COVID19: L’astronauta dice di sapere del Coronavirus da Novembre – primo approfondimento e doverosa smentita
Ci segnalano i nostri contatti un articolo di Dagospia, relativo ad una dichiarazione di Luca Parmitano, astronauta.
Dichiarazione ineccepibile, ci tocca sottotitolarvi che la dichiarazione è vera, ancorché contenente un lapsus di cui lo stesso Parmitano ha parlato. Realistica, Parmitano ha ragione. Mille volte ragione, non è questo il punto. Il punto è che le interpretazioni che leggiamo del suo cristallino pensiero andrebbero contestualizzate, in attesa di precisazioni che solo lui e nessun altro può fornire
“…a bordo abbiamo un collegamento quotidiano con le realtà terrestri; abbiamo anche accesso alla rete internet; possiamo comunicare con i centri di controllo e già da novembre, avevamo iniziato a seguire i primi contagi, inizialmente soltanto nei paesi asiatici, poi al mio rientro i primi contagi in Europa…” (25 aprile 2020 – trasmissione Petrolio, Rai 1)
“…sulla stazione abbiamo seguito quello che stava succedendo sulla Terra: anche prima del mio rientro già da novembre eravamo al corrente di questo probabile contagio pandemico e soprattutto la gravità che si andava allargando a macchia d’occhio proprio in Europa poco prima del mio rientro” (9 maggio 2020 – TG2 storie)
Ci sembra infatti di convivere con COVID19 da mille anni, ma noi stessi vi abbiamo sempre detto che sostanzialmente SARS-CoV-2 è apparso sul pianeta da Novembre 2019, dato noto in seguito.
Cosa che Parmitano ha appena detto.
La corretta scansione temporale
Le notizie di Novembre 2019
In realtà la politica di sostanziale oscurità che vige in governi come quello Cinese ci impedisce di avere una data precisa per il Paziente Zero, ma abbiamo una data precisa per alcuni fenomeni che Parmitano poteva agevolmente conoscere e che possono aver influenzato il lapsus di cui parla e che spiega quanto da lui detto.
I primi pazienti di una malattia respiratoria ignota sono stati probabilmente incontrati dal dottor Li Jifeng nei primi giorni di Novembre 2019, e notizie di una nuova sindrome respiratoria (che poi ci è stato detto non essere COVID19, ma poi) sono arrivate il 13 Novembre del 2019.
So far, so good, for China’s response. More ominous, however, was what happened next. Li’s WeChat social media posting describing the couple was quickly deleted. Meanwhile, the government officially informed the World Health Organization (WHO) about the cases, as it was required to do, but only on Nov. 13—after they were already reported by journalists around the world.
Fino a questo punto, tutto a posto dal versante cinese. Assai preoccupante il seguito. L’account social di Li su WeChat che descriveva i sintomi della coppia è stato rimosso. Il Governo ha informato ufficialmente l’OMS dei casi, come era stato richiesto, solo il 13 novembre, dopo che erano stati già descritti dai giornalisti di tutto il mondo.
Ancora non sapevamo di essere dinanzi al COVID19, anzi, a tutt’oggi quei pazienti si considerano ufficialmente colpiti da una malattia di origine batterica, ma torniamo a quello che sapevamo allora. E che il Parmitano non poteva non sapere
Two people, reportedly from Inner Mongolia, with symptoms similar to COVID-19 were diagnosed at Beijing Chaoyang Hospital. Dr. Li Jifeng, who diagnosed the patients, wrote on WeChat that he could not guess what rare pathogen caused this form of pneumonia. Mention of the term Pathogen demonstrates that Dr. Li was not sure whether the disease was caused by a bacteria or a virus, hence debunking the assertion that the patients from Inner Mongolia were actually victims of a plague.
Due persone, si presume della Mongolia interna, con sintomi affini a quelli di COVID19, sono stati individuati all’Ospedale Chaoyang di Pechino. Il Dottor Li Jifeng, che ha diagnosticato i pazienti, ha scritto su WeChat che non era in grado di capire quale patogeno aveva causato tale polmonite. L’uso del termine Patogeno dimostra che il Dottor Li non sapeva se fosse un virus o un batterio, dimostrando che non si poteva all’epoca smentire che i pazienti fossero vittima di una pestilenza.
Semplicemente, già a Novembre Parmitano ha sicuramente sentito parlare di una malattia respiratoria, una Polmonite sconosciuta, cosa che a tutti noi è rimasta impressa quando a gennaio diamo arrivati alla Polmonite di Wuhan o altre varianti, deducendo l’esistenza di un Nuovo Coronavirus, chiamato quindi nCov-2019 (“Nuovo Coronavirus del 2019”), un cui consistente focolaio fu ufficialmente riconosciuto tra Dicembre e Gennaio proprio a Wuhan.
Dato corroborato da indagini successive che rintracciano i primi casi collegati senza ombra di dubbio a COVID19 al 17 Novembre.
Da dicembre in poi
A Dicembre è arrivata la comunicazione ufficiale dell’esistenza della Polmonite di Wuhan, causata da nCoV2019.
Motivi di tassonomia scientifica, e probabilmente di politically correct comportarono che nei mesi successivi, tra Gennaio e Febbraio, si decidesse per un nome definitivo da dare alla Polmonite di Wuhan e al nCov2019 (tag quest’ultimo che, avrete notato, continuiamo ad usare sugli articoli dell’epoca).
Si decise, probabilmente anche perché una nomenclatura atecnica avrebbe lasciato campo libero a Trump e affini di continuare ad usare il termine Polmonite di Wuhan, unitamente a Kung Flu, la Malattia Cinese e altri termini atecnici ma tacciati di fomentare una sinofobia incompatibile con la scienza di ribattezzare la malattia COVID19 (“CoronaVirus Disease 2019”, “Malattia provocata da Coronavirus nel 2019”) e il virus SARS-CoV-2, ovvero “Virus della famiglia dei Coronavirus, affine alla SARS), anche perché nel frattempo sapevamo più cose su di lui, come la sua origine zoonotica, una mappa del suo codice genetico e la certezza che, purtroppo, non sarebbe più stato “un problema dei Cinesi”.
Le date quindi coincidono: probabilmente Parmitano ha seguito con attenzione ogni notizia, rumor e dato a lui disponibile,
Luca Parmitano semplicemente si conferma un osservatore del mondo più acuto e intelligente di molti altri. Potremmo osare dire che vedere il mondo dall’alto gli abbia donato una visione superiore: ma in realtà tale visione ed acutezza di pensiero era già dentro di lui.
Il fulcro della domanda però così si sposta: non dovremmo chiederci perché qualcuno al di fuori dalla Cina abbia nascosto dei dati, ma perché non abbiamo uomini e donne acuti come Parmitano.
AGGIORNAMENTO:
Infatti Parmitano ha spiegato le sue affermazioni, precisando come molte interpretazioni del suo pensiero chiaro e cristallino non siano state che mistificazioni di un lapsus contenuto in una frase
È stato portato alla mia attenzione un errore da me commesso durante un’intervista rilasciata a una trasmissione televisiva.
Nell’episodio in questione, parlando delle precauzioni prese durante il rientro dalla Stazione Spaziale Internazionale, ho erroneamento affermato che, come equipaggio, fossimo al corrente dell’inizio del contagio pandemico già a novembre.
Errare è umano, e mi spiace molto vedere che in questo caso il mio lapsus sia stato strumentalizzato. L’errore è dovuto a vari fattori, e qui di seguito ne riporto alcuni.
1) a bordo della ISS non utilizziamo il calendario, ma il Coordinated Universal Time (UTC). L’anno inizia con il giorno 1 e finisce con il giorno 365, e gli eventi vengono eseguiti in base a questa pianificazione. Di conseguenza è possibile confondere un mese con un altro poichè non vi facciamo mai riferimento, ma utilizziamo il giorno UTC;
2) ricordo che, intorno alla fine della missione, parlavamo con l’equipaggio di varie crisi in corso sulla Terra. Nel ripensare agli eventi intorno a quel periodo, ho fatto confusione tra le diverse conversazioni, e nel ricordare gli eventi ho collegato le prime notizie di contagio a un contesto temporale precedente. A bordo, abbiamo appreso del contagio insieme al resto del mondo, quando le agenzie giornalistiche e le grandi testate televisive hanno iniziato a parlarne;
3) tutto questo è facilmente verificabile: le comunicazioni Terra – bordo – Terra sono soggette al Freedom Of Information Act, una legge che impone totale trasparenza e che tutte le comunicazioni siano registrate. Non è possibile ricevere informazioni riservate. Inoltre, l’idea che fossimo già al corrente di un contagio pandemico è smentita dai fatti: le operazioni di rientro della Spedizione 61 sono state svolte normalmente, senza alcuna ulteriore precauzione. Al contrario, quando la situazione pandemica si è rivelata in tutta la sua gravità, l’equipaggio rientrato dalla Spedizione 62 è stato isolato in quarantena per evitare possibili contagi.
Mi scuso, con umiltà, per l’errore e per le conseguenze (del tutto inaspettate): me ne assumo ogni responsabilità.
Per la sua grande umiltà, per la sua giustizia, per la sua umanità, per tutto il suo lavoro, ringraziamo con umiltà Parmitano.
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