L’inserimento di un rifugiato della Guinea come volontario in un campo giochi di Peschiera Borromeo ha fatto indignare alcuni genitori che hanno preferito ritirare i propri figli dal centro estivo comunale. La vicenda è al centro di un post pubblicato il 26 luglio 2020 da un utente Facebook che cita anche la fonte.
UNA STORIA CHE MI FA VERGOGNARE DI ESSERE ITALIANO
Un ragazzo della Guinea, rifugiato in Italia, in questi giorni era stato inserito come aiutante volontario in un campo giochi per bambini a Peschiera Borromeo. Bambini dai 6 ai 13 anni, un tipico centro estivo, dove si gioca e si impara a stare insieme, gestito dalla Onlus il Melograno.
Il primo messaggio è partito da una mamma, scritto su facebook: “Mi si informa che al centro estivo comunale verranno inseriti uno o due rifugiati. Ritiro mio figlio“.
E così molti altri genitori, inca**ati come bisce disturbate nel sonno della loro coscienza.
Alla fine, dopo vari incontri e “ogni tentativo di rassicurazione”, una mamma ha ritirato il figlio dal centro estivo e un’altra madre ha deciso di andare ogni giorno a prendere il proprio bambino prima che il ragazzo africano inizi a lavorare. Me la immagino, questa mamma, mentre prende suo figlio per mano e gli dice: “Sai, piccolo padano, anche oggi ti riporto a casa prima perché sta per arrivare il ne*ro”.
E un’altra decina di genitori ha preteso che il prossimo anno sia loro comunicata in anticipo l’eventuale partecipazione di rifugiati volontari al campo giochi. Una comunicazione per base etnica, insomma, in modo che loro, bravi genitori attenti ai loro figli di razza pura, possano decidere su base razziale se farli partecipare oppure no. Una roba che forse solo nei campi di cotone di fine Ottocento in America.Voglio dirlo chiaramente: io penso che genitori che legano la partecipazione del proprio bambino a un campo giochi in base al fatto che insieme agli animatori ci sia oppure no, un rifugiato che “aiuta nel trasporto dei giochi”, mi pare una cosa di una gravità assoluta. Enorme. Una gravità senza confini.
Quale insegnamento potranno mai dare questi genitori ai lori figli? Ve lo dico io: niente. Perché se non insegni ai tuoi figli, o al tuo vicino, il rispetto degli altri, il valore della relazione come principio fondamentale della vita umana, allora tu non gli insegni niente. Perché tu non sei niente.Insegnate invece a quei bambini perché quell’uomo è scappato dalla Guinea. Fatevi raccontare i suoi sogni di ragazzo. Chiedetegli dov’è oggi suo fratello. E poi abbracciatelo, quell’uomo nero della Guinea che è identico a voi. E giocate con lui, bambini, perché i centri estivi, alla fine, dovrebbero servire soprattutto per questo: per giocare insieme.
Nel post che ci segnalano, in fondo, troviamo un riferimento a S.T. di Fanpage e difatti, cercando un riscontro sui social, troviamo il post originale pubblicato da S.T. il 24 luglio 2016. La stessa Fanpage riprendeva la notizia in un articolo pubblicato nello stesso giorno e riportava che l’inserimento del rifugiato della Guinea come volontario e aiutante era il frutto di un’iniziativa della cooperativa Il Melograno, la onlus che gestiva il campetto da gioco finito al centro dell’indignazione dei genitori.
L’iniziativa, scriveva Fanpage, si ripeteva per il secondo anno consecutivo in collaborazione con l’amministrazione comunale. L’indignazione era esplosa tra gli iscritti del gruppo Facebook Quelli che… Peschiera. Repubblica, in un articolo pubblicato sempre il 24 luglio 2016, aveva individuato il primo commento negativo all’iniziativa della cooperativa Il Melograno.
Ritiro mio figlio dal centro estivo comunale, mi arriva un foglio che mi avverte che presso il nostro centro verranno inseriti 1-2 “rifugiati, richiedenti asilo o in possesso di permesso di soggiorno temporaneo per motivi umanitari o protezione temporanea”.
Non viene chiesto il parere ma presentato come dato si fatto per fargli fare attività di volontariato.
Ora, va bene tutto, ma devono per forza essere inseriti dove ci sono bambini e servirebbe personale specializzato?
Mi son cadute le braccia.
Ciò che l’autrice del post ignorava era il fatto che il rifugiato della Guinea non avrebbe per alcun motivo sostituito il personale specializzato: come scriveva anche Il Giornale il ragazzo avrebbe coadiuvato l’attività degli educatori. Proprio per fare chiarezza era intervenuto il Comune di Peschiera Borromeo con una nota pubblicata sui social il 21 luglio 2016, dunque 2 giorni dopo la polemica esplosa nel gruppo Quelli che… Peschiera e qualche giorno prima della notizia diffusa dai giornali.
L’amministrazione comunale riportava, nella nota, le dichiarazioni della onlus Il Melograno:
Le attività di volontariato non saranno ovviamente mai a sostituzione del personale incaricato ma solo a suo supporto […] Le attività svolte all’interno del centro estivo verranno stabilite man mano in base al grado di inserimento dei migranti dovuto sia a loro sia a come verranno accolti dai bambini. Potranno ad esempio partecipare ai giochi di gruppo e ai laboratori artistici affiancando gli educatori incaricati, potranno infine aiutare gli operatori per la sorveglianza dei bambini e per la predisposizione dei materiali necessari allo svolgimento delle attività. È in ogni caso esclusa la loro partecipazione ai momenti di gita e di piscina. La cooperativa si fa carico di qualsiasi costo relativo all’inserimento dei richiedenti asilo all’interno del centro estivo e alla loro presenza (trasporto, pranzo ecc). I migranti inseriti saranno in numero variabile da 1 a 2 persone e come qualsiasi altro socio volontario anche i richiedenti asilo in base alla normativa sul volontariato nelle cooperative sociali (art. 2 della Legge 8 novembre 1991, n. 381. Disciplina delle cooperative sociali) saranno regolarmente iscritti nel Libro dei Soci della cooperativa.
La polemica sul rifugiato della Guinea è dunque vecchia di 4 anni: chi si indignava credeva che avrebbe sostituito il personale qualificato, ma non era così.
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