Dal Teledrin al Messaggino: vita, morte e resurrezione del cercapersone

di Shadow Ranger |

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Dal Teledrin al Messaggino: vita, morte e resurrezione del cercapersone Bufale.net

La recente cronaca ha riportato in vita un oggetto che pensavamo relegato al passato: il cercapersone. Fino a settembre 2024 sostanzialmente il cercapersone, in Italia il “teledrin”, era solamente qualcosa apparso in film e telefilm vintage.

Dal Teledrin al Messaggino: vita, morte e resurrezione del cercapersone

Dal Teledrin al Messaggino: vita, morte e resurrezione del cercapersone

O un ricordo precedente molti degli stessi lettori di questa rubrica retro, che ricorderanno invece con maggior piacere gli “squillini” sui primi cellulari 1G e 2G (TACS e GSM). Ma andiamo con ordine.

Storia del cercapersone: dalle radio AM al cercapersone

Alcune fonti descrivono i cercapersone come nati nel 1921, usati dalla Polizia di Detroit.

Dovremmo però permetterci di correggere l’onnipotente Wikipedia e spingere la data in avanti: non ci sono prove fotografiche del “Cercapersone di Detroit”, e tutte le fonti concordano che il “cercapersone di Detroit” era una radio installata nelle Ford T assegnate alla polizia, usata per trasmettere KOP, una stazione radio regolarmente registrata e, come tale, pronta a trasmettere annunci di polizia intervallati da musica (requisito per considerarsi una stazione radio).

Gli “avi” del cercapersone erano quindi semplici radio AM, in grado di trasmettere ma non di ricevere: KOP chiuse nel 1927 e l’anno dopo l’agente Kenneth Cox e lo studente di ingegneria Robert L. Batts crearono nuovi modelli di radio perfezionate, assemblate in modo artigianale, da usarsi con una nuova stazione, la WCK.

Funzionalmente erano cercapersone: sistemi radiomobili di sola ricezione in grado di contattare determinati “abbonati”. Di fatto erano radio AM specializzate preipostate per una sola stazione radio, gestita dalle forze di polizia.

Da questa invenzione nacque l’idea delle radio e delle ricetrasmittenti di polizia e, assieme, il bisogno di mezzi per inviare messaggi e comunicazioni a professonisti.

Spot del Telanserphone

Spot del Telanserphone

Negli anni ’50 i medici di New York potevano iscriversi ad un servizio dal costo di 12 dollari mensili dell’epoca che avrebbe fornito loro un piccolo ricevitore e la possibilità di trasmettere un codice assegnato ad un determinato medico.

Veniva descritto come Radio Pager, ovvero Cercapersone via Radio: in assenza di display, ci si assicurava che il medico rispondesse trasmettendo a tutti gli abbonati fino a sessanta codici relativi ai medici richiesti.

Oggi una serie di ragioni porterebbero a ritenere il sistema improponibile, ma all’epoca era un’enorme novità. I Telanserphone (la ditta scelse il suo nome commerciale all’epoca) erano ancora delle piccole radio, alimentate da batterie da impianti acustistici, impostate però non per collegarsi ad una radio AM commerciale, ma ad una specifica frequenza della compagnia.

I Telanserphone erano acustici: la ditta ottenne una specifica radiofrequenza e trasmetteva fino a 60 codici a tre cifre (per un totale quindi di 1000 utenti possibili) ogni volta che la lista veniva aggiornata.

Il medico a questo punto riceveva un allarme e ascoltava i numeretti: se veniva chiamato il suo numero (come alle poste o dal salumaio), sapeva che “qualcuno” lo stava cercando e chiamava in ufficio o in struttura dove era certo si sarebbe fato vivo qualcuno.

Il passaggio ai cercapersone commerciali si ebbe negli anni ’60 col Bellboy di Bell, ditta già vista come parte della storia dei modem. In questo caso si chiamava un numero in abbonamento, il gestore del servizio contattava via radio un determinato Bellboy (ricordiamo, ora come allora non esisteva “un numero del cercapersone”, ma esisteva un numero da contattare) e il Bellboy cominciava a vibrare.

Spot del Bellboy

Spot del Bellboy

Il medico o professionista si risparmiava la fatica di ascoltare il suo numero: semplicemente se il suo Bellboy cominciava a vibrare, doveva correre a chiamare in studio o ufficio.

Il meccanismo era semplice ed efficace: tre relais dovevano essere attivati contemporaneamente via radio, con frequenze specifiche, per far suonare il Bellboy: questo assicurava la possibilità di far suonare la singola unità del singolo professionista.

I cercapersone furono quindi un oggetto altamente specifico e professionale finché esplosero negli anni ’80. Ma non nel senso che la cronaca lascia pensare ora: divennero da lusso per pochi a lusso accessibile, oggetto quasi ubiquitario se volevi dimostrare di far parte del pubblico di “coloro che contano”, o quantomeno contano abbastanza da dover essere sempre reperibili.

Il cercapersone moderno

Negli ’80 cominciarono ad apparire i primi cercapersone moderni, a questo punto poggiati su reti radiomobili dedicate (talora, come con TACS, con problemi di interferenza su reti dedicate a trasmissioni radiotelevisive), con protocolli come TAP, FLEX, ReFLEX, POCSAG, GOLAY, ERMES ed NTT.

EdTel tirò fuori un modello pubblicizzato da Leonard Nimoy, il Signor Spock della serie televisiva Star Trek, pronto a giurare che un oggetto in realtà vecchio già almeno 60 anni come concetto, venti come forma fosse moderno e spaziale

Leonard Nimoy presenta EdTel

Leonard Nimoy presenta EdTel

Mentre gli spot Motorola ripetevano incessantemente la parola “cool”: avere un cercapersone era diventato “figo” (traduzione letterale).

Oggi rivendichiamo orgogliosi il diritto alla disconnessione, ovvero al non essere costantemente chiamati dal lavoro e avere il diritto al tempo libero per passare con la famiglia.

Tra gli anni ’80 e ’90, essere uno “yuppie” attaccato al cercapersone in attesa di essere contattato dalla pletora di persone con cui lavoravi, l’espressione vivente del motto “faccio cose e vedo gente” era improvvisamente diventato figo, e avere un cercapersone alla cintura era una valida alternativa al cellulare.

Immagine degli spot Motorola "It's cool"

Immagine degli spot Motorola “It’s cool”

I cellulari arrivarono più tardi nell’orizzonte: il DynaTAC Motorola arrivò nel 1983 con un prezzo di listino di 4000 dollari circa, rendendolo inabbordabile per molti.

Fino agli anni ’90 i cellulari erano affari grossi come un mattone, cui aggiungere una lunga antenna rigida o gommata, inaffidabili e dalla scarsa durata: un cercapersone costava meno, lo appendevi alla cintura (ma non solo) ed era più elegante.

Col progredire della tecnologia per un certo periodo i cercapersone divennero competitivi sui cellulari: alcune scuole americane vietarono i cercapersone perché strumenti di elezione degli spaccini: i cercapersone dell’epoca potevano trasmettere su linee dedicate il numero del chiamante o brevi messaggini di testo, e quindi erano diventati un mezzo eccellente per contattare il proprio spacciatore di fiducia e comprare della droga.

Magari incontrandosi direttamente in una delle svariate sale giochi nei dintorni.

Il cercapersone “come lo conosciamo noi” e il Teledrin

In Italia il Teledrin funzionava su una rete FSK a 161,175 MHz, facendo uso del protocollo POCSAG, mentre i cercapersone di tipologia alfanumerica simili a quelli moderni coinvolti nel presunt attacco funzionavano a 466,075 MHz, condividendo quindi in parte le frequenze a 450 MHz con il sistema RTMS, prima rete radiomobile in grado di accettare chiamate in movimento e dismessa nel 1996, passando poi ai ponti TACS ed ETACS (la rete mobile 1G) fino al 2005, data della definitiva dismissione con la riconversione delle frequenze radio per il GSM e le generazioni dal 2G a oggi.

Spot del Teledrin

Spot del Teledrin

Sostanzialmente, qualora un utente non fosse reperibile, si chiamava il “servizio Teledrin” al 168 e a seconda della generazione di cercapersone si poteva verificare uno dei seguenti due casi:

  1. Il “Teledrin” era di prima generazione. L’utente avrebbe sentito uno squillo, visto sul piccolo display apparire il numero del chiamante e si sarebbe attivato per cercare una cabina del telefono o un telefono fisso;
  2. Il “Teledrin” era delle generazioni successive. L’utente avrebbe visto lampeggiare o scorrere sul display un breve messaggio di testo, come gli SMS un tempo ubiquitari prima dei servizi di messaggistica moderni ma ancora supportati dalle reti 4G e 5G e sarebbe stato edotto delle richieste del chiamante, valutando l’urgenza di una risposta

Simbolo del Teledrin era il Motorola BPR 2000, modello apparso anche nei medical drama dell’epoca come simbolo del “Famoso medico sempre reperibile”

Motorola BPR

Motorola BPR

Unità con un piccolo display in cima per ricevere il numero del chiamante o un breve messaggio. Anche qui da noi c’era un numero da chiamare, il 168. Al contrario dei cellulari, i cercapersone dovevano essere sempre accesi: non avevi modo di essere avvisato se “l’utente aveva il cellulare spento” o essere redirezionato ad una segreteria.

Spegnere il cercapersone ti rendeva irreperibile, ma abbiamo visto come essere irreperibili significava essere “ben poco fighi”: tentativi per rendere il Teledrin ancora più figo prevedevano l’uso dello Swatch THE BEEP, modello della compagnia svizzera con un cercapersone incorporato.

Swatch Teledrin, ovvero Swatch THE BEEP

Swatch Teledrin, ovvero Swatch THE BEEP

Anche in Italia tutto andò a finire: l’ultimo modello venduto fu il Motorola Instinct Plus del 1998 e il penultimo modello spiega ampiamente come mai si arrivò alla morte del Teledrin.

Parliamo del Motorola RSVP (Répondez s’il vous plaît «si prega di rispondere») che di fatto era nulla altro che una batteria per il MicroTAC con incorporato un Teledrin funzionante.

L’idea dell’RSVP era basata sull’allora elevato costo dei piani tariffari e sulla ricezione non ancora diffusa in modo uniforme delle prime linee ETACS e GSM: avresti potuto inviare un messaggio al cercapersone di un detentore di MicroTAC che al posto di correre a casa sarebbe “uscito un attimo per trovare campo” e ti avrebbe richiamato a sue spese.

Motorola RSVP (Répondez s'il vous plaît)

Motorola RSVP (Répondez s’il vous plaît)

Ci avvicinavamo infatti alla seconda metà degli anni ’90, quando il MicroTAC, ormai ridotto di prezzo, fu direttamente sostituito dal nuovo oggetto del desiderio nonché oggetto “cool” dell’epoca: il celeberrimo StarTAC.

Star(TAC) killed the Pager Stars

Con l’arrivo dello StarTAC, i cellulari erano diventati veramente piccoli, portatili, (assai relativamente) poco costosi, o quantomeno competitivi rispetto ai cercapersone, e il passaggio da ETACS a GSM aveva migliorato la sicurezza e l’affidabilità della Rete cellulare.

Senza nessun complottista a dichiarare che il 2G avrebbe fatto esplodere il grafene dei vaccini, gli ultimi cellulari 1G e i primi 2G avevano tutto quello che un cercapersone aveva da offrire, e di più.

Foto dello StarTAC, fonte Lombardia Beni Culturali

Foto dello StarTAC, fonte Lombardia Beni Culturali

Il cercapersone si ritrovò obsoleto a sua insaputa, e a questo punto della storia era più conveniente riportare in negozio il proprio MicroTAC per rottamarlo e comprare uno StarTAC che investire in una batteria RSVP con cercapersone incorporato.

Tanto se non fossi stato reperibile, avresti ricevuto un SMS, una chiamata o uno “squillino”, pratica diffusa tra i giovanissimi ed ereditata proprio dall’epoca dei cercapersone per evitare di pagare le allora assai brutali tariffe telefoniche.

Con 40 ore di Standby e 140 minuti di chiamata, messaggini componibili, un prezzo elevato ma abbordabile lo StarTAC aprì di fatto un’epoca in cui non solo i professionisti, ma le famiglie compravano un cellulare.

Alcatel One Touch Easy

Alcatel One Touch Easy

Per i primi tempi, un cellulare per famiglia, che veniva affidato come una santa reliquia nel caso di gite scolastiche del figlio in età liceale per “tenerlo d’occhio” o detenuto dal breadwinner principale per lavoro e contatti, seguito poi da modelli sfacciatamente rivolti agli adolescenti che volevano essere “Cool”, come l’Alcatel One Touch Easy del 1997, presentato con gusci multicolore e uno spot in cui una accattivante modella vestita di un giallo acceso quasi fosforescente esibiva un OTE dello stesso colore spingendo una torma di hipster e businessmen vestiti di nero coi modelli “tradizionalmente austeri” dell’era precedente al realizzare di “non essere più cool”.

A questo punto della storia (la storia dei cellulari potrà essere narrata un’altra volta) i cercapersone avevano perso a tavolino per invasione piena di campo: non erano più l’oggetto più economico in grado di mandare squilli con l’indicazione del numero del chiamante e messaggini, non erano più l’oggetto del desiderio, non erano più “fighi”.

Non erano più niente, e cominciarono a svanire nelle nebbie del tempo che fu.

Morte, rinascita e gloria dei cercapersone

Pian piano, nel resto del mondo i cercapersone si incamminarono su quel lungo viale del tramonto che si è portato via i Walkmen, i televisori a Tubo Catodico, l’audioscopio, i floppy disk, il videoregistratore e le agendine elettroniche.

Semplicemente non ci fu più bisogno di loro: fu la loro stessa struttura a dannarli: legati a ponti radio dedicati, potevano raggiungere copertura nazionale grazie a operatori “grandi”, che però non ebbero più bisogno di loro concentrandosi sulla fonia mobile, o copertura breve, venendo ad esempio ancora usati negli ospedali inglesi con gli ultimi esemplari sostituiti nel 2019 da app di messaggistica dedicata per soli medici.

In Giappone nello stesso anno si tenne un “funerale nazionale” per la dismissione del servizio nazionale per i cercapersone, con l’ultimo messaggio dedicato ai piccoli amici di anziani e poco avvezzi alla tecnologia, il messaggio 1141064 (“We love you” in codice) prima che tutti i “Pocket Bell” della nazione suonassero per l’ultima volta.

La Russia seguì nel 2021: ma i discendenti dei cercapersone sono rimasti per qualche applicazione specifica. E non parliamo del terrorismo, ma di soccorritori, primo soccorso e risponditori in località dove la Radiomobile è impossibile da sostenere.

Basta impiantare un ponte radio, o sfruttare connessioni crittate su Internet o satellitari.

Vi sorprenderà sapere che esistono ancora cercapersone in commercio: il modello recentemente ritirato in quanto coinvolto nell’attacco ad Hezbollah, il Gold Apollo AR924 (però non prodotto da Gold Apollo, ma su licenza) era sostanzialmente un Motorola evolutissimo con Fast Charge su USB-C, batterie al litio anziché Ni-CaD e usa e getta, certificato contro impatti, polvere e acqua, ricaricabile e irrintracciabile.

Il Gold Apollo AR924, cercapersone moderno una cui copia su licenza è stata usata da Hezbollah

Il Gold Apollo AR924, cercapersone moderno una cui copia su licenza è stata usata da Hezbollah

Dalla ricca famiglia dei cercapersone sono nati due modelli: i modelli militari e di primo soccorso e i modelli più umili e utilitari, che avrete riconosciuto come i “buzzer” che in alcuni ristoranti vengono usati per richiamare i camerieri in cucina.

I primi sono tornati alla cronaca per l’esplosione massiccia che ha coinvolto almeno 3000 cercapersone ed altri dispositivi connessi detenuti da membri di Hezbollah, col sospetto di piccole cariche esplosive piantate vicino alle batterie al litio.

I cercapersone moderni sono ritenuti non solo più robusti e con un periodo operativo da carica a carica di gran lunga superiore, ma a prova di intercettazione, motivo per cui Hezbollah aveva deciso di mandare in pensione i loro smartphones per richiamare i cercapersone dal passato.

Ma la storia è andata in modo diverso, e ci ha consentito di ricordare assieme i cercapersone.

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