Siamo stati subissati, anche durante il TG Bufale, di segnalazioni sul COVID19 e particolato.
Una teoria, rilanciata da un position paper di diversi esperti, che lega la diffusione di SARS-CoV-2, il coronavirus che causa COVID19, al particolato. Insomma, le piccole particelle di inquinamento che sarebbero una cavalcatura ideale per il virus.
Non ci stancheremo mai di dire che qualsiasi modello scientifico neonato che ci proponete avrà sempre e solo una combo di categorie: analisi in corso e precisazioni.
Come anche per l’articolo dal titolo Le donne sono meno colpite dal Coronavirus: uno studio scientifico spiega perché, va fatta la stessa premessa. Come ci ricorda una serie televisiva passata anni fa in TV
A quel tempo noi eravamo sicuri che fosse anche la verità della vita. Invece, il mondo reale è imperfetto e non esiste davvero una legge che sia in grado di spiegare tutto quanto, nemmeno il principio dello scambio equivalente.
Ogni studio scientifico, finché non perviene dalla teoria ad un risultato certo, ripetibile e verificabile in laboratorio è da intendersi come un modello, un tentativo di interpretare il reale cercando quella legge in grado di spiegare il tutto.
Sommiamo a questo un’attitudine del mondo intero, per forza di cose, a parlare di Coronavirus e dedicarvi ogni attenzione, ed arriviamo al punto della questione.
Il documento di cui si parla è un documento di posizione.
Un documento di posizione differisce da un paper accademico per una sostanziale divergenza di obiettivi.
Un documento di posizione non è la sintesi di studi, sperimentazioni e ricerche. Come suggerisce il termine è un documento che solleva l’attenzione su un tema, contenente la posizione degli autori, i fatti raccolti a sostegno della stessa e serve per sollevare attenzione sul tema stesso.
Possiamo dire che se un paper accademico è non già il momento di fine di una ricerca, ma il momento in cui la stessa è matura per essere presentata alla peer review, ovvero sviscerata, esaminata e riprodotta da altri scienziati per valutare il risultato trasmesso, un documento di posizione si pone nei momenti iniziali.
È il momento in cui un gruppo di ricercatori dimostra che vale la pena senza ombra di dubbio cominciare la ricerca in un determinato settore, mostrando argomenti che rendono tale ricerca utile, proficua e mostrano il fumus, l’ombra ben visibile, di un futuro risultato che sarebbe necessario toccare.
In questo caso il Position Paper presentato da diversi accademici si basa di una serie di premesse condivisibili.
Vi invitiamo a leggerlo, per curiosità ed approfondimento personale, ma vi anticipiamo che parte da premesse semplicissime.
Dato che
Le due premesse, maggiore e minore, portano ad una possibile sintesi: anche SARS-CoV-2 ha la capacità di sfruttare il particolato come vettore.
È quindi una pista che la scienza, anche in questo periodo in cui bisogna concentrare gli sforzi, secondo gli esperti dovrebbe permettersi, anzi osare valutare ed inseguire.
Ma parliamo di un modello teorico: non siamo dinanzi ad un paper che dimostra senza ombra di dubbio che il fenomeno accade. Siamo ad un documento che chiede di esaminare la possibilità di un fenomeno empiricamente riscontrabile come di elevata possibilità, con un suggerimento finale
si suggerisce di tenere conto di questo contributo sollecitando misure restrittive di contenimento dell’inquinamento.
La Società Italiana Aereosol, ad esempio, invita a muoversi coi piedi di piombo, rilasciando una nota secondo cui
La covarianza fra condizioni di scarsa circolazione atmosferica, formazione di aerosol secondario, accumulo di PM in prossimità del suolo e diffusione del virus non deve, tuttavia, essere scambiata per un rapporto di causa-effetto. Nel caso di sistemi complessi come quello con cui abbiamo a che fare, l’interpretazione delle correlazioni semplici (cioè quella tra due serie temporali) non indica necessariamente un rapporto causa-effetto.
Allo stesso modo, si deve porre molta cautela, ad esempio, nel confrontare dati e trend provenienti da aree geografiche diverse del Paese e nel mescolare situazioni in cui esiste un focolaio con situazioni in cui il focolaio non è presente ed in cui sono state prese misure di contenimento diverse in tempi diversi. Il periodo di monitoraggio disponibile per l’indagine epidemiologica è ancora troppo limitato per trarre conclusioni scientificamente solide in relazione ai moltissimi fattori che influenzano il tasso di crescita del contagio.
Sostanzialmente, dichiarando che la scarsità di dati a disposizione potrebbe indurre nella fallacia di falsa causa, ovvero indurci, nel prosieguo delle ricerche, a scoprire che esiste una diversa causa per la diffusione di COVID19 nelle zone indicate, e la sovrapposizione di particolato e pandemia è una mera causalità e contiguità nel tempo.
Sostanzialmente come rompersi una gamba dopo aver incontrato un gatto nero potrebbe indurci a ipotizzare che i gatti neri portino sfortuna, salvo poi scoprire che le nostre scarpe si stavano scollando e la suola ha ceduto, facendoci perdere l’equilibrio, proprio durante quel passo fatale.
Anche il mondo della politica si dichiara scettico, anzi, decisamente irritato
L’assessore Priolo esordisce dicendo che l ’associazione tra COVID-19 e particolato «è un’ipotesi non verificata. Al momento non esistono infatti studi approvati e condivisi dalla comunità scientifica in grado di dimostrare una maggiore diffusione del Coronavirus nelle aree dove c’è più inquinamento da particolato atmosferico». Ma più avanti non nasconde l’ irritazione. La nota, infatti, prosegue: «Sarebbe bene, in un momento di difficoltà come quello che stiamo attraversando, evitare di diffondere informazioni non sufficientemente verificate».
Ma ripetiamo è impossibile, e scusateci il gioco di parole, prendere posizione su un documento di posizione.
In sintesi, un documento di posizione ci indica un eccellente argomento per studi futuri che si consiglia non siano troppo futuri, ma comincino in un futuro assai prossimo, il prima possibile.
E, cominciati, ci rendano i risultati del caso.
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