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Crocifisso oscurato al cimitero di Pieve di Cento per rispetto di altre religioni: smentita pubblica

Si è scatenata una vera e propria ondata di indignati sui social oggi 8 aprile in merito alla storia del crocifisso oscurato al cimitero di Pieve di Cento. Del resto, già in passato abbiamo notato che al cospetto di notizie simili, tantissimi utenti sui social perdono il controllo (vedere per credere la presunta offesa a Treviso, trattata a suo tempo sulle nostre pagine). Nello specifico, l’Amministrazione Comunale del PD avrebbe deciso di seguire un percorso simile affinché nella cappella ci potessero essere funerali anche non cattolici, senza urtare le persone.

La denuncia, come si potrà notare dalla foto dell’articolo estratto dall’edizione di domenica 7 aprile del Resto del Carlino, giunge dal capogruppo di minoranza, Stefania Ferioli. Le sue dichiarazioni pubbliche a proposito del presunto crocifisso oscurato hanno preso di mira l’attuale sindaco legato al PD, ovvero Sergio Maccagnani. Insomma, in piena campagna elettorale è stato spolverato uno di quegli argomenti in grado di fare la differenza, con l’intento di sensibilizzare i cittadini su una questione sulla carta molto delicata.

Non si tratta, infatti, di un normale crocifisso oscurato nel cimitero di Pieve di Cento, ma di un vero e proprio sistema motorizzato che in occasione di funerali non cattolici andrà a coprire in automatico, e con un telo, i simboli della religione più diffusa in Italia. Tesi smentita dallo stesso sindaco, nonostante il fatto che in giornata la denuncia sia stata alimentata anche da un articolo denuncia da parte di “Il Giornale“, come sempre in prima linea su queste vicende.

Maccagnini, come si nota dallo screen dell’articolo pubblicato proprio da “Il Resto del Carlino”, ha affermato che nessuna funzione non cattolica verrà celebrata nella cappella. A suo dire si tratta della classica manovra politica avvenuta in campagna elettorale. Insomma, nessun crocifisso oscurato nel cimitero di Pieve di Cento. Per adesso, però, possiamo solo limitarci a parlare di “versioni a confronto“.

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