Ci segnalano un articolo pubblicato il 3 giugno 2017 su Notiziario Online (archive.is):
“Chiedevo solo un pacco di pasta e un litro d’olio, ma sono tornato indietro a mani vuote”.
Queste le drammatiche parole di un padre di 54 anni, di Belluno.
L’uomo, ex dipendente della Metalba è disoccupato da 5 anni. E’ disperato. Tanto da dover ricorrere alla Croce Rossa per avere un pacco di pasta e un litro d’olio: mentre i clandestini vengono da noi mantenuti in lussuosi hotel.
Ma lui e la sua famiglia, quel pacco di pasta che sarebbe stato il pasto della giornata, non l’hanno mai avuto, perché secondo la Croce Rossa non aveva il certificato (quelli che danno ai sedicenti profughi) per ottenerlo. Dopo aver passato una mattinata in fila dietro a decine di clandestini per avere un pasto caldo, l’uomo ha di fatto ricevuto un “no” dalla struttura ‘caritatevole’.
“Mi sono sentito umiliato – racconta l’uomo – le persone davanti a me erano per lo più straniere e io, italiano, non ho ricevuto nulla. Mi è stato detto che devo passare per i servizi sociali del Comune, d’accordo, ma io l’appuntamento l’ho ottenuto tra quindici giorni mentre la fame e il bisogno li avevo mercoledì”.
“Cercano sempre persone più giovani – racconta sfiduciato – o chiedono titoli anche per i lavori più semplici. Io e mia moglie siamo di Napoli, ci siamo trasferiti a Belluno undici anni fa per trovare lavoro, ma ormai è difficile ottenere un impiego anche qui”.
L’articolo è un copia-incolla di una notizia pubblicata sul Giornale il 2 giugno 2015 (due anni fa) dal titolo: “Belluno, chiede un pasto alla Croce Rossa: “Non ha il certificato”“. La stessa vicenda era stata riportata sul Gazzettino il 31 maggio 2015. È confermato che l’uomo non fosse in possesso di un certificato rilasciato dai servizi sociali, ma a fare chiarezza sulla mancata consegna dei viveri sono riportate le parole di Maurizio Feltrin, presidente provinciale dell’associazione:
Con la crisi sono aumentate le persone bisognose ma anche i furbi, ovvero gente che letteralmente ruba alla mensa dei veri poveri, che ha lo smartphone e l’auto ma per risparmiare e concedersi altri sfizi va a chiedere gli aiuti. Per questo noi da anni sosteniamo solo chi ci è stato segnalato dai servizi sociali del Comune e solo dopo presentazione del modello Isee.
L’articolo spiega che la soglia di povertà interessa stipendi mensili che non superano gli 800 euro per i singoli e i 1100 per le famiglie. Si parla di «cernita necessaria» a non escludere alcun indigente e soprattutto a indirizzare i beni laddove servano davvero. L’uomo che in piazzale Marconi si era visto negare la busta della spesa non era il solo, perché insieme a lui altre 12 persone non avevano i requisiti (la documentazione, ndr) necessari per ricevere i beni. Feltrin si domanda, inoltre, perché quell’uomo – dichiaratosi disoccupato da cinque anni – non avesse ancora fatto appello ai servizi sociali.
Per avere ulteriori approfondimenti abbiamo contattato il Comitato della Croce Rossa di Belluno sulla pagina Facebook ufficiale. Ci hanno risposto che dopo la vicenda del signore respinto, la Croce Rossa di Belluno si è attrezzata per fare in modo che il certificato del Comune non sia più obbligatorio dal primo incontro con il preciso intento di non negare più ad alcun indigente la consegna della spesa. Ci fanno notare che la Croce Rossa è sempre fedele ai 7 principi: Umanità, Imparzialità, Neutralità, Indipendenza, Volontarietà Unità e Universalità. Con il secondo criterio – l’imparzialità – intendono sottolineare che non esistono diversi colori della pelle, e che dunque lo stesso trattamento è rivolto a tutti gli esseri umani. Chi ci risponde ribadisce che in passato vi erano stati dei furbi che si erano appropriati di beni nell’inganno di essere bisognosi, sottraendo così un contributo destinato a persone realmente in difficoltà. «Quel giorno – ci spiegano – al signore avevamo proposto la consegna di una spesa-base (pasta, sugo e latte) e di tornare con i documenti. Egli se ne andò di malo modo e sono comparsi gli articoli con la notizia montata ad hoc».
Esiste dunque un chiaro intento disinformatore da parte di quanti hanno colto la notizia per parlare di aiuti negati agli italiani per favorire gli stranieri, nella classica formula dell’acchiappaclick. Non è nell’etica della Croce Rossa, quindi, favorire gli indigenti in base al colore della pelle e in base al pregiudizio. Le manovre adottate si erano rese necessarie per contrastare le richieste da parte dei “furbetti”. Al disoccupato era stata proposta una spesa-base nell’attesa del documento. Notiziario Online pubblica l’articolo in questi giorni per disinformare e chiamare alla rivolta gli indignati compulsivi, a due anni di distanza, con la parola “profugo” altamente cliccata sul web. Sbagliando, ovviamente. Consapevolmente, forse.
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