Ci segnalano i nostri contatti una serie di notizie per cui “Per immunità di gregge dobbiamo aspettare novembre 2027”. Titoli che per evitare derivazioni che consentano agli interessati di farne clickbait vanno precisati, anzi integrati e precisati con la natura dell’indice DQP.
L’indice DQP, di fatto, significa “Di Questo Passo”.
Un indice basato sul concetto di “ora per allora”, ovvero, su quanto la distribuzione attuale dei vaccini, ove proseguisse nelle quantità ricevute e nelle dosi somministrate, restasse costante nel tempo.
È un indice quindi in questi tempi piuttosto volatile: il 18 Gennaio il valore di DQP era pari a 147 settimane, il che corrispondeva al raggiungimento dell’immunità di gregge non prima del mese di novembre del 2023.
Il 25 gennaio il valore di DQP era pari a 355 settimane, il che corrisponde al raggiungimento dell’immunità di gregge non prima del mese di novembre del 2027.
Il che non implica che raggiungeremo tale obiettivo nel 2027, ma implica che se non rimuoveremo i fattori avversi e se la situazione non si evolverà, allora l’obiettivo si allontanerà al 2027.
Ovviamente, al 18 Gennaio, ad esempio, il fattore critico che allontanava l’immunità di gregge al 2023 era la disponibilità annunciata dei soli vaccini Moderna e Pfizer.
Con soli due vaccini approvati su cui disporre, al ritmo di vaccinazione del 18 Gennaio l’obiettivo immunità di gregge, basato su
una stima del numero di italiani vaccinati necessario per garantire l’immunità di gregge;
quante vaccinazioni sono state effettuate nell’ultima settimana (da lunedì a domenica);
quante vaccinazioni erano state effettuate dall’inizio della campagna (1° gennaio 2021) fino alla settimana anteriore a quella su cui si effettua il calcolo;
che tipo di vaccini verranno presumibilmente usati (a 2 dosi o a dose singola).
sarebbe stato raggiunto al 2023.
In condizioni ordinarie e prevedibili sarebbe stato verosimile avere una sua accelerazione il 29 Gennaio, quando come sappiamo probabilmente Astrazeneca riceverà il via libera.
Ma ci sono due problemi noti alla cronaca. Il primo è il rallentamento della consegna dei vaccini Pfizer.
Rallentamento si ricorda non permanente e dovuto alla necessità di potenziare la produzione negli stabilimenti europei, unita al fatto che se inizialmente si riteneva che ogni fiala fosse buona solo per cinque dosi, ora sappiamo che ogni fiala è buona per sei dosi.
Quindi una volta terminato il potenziamento degli stabilimenti, la consegna del numero di dosi dovrebbe tornare stabile, con un incremento di recupero dal 15 Febbraio, evento che potrebbe alterare l’indice DQP in senso positivo.
Il secondo è l’annunciato e temuto rallentamento delle dosi in futura consegna da Astrazeneca, dovuto ad un ridimensionamento dell’attività produttiva.
Ovviamente il conseguente rallentamento della campagna vaccinale ha dilatato i tempi, che potranno accelerare nuovamente col rientro in produzione di Pfizer e le azioni contrattuali dell’Europa sulla questione.
L’indice DQP non è scritto nella sabbia, ma è un indice che ci ricorda che non abbiamo tempo da perdere.
Che ovviamente le prime fasi di una vaccinazione così importante impattano sulla scarsità iniziale di un prodotto appena uscito dagli stabilimenti, e che l’unico modo per imprimere l’accelerazione dovuta è fare in modo che non una dose sia sprecata e che i nuovi vaccini candidati subiscano il processo di approvazione il prima possibile.
Con Pfizer tornata alla capacità produttiva piena e il vaccino Johnson&Johnson monodose approvato avremmo già un positivo cambiamento degli elementi dell’indice DQP.
Che di sicuro non cambierà da solo, ma si muoverà se tutti ci sforzeremo per farlo cambiare, dai produttori ai cittadini che dovranno, con fiducia, provvedere alla vaccinazione non appena sarà possibile.
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