Attenzione. Questo è un discorso meramente ipotetico. Non pretende alcun parere di esattezza, né di sostituirsi ad un dibattito sull’esistenza/inesistenza del fenomeno. Le “Scie Chimiche” sono addotte come paradigma di ogni fenomeno gravitante intorno alla galassia della “controinformazione” e del “dibattito alternativo”.
Ipotizziamo che qualcuno adduca l’esistenza di una vasta cospirazione per spargere un certo numero di sostanze tossiche nell’aria per scopi sconosciuti.
Ipotizziamo anche che questo qualcuno sia in perfetta buona fede, e decida di denunciare tale cospirazione non già per ottenere visualizzazioni facili o altri vantaggi, ma semplicemente per desiderio di conoscenza o per tutelare il prossimo da un rischio che sente vicino.
Si dovrebbe supporre pertanto che questo qualcuno abbia nel suo interesse l’ottenere prove adatte a vincere la resistenza dei più scettici. E non sarebbe probabilmente un compito difficile: basterebbe affittare un aereo adatto a volare sulle medesime tratte degli aerei accusati di spargere tali veleni ed effettuare dei prelievi in quota, raccogliendo piccole somme da ognuno di coloro che credono in tale teoria secondo la tecnica del salami slicing (la tecnica secondo cui da piccole donazioni si può ottenere una forte somma basandosi sul mero numero delle stesse), analizzare quei campioni ed interessare una serie di riviste scientifiche, valutando con contezza la qualità e la natura dei presunti tossici.
Ciò posto, anche l’obiezione “Eh, ma quelli hanno una cospirazione potente che controlla tutto e ci impedisce una simile azione” decadrebbe: possibile che una cospirazione così potente da controllare interi governi e tutti coloro che si vivono si lasci sfuggire Facebook? Proprio un mondo virtuale dove un eventuale “agente del governo” potrebbe limitarsi a cancellare un paio di post ed un paio di account sicché nessuno si accorga mai che simili messaggi siano esistiti?
Inoltre, ipotizziamo le buone intenzioni di questo araldo di uno sconosciuto e pericoloso mistero: perché costui dovrebbe considerare il dubbio pericoloso? Non è forse dalle domande e dal dubbio che nascono assiomi soldi? Se un utente che incontra teorie che gli sembrano perplesse e traballanti su come bottiglie di aceto possano “sciogliere” scie distanti chilometri su chilometri, su come bobine di rame, sculture di forma bizzarra o sostanze varie possano avere effetti sconosciuti alla scienza pone una domanda, perché pensare automaticamente che sia un “pericoloso normalizzatore”, un individuo da perseguitare e cancellare, insultare ed aggredire?
Non sarebbe forse meglio raccogliere quelle domande, e fornire un’esaustiva risposta?
D’altro canto, mettiamoci invece dal lato di chi “affronta” un seguace della teoria delle Scie Chimiche: l’aggressione fine a se stessa, indicarlo automaticamente come un mentecatto, quali effetti potrà recare? Nella migliore delle ipotesi, ciò fomenterà nell’interlocutore un “sentimento del martire”, con effetto contrario a quello che ci si prefigge.
Se lo scopo di chi cerca di spiegare ad un cultore delle scie chimiche la loro inesistenza è, appunto, dimostrare l’inesistenza del fenomeno in modo preciso ed inoppugnabile, non sarà certo un obiettivo da perseguirsi con l’attacco diretto e personale: il “sentimenti del martire” porterà chi è attaccato ad erigere un muro, trincerandosi in se stesso.
“Mi attaccano, quindi ho ragione”, “Lui non vuole dialogare, lui mi insulta perché mi teme”. Sono queste le idee che nascono in chi diviene oggetto non di critica, ma attacco.
Atteso che cardine di ogni scienza, sia sapere tecnico che umano, è che il fatto controverso va provato da chi ne espone l’esistenza, non sarebbe più semplice ed umano se, di fronte ad ogni fenomeno “misterioso”, dalle scie chimiche al mostro di Lochness, si abbandonasse sia il sentimento del profeta che l’aggressione diretta e si cominciasse a scambiarsi idee e prove nel reame della pura logica? Perché creare martiri dove non vi sono, o additare mostri, spie e complotti nelle domande del curioso e dell’uomo di scienza? Perché, qualche volta, non concordare di non concordare?
Ma citando una controversa figura del mondo dei saperi alternativi, prendete quello che vi dico come fosse una favola, ma l’abbraccio non ve lo do che non sono tipo da abbracci.
Alla prossima.
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