Bufala

Decreto anti-rave: l’emendamento di Piantedosi sulla “musica non autoctona” è un falso

Il decreto anti-rave continua a tenere banco e a far discutere. Dopo i fatti di Modena il governo Meloni è corso ai ripari con un nuovo decreto che possiamo consultare sulla Gazzetta Ufficiale.

Secondo un post comparso su Twitter, tuttavia, il ministro Piantedosi avrebbe firmato un emendamento che limiterebbe i provvedimenti contenuti all’interno del decreto anti-rave ai soli raduni in cui si fruisce musica non autoctona.

Il testo

All’art. 5, comma 1, capoverso “Art. 434-bis” aggiungere infine il seguente comma: “La norma si applica esclusivamente ai raduni con finalità ludico-ricreative, aventi ad oggetto la fruizione di musica non autoctona e il consumo di sostanze psicotrope di cui al DPR 309/1990.

Chi pubblica il testo aggiunge:

L’emendamento del Viminale all’articolo 5 del decreto legge 31 ottobre 2022, n. 162, per chiare il campo di applicazione della norma anti rave-party.

Lo scherzo di un giornalista

In realtà si è trattato di un falso intenzionale pubblicato da un giornalista, che sempre su Twitter ha poi fatto chiarezza:

UN BEL GIOCO DURA POCO
Questa mattina ho provato a pensare a come il Governo avrebbe potuto limitare ai cosiddetti rave party una norma, che evidentemente non può definire questi raduni, e distinguerli da altri di tipo analogo, semplicemente denominandoli “rave party”.

Tutte le soluzioni possibili mi sono sembrate imprecise, inattendibili o palesemente ridicole. Allora – ridicolo per ridicolo – facendo il verso al giuridichese prefettizio della norma originaria ho scritto un emendamento formalmente corretto, ma grottesco e parodistico.

L’ho poi postato sapendo che alcuni ci sarebbero cascati, ma sono rimasto sorpreso dalla quantità di addetti ai lavori dell’informazione, della politica e perfino della satira che se lo sono bevuto senza fare una piega, ritenendolo perfettamente credibile.

Il che non depone affatto contro la loro professionalità: conferma invece che di fronte a un governo e a un legislatore così improbabile tutto diventa possibile e può essere creduto come vero, perché il confine razionale tra il credibile e l’incredibile è completamente saltato.

Insomma, pensavo di fare un post simil-Lercio, invece ho fatto un piccolo esperimento sociale, che mi ha insegnato che quando la realtà supera Lercio non c’è proprio un bel niente da ridere.

Perché si parla di bufala?

Parliamo di bufala, quindi, perché di fatto non esiste alcun emendamento al decreto anti-rave, e l’intento satirico del tweet iniziale non è stato colto – come sottolinea lo stesso autore – ingannando tanti colleghi giornalisti e alcuni politici, come Carlo Calenda.

Questa notizia è stata trattata anche dai colleghi di Open.

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