Del deepfake in Italia si è cominciato a parlare in tempi recenti anche grazie al video bufala Matteo Renzi diffuso nelle scorse settimane da Striscia la Notizia e dal recente servizio di Matteo Viviani del format d’inchiesta Le Iene. Cosa sono i deepfake? Siamo sempre nell’ambito di notizie fake diffuse tramite un nuovo mezzo: i video manipolati. Non si tratta di video qualsiasi che possono riconoscersi come falsi ma, al contrario, video manipolati in maniera tale da sembrare reali. Ripercorriamo la storia di questo fenomeno; come si realizzano i deepfake e quali sono i pericoli?
I deepfake, o più semplicemente video bufala, possono tranquillamente essere definiti la nuova frontiera delle fake news. Negli Stati Uniti già si parla di questa tipologia di fake. Nel nostro paese il dibattito è cominciato in tempi recenti. In molti cominciano a interessarsi a un fenomeno che sembra prendere sempre più piede e che ha un potenziale altissimo nell’ambito della diffusione di notizie false.
Nei deepfake vediamo i protagonisti affermare cose che non hanno mai detto o nemmeno pensato di dire. Si tratta, sostanzialmente, di video mai girati. La tecnica sta spopolando in internet ed è possibile trovare sempre più video con persone che, in realtà, non sono mai state riprese. Non più solo testi scritti, quindi, ma anche video fake. Nel servizio delle Iene Andrea Viviani spiega come nasce un deepfake grazie all’aiuto di Davide Cozzolino, ricercatore dell’Università Federico II che è in grado di insegnare ai computer a distinguere le immagini modificate da quelle reali.
Un deepfake può essere divertente ma, nell’ambito della diffusione delle fake news, occorre cominciare a preoccuparsi. La lotta alle fake news potrebbe diventare ancora più difficile e lunga se si tratta di video. Gli Stati Uniti hanno maturato già consapevolezza in questo ambito e dichiarato guerra ai deepfake. Gavin Newsom, governatore della California, ha già posto la firma su due leggi contro i deepfake. La prima mira a criminalizzate chi pubblica video e immagini manipolate di politici allo scopo di screditarli nei sessanta giorni che precedono una votazione in cui sono coinvolti; la seconda vuole consentire alla vittima di portare in tribunale l’autore del video bufala.
Oltreoceano non tutti sono convinti che questa possa essere la giusta soluzione. L’ONG American Civil Liberties Union ha fatto presente che non è la prima volta che la politica tenta di arginare il fenomeno senza avere successo. La questione è che questi provvedimenti, secondo l’organizzazione, potrebbero finire per limitare la libertà di espressione che viene riconosciuta nelle costituzioni dei vari paesi, compresi USA e Italia. Dall’altro lato, però, è evidente che le persone hanno il diritto di sapere se un video è stato manipolato. Il dibattito sui deepfake comincia quindi anche in Italia.
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