Continuano le buone notizie dal fronte vaccinale, principale speranza per il ritorno alla normalità. Viene infatti confermata l’efficacia del 95% del vaccino Pfizer.
Incidentalmente, la pubblicazione sul New England Journal of Medicine dei dati relativi alla sperimentazione è interessante per due motivi.
Il primo, ovviamente, sono le buone notizie di cui vi parliamo, delle quali il fatto che sia stata confermata l’efficacia del 95% del vaccino Pfizer è solo la ciliegina su una torta di buone notizie.
Il secondo è che un po’ tutti i bufalari che hanno sciamato sotto l’articolo in cui avevamo dimostrato che Pfizer non aveva alcun intenzione di tenere alcun dato segreto per quattro anni ci devono ora delle scuse.
Ovviamente, la comunità scientifica continuerà a ricevere ogni dato, come gli enti regolatori.
E proprio da questi dati apprendiamo una serie di cose.
Il complesso di notizie è tale da spingere anche il solitamente cauto, a tratti amaro, Burioni ad uno stato di motivato ottimismo.
Ottimismo descritto in lungo e in largo nell’articolo recentemente comparso su MedicalFacts: l’efficacia del vaccino viene confermata al 95% (con una forbice dal 90 al 97%, compatibile con gli iniziali rilievi) e, nonostante come sia noto gli attuali vaccini contro COVID19 richiedono la somministrazione di due dosi, già la prima dose ha, nei 12 giorni dall’iniezione, conferito una immunità parziale.
Il medico richiama i benefici del vaccino contro la varicella, che come tutti sanno, serve ad evitare di ammalarsi, ma se per avventura fosse fatto in un soggetto in incubazione comunque “arriverebbe in ritardo” per evitare la malattia ma basterebbe ad attenuarne i sintomi ed impedire forme gravi della malattia.
Il che è un beneficio immane che risponde anche ai dubbi antivaccinisti che abbiamo affrontato in passato. Quelli di chi nega i vantaggi di ogni forma di immunizzazione non sterilizzante come cavallo di Troia per combattere il concetto stesso di immunità.
Secondo lo studio su un campione di 36.523 partecipanti senza precedenti contatti con SARS-CoV-2, a 7 giorni dalla seconda dose, solo 8 persone hanno contratto la malattia tra i vaccinati e 162 tra i non vaccinati.
Tra gli “incerti”, ovvero coloro dei quali non era possibile sapere se vi era stato precedente contatto con SARS-CoV-2 (situazione più frequente), ci sono stati solo nove casi tra i vaccinati e 169 tra i non.
Non solo!
Come risposta agli ulteriori dubbi (invero strumentali) su potenziali “effetti collaterali avversi” gli effetti legati allo studio sono stati gli stessi del vaccino antinfluenzale: doloretti moderati sul luogo della puntura, stanchezza e mal di testa risolti in un paio di giorni (peraltro meno comuni tra gli anziani).
Appare una descrizione delle reazioni severe descritte dagli antivaccinisti militanti come una grave minaccia: il 2% dei vaccinati ha avuto reazioni di Grado 3, ovvero sintomi significativi ma, come vedremo, non tali da destare allarme.
Febbri temporanee in simili proporzioni di giovani e anziani, ma ovviamente non COVID19 e risolvibili con esiti molto, ma molto più benigni di una malattia che abbiamo visto abbastanza grave, e, soprattutto, percentuali simili di eventi avversi sono state osservate sia tra i vaccinati che tra i non, senza alcuna morte legata a COVID-19.
Sostanzialmente, non ci sono evidenze che possano portare a classificare il vaccino Pfizer come poco sicuro.
Secondo quanto descritto dal New England Journal of Medicine, l’ormai prossima approvazione da parte dell’FDA è praticamente un atto dovuto: tutte le caratteristiche minime richieste di efficacia e sicurezza sono state ampiamente superate.
Stappiamolo, con moderazione: abbiamo decisamente un’arma in più per uscire dalla Pandemia, ma concordiamo col Dottor Burioni su una cosa. Adesso spetta al sistema sanitario distribuire i vaccini, senza perdere tempo, approntando una macchina organizzativa che abbiamo visto essere complessa.
Che il Regno Unito ha attivato immediatamente, cominciando già la vaccinazione.
E che al momento non possiamo permetterci di rimandare, traccheggiare o altro.
Abbiamo già un Piano Vaccinale pronto, ma potrebbe essere il momento di metterlo alla prova, se non di meditare anche noi di anticiparlo al giorno dopo la distribuzione del primo vaccino viabile: appunto Pfizer.
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