Ci segnalano i nostri contatti una notizia. Una notizia che in tempi normali avremmo definito una assoluta non notizia. Ma questi non sono tempi normali, e sappiamo che quello che per il mondo è una sfida, per il sovranismo militante da tastiera, per i Napalm51 e le Goccediluna07 in ascolto è l’ennesima opportunità per buttarla in caciara nell’agone politico.
Trattasi della notizia secondo cui l’Italia avrebbe concesso un prestito (non un regalo, ovviamente) a sostegno delle imprese Tunisine
Assolutamente confermata.
La rabbia del sovranista da tastiera però impatta brutalmente su una serie di considerazioni.
Vedi aggiornamento, in fondo, a seguito della nota comunicata dalla Farnesina.
Ricordiamo che non puoi rompere un accordo per futili ragioni di risse virtuali.
Ci ricorda ANSAmed, la sezione di ANSA dedicata al Mediterraneo che
L’Italia, tramite la Cassa Depositi e Prestiti, ha versato 50 milioni di euro (circa 157 milioni di dinari) a titolo di credito d’aiuto alla Banca Centrale tunisina”. Lo rende noto su Facebook l’ambasciata d’Italia in Tunisia aggiungendo che “questa somma è destinata a sostenere le imprese tunisine e potrà essere utilizzata per rispondere all’impatto socioeconomico del coronavirus in Tunisia, supportando le misure messe in campo dal Governo tunisino. È un primo passo, mano nella mano, per far fronte al Covid-19”. Il presidente tunisino Kaies Saied due giorni fa ha informato il presidente Sergio Mattarella della “volontà della Tunisia di inviare in Italia una delegazione medica a sostegno degli sforzi intrapresi dalle autorità italiane, nonostante i modesti mezzi a disposizione della Tunisia, poiché la situazione oggi nel mondo riguarda tutte le nazioni e non più un paese soltanto”.
Sostanzialmente, il nostro esercito di Napalm51 e Goccediluna, si sta comportando, in un mondo globale, come il bambino viziato che dimentica quando l’hai aiutato ad evitarsi un votaccio a scuola e decide che non metterà un soldo per il tuo compleanno perché prima deve comprarsi la Nintendo Switch per se stesso.
È da un lungo periodo nel quale l’Italia sta proficuamente investendo in Tunisia: in tempi non pandemici sapevamo che
“Diverse aziende italiane di fama mondiale, tra cui la casa automobilistica Fiat e il gruppo tessile Marzotto, hanno espresso la volontà di investire in Tunisia, che è un sito attraente per gli investitori italiani”.
Ovviamente, con un’economia “di guerra” che finito il lockdown dovrà per forza di cose ripartire tagliarsi fuori l’indotto perché “prima gli Italiani!!” equivale di fatto dalla versione in salsa socioeconomica di tagliarsi i genitali per fare dispetto alla moglie fedifraga.
L’Italia, dal punto di vista meramente utilitaristico, ha degli interessi da difendere in Tunisia che coincidono coi suoi interessi e con quelli della ripresa.
Anche solo il soffiare sul fuoco del gossip e della campagna elettorale forzata significherebbe pertanto mettere quella preziosa ripresa a rischio.
L’economia Italiana non può supportare una pura autarchia: ci abbiamo provato, abbiamo fallito. Avremo bisogno di tutte le risorse ed investimenti e della rete economica costruita in questi anni: e solo se riusciremo a tenerla in piedi potremo non dico cancellare i danni della Pandemia ma mantenere il motore produttivo del paese in grado di produrre e, forse, riattivare un mercato al momento sopito.
Siamo quindi di fronte ad un prestito necessario per far fronte ad una pandemia. Erogato ad una nazione che ci ha dato aiuto e supporto e che è un nostro stabile partner economico.
Ma anche se non lo fosse, troviamo risibile come gli stessi cattivisti da tastiera che ieri invocavano improbabili boicottaggi e linciaggi del popolo tedesco per non aver ceduto al popolo italiano le preziose mascherine, che si scagliavano contro il blocco di Visegrad per aver ostacolato con la loro gestione delle frontiere l’arrivo degli aiuti alla Cina, oggi decidano di criticare il Presidente della Repubblica stesso “ordinandogli” di comportarsi allo stesso modo dei cattivoni che, a loro dire, li avevano abbandonati alla pandemia.
Pandemia, come suggerisce la stessa parola, significa un problema di tutti.
E se non ne usciamo tutti assieme, ne moriamo tutti assieme.
In merito ad alcune polemiche sollevate nelle ultime ore, la Farnesina precisa che quello nei confronti della Tunisia non è un dono, né un regalo, bensì un credito (di aiuto), appunto di 50 milioni di euro, che rientra nel quadro del più ampio Memorandum of Understanding Italia – Tunisia siglato nel 2017, dunque ben tre anni fa. Non solo: il contratto di finanziamento è stato poi perfezionato il 18 marzo 2019, contestualmente alla sottoscrizione del relativo accordo intergovernativo Italia – Tunisia, su risorse del Fondo Rotativo per la Cooperazione allo Sviluppo (ex lege 125/2014) di cui CDP è gestore per sostenere gli investimenti privati nel settore agricolo e dell’economia sociale e solidale.
Si tratta dell’esecuzione di un’intesa bilaterale poi giunta nel marzo 2019 e, proprio a tal proposito, sorprendono non poco le strumentalizzazioni giunte al riguardo. Si evince facilmente, dunque, che la finalità del credito, proprio perché connessa ad accordi del 2017, non potrebbe essere collegata in alcun modo all’emergenza Covid, ma a un programma a supporto delle PMI tunisine definito a livello intergovernativo nella prima metà dello scorso anno. Programma di supporto come peraltro ve ne sono molteplici e dei quali, si ricorda, giova in modo indiretto anche il tessuto imprenditoriale italiano attivo sul territorio.
Esattamente come abbiamo detto, con una ulteriore precisazione in più: l’accordo a beneficio delle PMI sia Italiane che Tunisine era precedente a COVID19, sancito e stabilito anni prima.
Non puoi rompere un accordo così, all’improvviso. De botto e senza senso.
Specie se, come ricordiamo, facendolo metteresti in pericolo il futuro economico della Nazione.
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