Tradurre un articolo è sempre un po’ tradire. Nella traduzione potremmo scoprire che ‘The worst-case scenario for coronavirus is likely’ (letteralmente: “Il peggior caso possibile per il coronavirus è probabile“) diventa Coronavirus, secondo un esperto potrebbe diffondersi in via permanente.
Quindi saltiamo le traduzioni che sono apparse per la rete e scopriamo che, per quanto gli articoli traducano correttamente, una combinazione di “lost in translation” e la pessima abitudine dell’Italiano medio a condividere e commentare prima, condividere poi, leggere se gli avanza tempo sta portando a diversi allarmismi.
Delle dichiarazioni del dottor Jonathan D. Quick, della Duke University nel North Carolina
Autore di un libro chiamato The End of Epidemics: The Looming Threat to Humanity and How to Stop It. Traducibile come “La fine delle Epidemie: la costante minaccia al genere umano e come sconfiggerla”.
Il dottor Quick, collaboratore dell’OMS, mette sul piatto due scenari egualmente possibili, evidenziando come il peggiore dei due sembri salire in probabilità.
Primo scenario: la quarantena riesce a contenere il SARS-CoV-2. Senza altri organismi da infettare il SARS-CoV-2, e quindi il COVID19, spariscono.
Secondo scenario: l’elevata infettività del SARS-CoV-2, unita al fatto che come abbiamo visto il COVID19 non si manifesta sempre con sintomi estremi e virulenti, ma spesso blandi, fa in modo che il COVID19 rimanga permanentemente in circolo tra le molteplici “forme influenzali” esistenti.
In più, nel pessimo caso ci sarebbe da affrontare una fatalità del 2% dei casi: venti volte più della normale influenza di stagione, molto meno del letale cugino SARS.
Sempre nel secondo caso affrontiamo delle incognite: secondo Quick avremmo sottostimato il periodo di contagio e le sue modalità.
Uno studio della Fondazione Gates dimostra inoltre che
Arrestare un’epidemia nelle prime settimane fa tutta la differenza del mondo. Quanto alla fiducia, è necessario diffondere informazioni neutrali, basate sull’evidenza ed evitare di confondere la popolazione. Una popolazione confusa smette di cooperare: speriamo ciò non accada in Cina.
Il Dottor Quick ricorda che in periodo di epidemia, specialmente se lo scenario di rischio si avverasse, l’antivaccinista medio diventerebbe una proverbiale quinta colonna del Virus.
Con l’antivaccinismo militante che prende piede tra i millennials, sovente a causa dell’appeal che su questi hanno gruppi e gruppetti Facebook che popolarizzano e rendono affascinante il rifiuto della vaccinazione e della medicina ufficiale fino alle estreme conseguenze o fino alle teorie più grottesche e risibili, lo scenario “peggiore” diventa peggiore per davvero.
Se infatti siamo nei tempi previsti dall’OMS per ottenere vaccini entro l’anno, con USA e Australia che guidano la volata alla ricerca di un vaccino efficace (gli USA sono infatti alla sperimentazione umana di primo stadio, l’Australia alla sperimentazione animale), il rifiuto patologico dei vaccini in base alle più stralunate teorie del complotto potrebbe trasformare il SARS-CoV-2 da un ospite scomodo ma gestibile in un ospite sgradevole e letale.
Ricordiamo che il vaccino è un obbligo di solidarietà: ci vacciniamo tutti per salvare i soggetti a rischio.
Un rifiuto del vaccino potrebbe non garantire più tale solidarietà essenziale di fronte ad un nuovo patogeno.
Come gli accaniti giocatori di Plague Inc. (il “simulatore di Epidemia” bandito dalla Cina) sanno, nel momento in cui il giocatore (nei panni di un osservatore della lotta tra ricerca e patogeni in grado di dirigere l’evoluzione di una malattia) vuole rendere la vita difficile al genere umano, non ha che da scegliere il patogeno più virulento possibile (un virus altamente infettivo) e piazzarlo in una nazione popolosa, in un clima favorevole all’infezione e in condizioni favorevoli.
Secondo Quick quasi nessuno stato è perfettamente a prova di Pandemia, e le circostanze di nascita del SARS-CoV-2 l’hanno piazzato laddove la risposta del sistema sanitario è stata efficace, ma la prevenzione difficile.
La nota di speranza che molte traduzioni ignorano è però sempre nel finale
The world will continue to have disease outbreaks, but there is plenty we can do to protect ourselves against global catastrophes like the 1918 flu.
Il mondo continuerà a subire epidemie, ma c’è molto che possiamo fare per proteggerci da catastrofi come l’influenza del 1918.
Sostanzialmente, SARS-CoV-2 è partito in vantaggio, e c’è una possibilità di poterlo rivedere in futuro.
Ma non è detto che dobbiamo rendergli la vita facile: possiamo strozzare la sua avanzata qui ed ora agendo solidalmente, e in futuro opporgli la vaccinazione.
Arma alla quale nessun virus resiste.
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