Ne avevamo già parlato l’11 aprile, ma in un articolo pubblicato il 21 aprile il sito CityweekNapoli ha rilanciato la notizia della “diagnosi sbagliata” sul COVID-19. “Non è lui il killer”, scrivono gli autori, e fanno riferimento al presunto cardiologo di Pavia che avrebbe scoperto che la causa delle morti di questo contesto storico non sarebbero attribuibili a problemi respiratori, bensì a complicazioni cardiovascolari.
Di tale cardiologo non viene fatto il nome, ma in un post altamente condiviso su Facebook troviamo tutte le generalità. Vi riportiamo di seguito il testo del post condiviso compulsivamente, che ha anche un certo precedente su WhatsApp:
MORTE DA CORONAVIRUS
Pubblicato dal Prof.
S***** G********
cardiologo di Pavia:
La gente va in rianimazione per tromboembolia venosa generalizzata, soprattutto polmonare.
Se così fosse, non servono a niente le rianimazioni e le intubazioni perché innanzitutto devi sciogliere, anzi prevenire queste tromboembolie. Se ventili un polmone dove il sangue non arriva, non serve! Infatti muoiono 9 su 10. Perché il problema è cardiovascolare, non respiratorio! Sono le microtrombosi venose, non la polmonite a determinare la fatalità!
E perché si formano trombi? Perché l’infiammazione come da testo scolastico, induce trombosi attraverso un meccanismo fisiopatologico complesso ma ben noto.
Allora? Quello che la letteratura scientifica, soprattutto cinese, diceva fino a metà marzo era che non bisognava usare antinfiammatori. Ora in Italia si usano antinfiammatori e antibiotici (come nelle influenze) e il numero dei ricoverati crolla.
Molti morti, anche di 40 anni, avevano una storia di febbre alta per 10-15 giorni non curata adeguatamente. Qui l’infiammazione ha distrutto tutto e preparato il terreno alla formazione dei trombi. Perché il problema principale non è il virus, ma la reazione immunitaria che distrugge le cellule dove il virus entra. Infatti nei nostri reparti COVID non sono mai entrati malati di artrite reumatoide! Perché sono in terapia cortisonica.
Questo è il motivo principale per cui in Italia le ospedalizzazioni si riducono e sta diventando una malattia curabile a casa.
Curandola bene a casa eviti non solo l’ospedalizzazione, ma anche il rischio trombotico.
Non era facile capirlo perché i segni della microembolia sono sfumati, anche all’ecocardio.
Ma questo we ho confrontato i dati dei primi 50 pazienti tra chi respira male e chi no e la situazione è apparsa molto chiara.
Per me si potrebbe tornare a vita normale e riaprire le attività commerciali. Via quarantena.
Non subito. Ma il tempo di pubblicare questi dati. Il vaccino può arrivare con calma.
In America e altri stati che seguono la letteratura scientifica che invita a NON usare antinfiammatori è un disastro! Peggio che in Italia.
E parliamo di farmaci vecchi e che costano pochi euro.”
La testimonianza del collega parrebbe confermata dai protocolli di alcuni altri ospedali:
al Sacco danno Clexane a tutti, con D-dimero predittivo: più è alto meno risponderà il pz.
al San Gerardo di Monza Clexane e cortisone
al Sant’Orsola di Bologna Clexane a tutti + protocollo condiviso con i medici di famiglia che prescrivono Plaquenil a pioggia su tutti i pz. monosintomatici a domicilio
Integro con una precisazione sugli antinfiammatori:
La produzione di COX 2 è aumentata nei tessuti bersaglio virali da pazienti con infezione virale attiva e si è visto che la delezione della cox2 riduce la mortalità , mentre la delezione della cox1 è associata al peggioramento dell’infezione
Quindi i farmaci antinfiammatori tipo Brufen, naproxene, aspirina che inibiscono la cox1 oltre che la Cox 2 non andrebbero usati,
Mentre celecoxib un inibitore selettivo della Cox 2 sembra dare buoni risultati, bisogna comunque aspettare esito di studi, invece questa analisi porta in evidenza la necessità di usare negli stadi più avanzati della malattia una eparina a basso peso molecolare ad alte dosi… (Clexane 8.000 UI/die)
testimonianza di un anatomo-patologo: vi basti pensare che il “Papa Giovanni XXIII” di Bergamo ha eseguito 50 autopsie ed il “Sacco” di Milano 20 (quella italiana è la casistica più alta del mondo, i cinesi ne hanno fatte solo 3 e “minimally invasive”). Tutto quanto ne esce sembra confermare in pieno le informazioni sopra riportate.
In poche parole, pare che l’exitus sia determinato da una DIC (per i non medici, Coagulazione Intravascolare Disseminata) innescata dal virus. Quindi la polmonite interstiziale non c’entrerebbe nulla, sarebbe stato soltanto un abbaglio diagnostico: abbiamo raddoppiato i posti in rianimazione, con costi esorbitanti, probabilmente inutilmente.
Col senno di poi, mi viene da ripensare a tutti quegli Rx Torace che commentavamo circa un mese fa: quelle immagini che venivano interpretate come polmonite interstiziale in realtà potrebbero essere del tutto coerenti con una DIC.
Sarà interessante adesso (una volta che tutte queste nuove informazioni venissero confermate) verificare se ci sarà la “volontà politica” di recepirle da parte delle Istituzioni.
Potrebbe significare uscire da questo casino in quattro e quattr’otto, togliendoci un sacco di rotture di co***oni (mascherine, app di tracciamento, code ai negozi, ecc. ecc.).
Purtroppo ho qualche dubbio al riguardo ..
È risaputo e logico che un esperto sicuro di quanto dice non cercherebbe la fama sui social ma si metterebbe in contatto con le Istituzioni per far sì che il suo operato e le sue parole non siano tentativi vani, perché una scoperta non può ridursi alla condivisione sui social da parte di utenti che non hanno competenza alcuna in termini scientifici.
Soprattutto, la nostra esperienza nel fact-checking ci insegna che una parola attribuita a una persona e condivisa compulsivamente necessita di una verifica con la persona direttamente interessata. Per questo nelle fasi di verifica del nostro precedente articolo pubblicato l’11 aprile 2020 avevamo contattato il cardiologo di cui la lettera virale fa menzione. Il diretto interessato ci aveva riferito di non essere un cardiologo e soprattutto di non aver mai scritto quelle parole.
Per conoscere il testo integrale della lettera di smentita vi invitiamo a leggere il nostro precedente articolo a questo indirizzo. Del resto lo stesso contenuto era stato contestato da Roberto Burioni su MedicalFacts lo stesso 11 aprile: “Una scemenza di proporzioni immense”, e del resto lo stesso medico che avevamo contattato aveva fortemente contestato le parole riportate nel contenuto virale.
Una bufala vecchia di settimane che, tuttavia, non smette di ritrovare linfa “grazie” alla sua pubblicazione su nuove fonti che creano titoli clickbait. Parlare di “diagnosi sbagliata” sulla base di un contenuto virale smentito dallo stesso medico cui viene attribuito significa cascare nuovamente nelle tentazioni di una bufala.
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