Ci segnalano i nostri contatti una serie di video di Edoardo Nave, sound designer, autore e direttore creativo di contenuti comici e pubblicità, relativi ad una certa Gabriella Cevenini. Solitamente rifuggiamo dagli “esperimenti sociali”, lo sapete, ma in questo caso lui ha sfondato una porta aperta, esibendo i mali del mercato del catfish e del ragebaiting. Solitamente rifuggiamo dagli “esperimenti sociali”, lo sapete, ma in questo caso lui ha sfondato una porta aperta, esibendo i mali del mercato del catfish e del ragebaiting.
I social sono diventati ormai una landa ricca di assurdità, contenuti virali e fake news, e una serie di meccanismi più vecchi di Internet stessa ne fanno trazione.
Benjamin Franklin una volta riuscì ad avere una rubrica fissa su un giornale pubblicato dal fratello fingendo di essere una avvenente vedova ricca di consigli di galateo e abbiamo visto la storia di un giovane influencer americano che, fallito il tentativo di diventare virale imbastendo la storia di un brav’uomo sfuggito dalla povertà per crescere con amore il fratellastro, ha deciso invece di reinventarsi come viziato neosposo pronto a chiedere l’equivalente di 400 euro per essere ammessi a nozze luculliane e piene di stravizi e lussi, diventando in breve tempo virale a causa delle persone accorse per ricoprirlo di insulti e “cantargliele su”.
Tale è la natura dei social: presenta al pubblico una bella donna magari creata con AI o interpretata dalle “foto stock” di modelle e modelli o una storia con un soggetto che fa cose oggetto di riprovazione, e diventerai famoso.
Nella prima parte dell’esperimento sociale Nave crea dal nulla la “Maestrina dalla penna rossa” Gabriella Cevenini.
In natura nulla si crea e nulla si distrugge, sappiamo, ma la magia delle AI consente di creare un viso che al 99% è pura AI e al 1% manipolazione di AI già presente. Letteralmente, chiunque abbia mai avuto anche solo un cellulare un mano e non sia vissuto sotto una roccia negli ultimi cinquanta anni potrà riconoscere tutti i tratti caratteristici di un falso d’autore. Sfondi sfocati, viso stranamente “ipersimmetrico”, orecchie e capelli fusi alle carni e agli sfondi… eppure ecco che improvvisamente Gabriella diventa vera.
Il resto dello starter pack è coerente con la ricetta presentata dal buon Benjamin Franklin nell’ottocento: laddove Silence Dogood si presentava come una morigerata vedova consapevole della sua avvenenza, mediamente letterata (abbastanza per leggere e scrivere le sue lettere con una certa cultura, non abbastanza per rispettare le regole di punteggiatura e l’uso delle maiuscole…), Gabriella appare come la tipica “Fragolina33” fuoriquota, ultraquarantenne divorziata “sognatrice e pazzerella” col profilo istoriato di foto di gattini e urticanti messaggi dalla grammatica ottenibile solo sbattendo ripetutamente la faccia sulla tastiera
Nonostante questo, anzi, grazie a questo, ogni messaggio della “Maestra Gabriella” è una riproduzione dell’ormai dormiente pagina Il proliferare delle immagini di merda sulle bacheche dei quarantenni.
Un improbabile e sgrammaticato cespuglio di cuoricini, immagini scontornate male, frasi motivazionali degne delle peggiori commediole all’Italiana o dello stereotipo della “tardona fintosexy” o dell'”attempato morto di fi*a” che invadono Instagram e dintorni di foto così ammiccanti da essere offensive per tutti i cinque sensi contemporaneamente, più quello della decenza malamente commentate da estratti delle suddette commediole, ma afflitto o meglio frequentato da orde di morti di fi*a pronti a cercare di sedurre l’improbabile presenza.
Ma lo slop, dicevamo, deve essere innescato. Diventa un girone dantesco, anzi un film di Romero dove guardandoti intorno non sai più chi sono i vivi e i morti.
Per la gioia dell’autore della burla, altri utenti si sono uniti all’agone creando una legione di fantasmi virtuali pronti ad arricchire la vita della Maestra Gabriella Cevenini.
Come il suo ancor più fasullo fratello maggiore, afflitto da dita tentacolari e foto di teneri cagnolini
Un amico di famiglia nutrizionista-omeopata-non laureato in visibile sovrappeso
Nonché un insistente spasimante dalle nonne metallare prese da un post di Reddit del 2021, il Giammy, un’autofficina con tanto di loghi in AI pronta a rigommare aerei da trasporto passeggeri gestita dall’ex marito di lei e abitualmente frequentata salva di personaggi creati con l’AI pronti a popolare una Imola alternativa.
E questa era solo la preparazione.
Hai quindi delle vere e proprie vite parallele, ancorché così tarocche da essere oscene alla vista per chiunque sappia cosa fare e dove cercare. Cosa puoi farne? Ad esempio entrare nei “gruppi di quartiere”, che abbiamo sovente visto diventare facilmente inclini ad eccessi, “cacce all’uomo fotografiche” con passanti e ospiti degli abitanti additati come mostri o potenziali criminali da aspiranti vigilantes zelanti e riproduzioni locali delle storture della “Grande Rete”.
L’undici settembre di quest’anno (data temiamo non casuale) il citato creativo annuncia di aver pubblicato su un gruppo locale il suo primo ragebait: la foto ritoccata di una veduta di Imola con un uomo nudo malamente photoshoppato mentre si arrampica in stile Uomo Ragno da una allarmata Gabriella col suo carrozzone virtuale di fenomeni da circo.
Uomo nudo che nudissimo non era: egli aveva un perizoma photoshoppato.
E sarebbe improbabile che gli abitanti di una città credano ad un uomo nudo che nessuno ha mai visto perché una donna che non esiste spergiura di averlo fotografato con la testimonianza di un codazzo di gente che non esiste e se esistesse sarebbe fauna degna di un circo e non di un gruppo civico.
E invece no.
Come potrete vedere sulla pagina del creativo, un’orda zerg di utenti, dopo aver ripetutamente provato a sedurre la maestra Gabriella, decide di prendere torce e forconi e unirsi al “vergogna sono indignato!!” decidendo che sicuramente il misterioso uomo nudo doveva essere “un influenser” (sic!) con poca voglia di lavorare (!!), seppellendo di insulti e “noncielodikeno” gli unici utenti pronti a mangiare la foglia evidenziando l’assurdità di tutto questo.
Il due ottobre l’esperimento fa un salto di qualità: nasce un gruppo di una Imola alternativa dove i bot e i troll nati durante l’iniziativa si riuniscono lieti trasformando Imola in una Bugliano 2.0, anzi 3.0 se non direttamente 5G. E intendiamo letteralmente.
Improbabili novax boschivi generati con AI, commesse semianalfabete “laureate in moda”
Nonché storie e intrecci di corna vissute e non, attività commerciali alternative e una Bugliano generata per mezzo dell’AI.
Se qualcuno avesse mai dubbi su cosa sia lo slop, può visitare “Imola 6”.
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