Ci segnalano un video postato da un utente Facebook sul suo profilo il 7 Gennaio 2016:
EH MA BISOGNA CAPIRLI POVERINI SCAPPANO DALLA GUERRA E DALLA POVERTÀ E POI È COLPA DELLE DONNE CHE SI METTONO LA GONNA….MA ANDATE A CAGARE TUTTI BISOGNA SECCARLI A STI ANIMALI!
Le quasi 100.000 condivisioni suggeriscono le più assortite soluzioni: camere a gas, girare per strada armati, affondare i barconi, ripulire l’Italia e via discorrendo. Il contenuto del video è spaventoso: un uomo sorprende una donna alle spalle, la trascina sul suolo, la picchia violentemente – impressionante la sequenza in cui la testa della donna viene sbattuta più volte per terra – per poi fuggire con la refurtiva tra le mani. La violenza esecrabile suscita l’indignazione, e gesti come questo immortalato dal video sono da condannare. Sempre e comunque.
Il problema nasce quando ci vengono segnalati video come questo: senza fonte, di pessima risoluzione e senza il sonoro. Non abbiamo, in un primo momento, alcuna attestazione sulla provenienza del video, un dato che fa da discriminante per verificare la sua autenticità. Quel che conta è ciò che si vede: un uomo aggredisce una donna per poi derubarla e fuggire. No, per molti l’aggravante è il colore della pelle: se di scura pigmentazione, allora tutti gli individui di tale colore si macchiano di gesti orribili e vanno bruciati in un rogo.
In realtà siamo in Turchia e più precisamente a Istanbul. Troviamo conferma in questo video di LiveLeak caricato il 4 Febbraio 2014:
Non è tutto: lo stesso video viene caricato su YouTube sul canale haber kanal l’11 Febbraio 2014, con il titolo “Woman gets beaten up and robbed in Turkey / Donna aggredita e derubata in Turchia”:
A dare ulteriore conferma è il logo in alto a destra del riquadro, dove è ben leggibile la scritta Milliyet.tv. Con una semplice ricerca si evince che Milliyet è un quotidiano turco con sede a Istanbul. Nel sito ufficiale si possono trovare due articoli di difficile traduzione. L’intero portale è infatti scritto in lingua turca e non è possibile ottenere una traduzione accettabile da parte dei traduttori on-line. Tuttavia, visionando il primo e il secondo articolo, datati rispettivamente 4 e 5 Febbraio 2014, abbiamo la certezza che l’increscioso episodio si sia consumato a Istanbul, in Turchia. Con una traduzione sommaria si può appurare che l’aggressore è stato in un primo tempo condannato a 8 anni di carcere per poi ottenere uno sconto di pena per buona condotta a 6 anni e 8 mesi. La donna, in seguito all’aggressione, ha subito seri danni al suo equilibrio psicologico e ha paura di camminare per strada, e non ha mai rilasciato dichiarazioni ai giornalisti per il terrore di rivivere quell’orribile vicenda.
Vi parliamo dunque di disinformazione, perché dalla condivisione su Facebook si vuole far credere che il tragico evento si sia consumato in Italia. Non mancheranno commenti del calibro “sì, ma queste cose succedono anche da noi”.
Verissimo, ma non è questo il caso.
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