Coronavirus infetta il cervello. Due nuovi studi: «Perdita olfatto tra sintomi, attacco al sistema nervoso»
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Questioni complesse raramente accettano soluzioni semplici, va detto. E come per il modello teorico del COVID19 come malattia prevalentemente maschile, parlando di uno studio scientifico, i tag analisi in corso e precisazioni sono obbligatori a prescindere.
Citando un ormai datato anime passato in televisione anni fa
A quel tempo noi eravamo sicuri che fosse anche la verità della vita. Invece, il mondo reale è imperfetto e non esiste davvero una legge che sia in grado di spiegare tutto quanto, nemmeno il principio dello scambio equivalente.
Ogni studio scientifico, finché non perviene dalla teoria ad un risultato certo, ripetibile e verificabile in laboratorio è da intendersi come un modello, un tentativo di interpretare il reale cercando quella legge in grado di spiegare il tutto.
Sommiamo a questo un’attitudine del mondo intero, per forza di cose, a parlare di Coronavirus. Sempre. SARS-CoV-2, nolente o volente, è diventato lo scomodo e ostile nemico col quale tutti noi non possiamo fare altro che convivere, studiandolo fino al momento della sconfitta o di una tregua eterna, come quella che abbiamo con tutti i suoi parenti e cugini.
Una notizia curiosa è quella che vede studiare tra i possibili sintomi di COVID19 l’anosmia, la perdita dell’olfatto.
Perdita olfatto tra sintomi, attacco al sistema nervoso?
Durante una sindrome influenzale la perdita dell’olfatto passa solitamente in secondo piano. Del resto, col naso otturato chi sente gli odori?
Casi che si sospetta, enfasi su sospetta, legati alla presenza del SARS-CoV-2 nel sistema nervoso.
Un modello teorico richiede però studi, e il SARS-CoV-2 è una nuova pagina della Virologia.
Secondo il dottor Clemens Wendtner, professore di medicina all’Università di Monaco di Baviera i pazienti riguadagnano la possibilità di sentire gli odori e il gusto dopo pochi giorni o al massimo dopo una o due settimane.
Lo studio del dottor Yanchao Li mette a confronto SARS-CoV-2 coi suoi cugini più anziani SARS-CoV e MERS-CoV, ricordando come, empiricamente parlando, anche SARS e MERS provocavano anosmie indipendenti da un naso libero o occupato.
E lo stesso effetto si è ottenuto con cavie da laboratorio infette da SARS e MERS: anche in loro sono state trovate tracce dimostranti l’arrivo di SARS-CoV e MERS-CoV nel tessuto cerebrale ma senza ancora capire i meccanismi per cui questo accade.
Parliamo di circostanze interessanti, se non fosse per l’impatto devastante che COVID19 ha sulle nostre vite e che rendono tale conoscenza, letteralmente, pagata ad un prezzo assai alto.
Gli sforzi della comunità scientifica si concentrano sulla battaglia a COVID19: per buona ragione.
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