Dopo tante preoccupazioni un raggio di speranza. Non troppo luminoso, siamo ancora alle prime fasi. Ma ci siamo vicini.
Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco, dice il proverbio: ma il gatto si avvicina. Lo sentiamo miagolare in giro, mangia la pappa che lasciamo fuori dalla porta ed abbiamo visto delle orme.
Se entrerà nel sacco, lo vedremo. Di che parliamo?
Secondo le FAQ del Ministero della Salute per creare un vaccino ci sarebbero voluti dai dodici ai diciotto mesi: chi ha tempo non aspetti tempo. Gli Australiani ci lavorano da tre settimane, riporta la Stampa.
«Esistono ancora numerosi test per garantire che il vaccino-candidato sia sicuro e che crei un’efficace risposta immunitaria, ma la tecnologia e la dedizione dei ricercatori vogliono testimoniare che il primo ostacolo è stato superato», ha detto Peter Hj, vicecancelliere e presidente dell’ateneo australiano. È lui stesso a spiegare come la Cepi (Coalition for Epidemic Preparedness Innovations, l’organizzazione internazionale che si occupa dello sviluppo della ricerca nei vaccini e che ha sede in Norvegia) abbia chiesto l’aiuto dell’Università del Queensland perché ha la tecnologia necessaria per produrne uno «entro sei mesi».
Gli studiosi hanno affermato che le prime ricerche sono andate «come previsto» e che il materiale creato ha le proprietà che consentono al team di procedere allo sviluppo del vaccino.
Se la ricerca si rivelerà promettente, i tempi potrebbero anche accorciarsi. Non di troppo, ma ogni settimana rimossa dall’equazione è essenziale.
È una sorprendente catena di cooperazione internazionale, una staffetta che parte dalla Cina che consegna agli Australiani tutti i dati in loro possesso, consentendogli di lavorare su una propria colonia del virus per tre terribili settimane senza sosta.
Il risultato in vitro è perfetto, ed ora la staffetta passa al CEPI che fornirà ogni aiuto necessario a varcare i due passi successivi: sperimentazione animale e sperimentazione umana.
Passi da susseguirsi in scadenze ben indicate, e che si spera rispettate: la sperimentazione animale comincerà questa settimana nei laboratori universali per poi spostarsi negli stabulari dell’Austrialian Animal Health Laboratory, uno dei pochi laboratori di classe 4 nel mondo.
Per chi avesse perso le puntate precedenti, un BSL-4 è un laboratorio “di massima sicurezza” dove si lavora con misure tecniche e precauzioni all’avanguardia, comprendenti l’uso di due o più paia di guanti sigillati a tute particolari, con comparti stagni e tutto quello che serve per lavorare su virus che eccedono e di molto il livello di pericolosità del SARS-CoV-2.
Se tutto va bene, la scadenza dei 12-18 mesi potrebbe essere rispettata, coi primi test su esseri umani pronti da effettuarsi a metà anno.
In realtà molte nazioni sono già in corsa per creare un vaccino, ed ogni laboratorio ha scelto diverse metodologie: ma è fatale che tutti noi alla fine convergermo sulla soluzione che si dimostrerà più efficace e celere, e preghiamo con tutte le forze che gli step di ricerca successivi dimostrino la ricerca australiana efficace.
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