comune, e dei suoi organi quali il Consiglio e la Giunta, è quello di informare i cittadini sul quesito e fornire gli spazi dovuti alle parti coinvolte (in particolare l’articolo 4 della legge del 4 aprile 1956 n.212 – PDF esplicativo anche su Bufale.net).
Qualcuno, maliziosamente, potrebbe dire “lo dice la Prefettura, non è attendibile“. Altolà prima di dichiarare ciò. Ricordate, prima di continuare a leggere, che è la stessa Prefettura che da un’altra possibilità per fare attività di propaganda.
Questo regolamento vale per tutte le consultazioni elettorali, senza eccezione. Ecco, ad esempio, le “Indicazioni operative sulla propaganda elettorale” delle elezioni amministrative del 2012 in cui al punto 1 leggiamo:
1. Divieto per le pubbliche amministrazioni di svolgere attività di comunicazione (art. 9, comma 1, della legge 22 febbraio 2000, n. 28) e di propaganda (art. 29, comma 6, della legge 25 marzo 1993, n. 81)
Ecco l’articolo 9, comma 1, della legge 22 febbraio 2000, n.28:
Art. 9.
(Disciplina della comunicazione istituzionale e obblighi di informazione)
1. Dalla data di convocazione dei comizi elettorali e fino alla chiusura delle operazioni di voto è fatto divieto a tutte le amministrazioni pubbliche di svolgere attività di comunicazione ad eccezione di quelle effettuate in forma impersonale ed indispensabili per l’efficace assolvimento delle proprie funzioni.
Ecco l’articolo 29, comma 6, della legge 25 marzo 1993, n.81:
6. È fatto divieto a tutte le pubbliche amministrazioni di svolgere attività di propaganda di qualsiasi genere ancorché inerente alla loro attività istituzionale, nei trenta giorni antecedenti l’inizio della campagna elettorale e per tutta la durata della stessa.
Sappiamo benissimo che molti lettori si fermano al titolo di una notizia. In questo caso il titolo è scorretto: non è il Prefetto che “zittisce” i Comuni, ma la legge.
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