VENEZIA Scatta l’allarme bomba, ma era un dispositivo di geocatching, di quelli utilizzati per il videogioco «Pokemon Go» che in questi giorni sta impazzando in tutto il mondo. L’allarme è scattato intorno alle 16 sul Ponte del Cavallino. L’oggetto, simile a un siluro, era stato posizionato sotto al ponte. A quel punto, la polizia ha isolato la zona e bloccato il ponte, per permettere l’intervento degli artificieri e della Digos. Non si trattava del solito trolley, quindi, ed è stato necessario intervenire con la massima cautela. Solo intorno alle 18 i tecnici hanno capito che si trattava di un falso allarme. Il dispositivo, in realtà, è un rilevatore geocaching, forse uno di quelli utilizzati per il gioco Pokemon Go, gioco della Nintendo che utilizza la realtà aumentata e la tecnologia Gps. Il gioco consiste nel catturare animali selvatici virtuali che, grazie a questi dispositivi, possono essere individuati tramite bluetooth con il proprio cellulare.
Una analisi dettagliata, anche se decisamente al fulmicotone, è stata già espressa dal portale Siamo Geek. Per quel che ci riguarda non possiamo che precisare come ogni legame tra l’applicazione di Niantic e la notizia sia un collegamento fittizio e inesistente, una mera ipotesi non suffragata dai fatti.
Pokémon Go infatti non è un’applicazione di Geocaching ma di realtà aumentata.
Mi spiego meglio: il Geocaching è l’erede moderno della caccia al tesoro. Richiede un contenitore robusto, nel quale nascondere un libro per le firme, alcuni piccoli premietti e, eventualmente, una macchina fotografica usa e getta per ritrarre il vincitore, un sito internet dove pubblicare le coordinate in cui è nascosto il contenitore ed una serie di ricevitori GPS per tracciare le coordinate. Ricevitori che, con l’evolvere della tecnologia, possono essere sostitutiti da cellulari.
Nella “cache”, nello scrignetto, può essere sepolto, e sovente lo è, un localizzatore GPS, un congegnetto che aiuta a segnalare la presenza precisa dell’oggetto, allo scopo di aiutare i cercatori. I quali, comunque, possono avvalersi di una serie di indizi pubblicati sul sito per rendere la caccia più agevole.
Ed è il localizzatore l’oggetto indicato dall’articolista e custodito nel trolley usato come cache.
Pokémon Go, che invece si avvale del motore di gioco di Ingress, è tutt’altra cosa.
Richiede solo un elemento: un cellulare connesso ad Internet e con un GPS funzionante, al solo scopo di generare una mappa di gioco virtuale e non di identificare un oggetto predisposto. I mostriciattoli non sono, al contrario della Cache, segnalati da da un localizzatore ed elencati su un sito dopo essere stati sotterrati o nascosti da altri giocatori, ma generati automaticamente su “una mappa di gioco” coincidente con la mappa della città, come vi mostriamo da una foto presa dal sito masterball.net
Non è necessario alcun altro oggetto, se non il cellulare. E, a onor del vero, il cellulare non deve neppure avere il Bluetooth, se non, in futuro, per usare il bracciale Pokémon Go Plus che aggiunge al gioco il solo vantaggio di non dover guardare periodicamente il display (il bracciale vibrerà ed emetterà segnali luminosi quando si sarà vicini ai Pokéstop, alle palestre ed ai Pokémon).
Riepilogando, Pokémon Go non richiede ricevitori, non richiede la predisposizione di apposite caches, non richiede neppure il Bluetooth, se non per attivare il bracciale Go Plus, e, soprattutto, non richiede l’abbandonare trolley e strumenti simili in alcun luogo.
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