È con grande tristezza che apprendiamo la notizia della tragica scomparsa di una donna di 66 anni, originaria di Cerro al Volturno (IS), avvenuta due giorni fa a causa di uno shock anafilattico provocato dalla puntura di un calabrone. Nonostante l’intervento del 118 di Castel di Sangro, purtroppo la donna è deceduta. Pur non conoscendo i dettagli della vicenda, cogliamo l’occasione per ricordare che le punture di insetto e le loro possibili conseguenze letali sono spesso sottovalutate.
Lo Shock Anafilattico
L’anafilassi è la forma più grave e pericolosa di reazione allergica che prevede l’interazione tra le IgE (immunoglobuline E) e l’allergene, ovvero una sostanza che in persone predisposte può provocare la produzione di questi anticorpi. Dopo un primo contatto, le IgE si fissano sulla superficie dei mastociti e dei basofili, cellule che contengono grandi quantità di istamina e altre sostanze che possono provocare infiammazione. Quando l’allergene entra nuovamente in contatto con l’organismo della persona predisposta, incontrerà le IgE fissate sui basofili e sui mastociti, causando il rilascio di grandi quantità di istamina e altri mediatori dell’infiammazione, responsabili dello shock anafilattico.
I sintomi più comuni, presenti in più del 90% dei casi, sono sintomi cutanei e delle mucose, seguiti da quelli che coinvolgono il sistema respiratorio e cardiovascolare (in più del 50% dei casi). Meno frequentemente possono comparire disturbi gastroenterici, come nausea, vomito, diarrea e crampi addominali.
Cosa fare in caso di reazione allergica causata da una puntura di insetto?
In caso di segni di shock anafilattico, la prima cosa da fare è chiedere immediatamente un intervento medico, chiamando il 112 o recandosi in Pronto Soccorso. Se ciò non è possibile, bisognerebbe iniettarsi precocemente dell’adrenalina (epinefrina) attraverso un dispositivo (auto-iniettore) spesso prescritto a persone con allergie potenzialmente gravi o che hanno già avuto uno shock anafilattico. Si tratta di una siringa con un piccolo ago nascosto che, premuta contro la coscia, inietta una dose di farmaco. L’uso immediato di un auto-iniettore può rappresentare, in molti casi, un vero e proprio salva-vita. Bisogna sottolineare che, anche se i sintomi migliorano dopo l’uso dell’adrenalina, è necessario recarsi al pronto soccorso poiché le reazioni anafilattiche possono ripresentarsi. In alternativa, è anche possibile assumere un antistaminico per bocca e applicare localmente una pomata cortisonica. Il medico, se necessario, prescriverà una terapia antinfiammatoria a base di cortisone per bocca per 3-7 giorni.
E’ possibile prevenire lo shock anafilattico e le sue conseguenze anche letali?
Conoscere le proprie allergie è fondamentale: sottoporsi a test allergologici per identificare specifiche allergie agli insetti e evitare situazioni e luoghi dove è più probabile incontrare insetti pericolosi, come aree boschive, prati in fiore e frutteti, è sempre consigliabile. Inoltre, indossare abiti protettivi e chiusi quando ci si trova in ambienti a rischio, utilizzare repellenti per insetti e tenere le finestre chiuse o dotate di zanzariere durante la stagione degli insetti può fare la differenza. Infine, consultare un allergologo per programmare visite regolari e considerare terapie desensibilizzanti (immunoterapia) che possono ridurre la gravità delle reazioni allergiche è fondamentale. Creare un piano d’azione personalizzato per le emergenze in collaborazione con il proprio medico e assicurarsi che il piano sia noto e accessibile a familiari, amici e colleghi è un altro passo importante. Seguendo queste misure, è possibile ridurre significativamente il rischio di decessi o complicanze per shock anafilattico e migliorare la gestione delle allergie.
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