COREA DEL NORD – BUFALE E VERITA' – Kim Jong-un

Girano molte notizie sulla Corea del Nord. Notizie contraddittorie tra di loro sovente. Secondo tali bufale la Corea del Nord sarebbe una specie di inferno gestito da un folle che usa cani affamati per sbranare i suoi parenti e pretendenti all’ambito ruolo di dittatore come un’edizione postmoderna del Trono di Spade (sbufalata qui: http://www.wired.it/attualita/politica/2014/01/28/kim-jong-un-presidente-della-corea-del-nord-e-re-delle-bufale/ e qui http://www.tempi.it/corea-del-nord-lo-zio-del-dittatore-kim-sbranato-da-120-cani-e-una-bufala-internazionale#.U_SStEhWk2M), controlla i media fino a trasformare il mondo in un suo personale Truman Show dove riesce perfino ad editare dettagli scomodi degli eventi di rilevanza mondiale, convincendo orde oceaniche di cittadini/sudditi/droni che la Corea del Nord è arrivata in finale ai Mondiali di Calcio 2014 ( sbufalata qui: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Mondiali-la-finale-sara-Corea-del-Nord-Portogallo-la-bufala-fa-il-giro-del-mondo-512d6fd1-94d6-4f38-a133-46e73fcf7b95.html , era solo un articolo satirico asceso a bufala) e che avrebbe creato addirittura una linea di tagli obbligatori per capelli, diciotto per le signore ed uno solo per i signori ispirati alle sue chiome ( sbufalata qui: http://www.ilsussidiario.net/News/Esteri/2014/3/27/COREA-DEL-NORD-Nuova-follia-di-Kim-Jong-Un-tutti-i-maschi-dovranno-avere-il-suo-taglio-di-capelli/486485/ ).

Dall’altro lato la recente visita di una delegazione italiana accompagnata dalle telecamere di TV6 ( http://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2014/03/17/AQ1Nlo8B-crimini_tranquillo_quali.shtml ), intervistando l’ambasciatore Kim Chun Guk restituisce un’immagine del tutto diversa, della Corea del Nord come un paese “sicuro e tranquillo”, archiviando le precedenti bufale ad operazioni di discredito.

Come sempre, la virtù è nella temperanza e nel mezzo, ovvero in una rilettura critica delle fonti.

Correttamente la delegazione Italiana ha infatti corretto alcune delle “follie dell’Imperatore” filtrate sulla rete. A dire dello scrivente attribuibili più che ad un discredito organizzato al disorganizzato “discredito” di cui si nutre la Rete, solleticata dall’immagine di un paese di dreni inclini a vivere in un mondo di fantasia costruito ad arte da un folle dittatore con diritto di vita e di morte che ordina esecuzioni brutali per mezzo di torme di cani feroci di oppositori politici e persone che rifiutano di modellare i loro capelli sulla sua acconciatura.

Ciò non significa, attenzione, che la Corea del Nord sia un paradiso e che le preoccupazioni dell’ONU sulla Corea del Nord siano infondate.

La Corea del Nord ha infatti ricevuto giusto agli inizi di quest’anno una forte “Wake-up call” dall’Ex Giudice Australiano Michael Kirby, presidente della Commissione ONU per i Diritti Umani in Corea, che prima di provvedere al deposito delle risultanze ha provveduto ad informare Kim Jong-Un di non essere per niente soddisfatto dei risultati ottenuti, avendo riscontrato 1. Una serie di violazioni dei diritti umani compiute da ufficiali militari e governativi sotto il controllo diretto del Governo o, comunque, col benestare dello stesso 2. Campi di prigionia destinati a dissidenti politici, cittadini che hanno tentato, fallendo, di espatriare, prigionieri per motivi religiosi ed altri cittadini Coreani accusati di portare “influenze straniere e contro la leadership”. Come nei tempi oscuri dell’Olocausto, tali scelte vengono giustificate con una demonizzazione di routine del dissidente, visto dalla popolazione come una minaccia al loro stesso benessere e stile di vita e quindi come qualcuno che merita quella discriminazione 3. Cittadini Coreani e non che si sono visti negare l’espatrio o il rimpatrio, rimanendo così bloccati in Corea del Nord senza alcuna possibilità di uscita, se non lavorare “per il benessere della nazione” 4. Violazioni del diritto all’alimentazione della popolazione, sovente in congiuntura con le disumane condizioni di prigionia dei prigionieri politici, sovente legate alle politiche di confisca e redistribuzione del cibo, inefficaci ed inclini ad errori anche brutali, ad incremento della povertà degli strati più miserabili della popolazione

Il testo completo della lettera, che si conclude con una richiesta di ottemperare alla limitazione, fino all’eliminazione, di tali gravi colpe, è disponibile qui ( http://www.theguardian.com/world/interactive/2014/feb/17/united-nations-letter-north-korea-human-rights ), ed una copia del rapporto definitivo ( http://www.ohchr.org/EN/HRBodies/HRC/CoIDPRK/Pages/ReportoftheCommissionofInquiryDPRK.aspx ), unita a link alle testimonianze e gli indirizzi per contattare la Commissione stessa per maggiori dettagli.

E’ quindi _sostanzialmente corretto_ ammettere che un ipotetico turista o visitatore Italiano, oggi, non rinverrebbe nella Corea del Nord alcuno dei segnali di “alienità” incarnati nelle bufale più alla moda.

Non incontrerebbe torme di cani feroci che sbranano dissidenti politici, non incontrerebbe un esercito di droni vestiti ad immagine e somiglianza del Leader e delle donne della sua famiglia e riuscirebbe senza problemi ad informarsi sui grandi avvenimento del mondo.

Ciò non toglie che invece, se potesse per avventura farsi cittadino della Corea del Nord, incontrerebbe una situazione del tutto diversa, contro la quale l’ONU si è scagliata con forza ed alla quale è necessario, anzi imperativo porre rimedio.

In questo scenario la diffusione di bufale non solo non aiuta, ma è un ostacolo: ogni tentativo di gettare discredito sulla Corea del Nord con accuse inventate e non comprovate infatti toglie forza e vigore ai capi di accusa ritualmente formulati e redatti, cementando l’immagine di una Corea del Nord come un Davide vittima di Golia mendaci e violenti.

Il Diritto Internazionale infatti, ricordiamolo, non ha potere cogente diretto.

Non puoi insomma arrestare o multare una sanzione, e l’efficacia della “moral suasion” (l’opera di dissuasione) e delle sanzioni internazionali è tanto più forte quanto è forte il consenso internazionale ed il prestigio riconosciuto alle accuse formulate, e si indebolisce qualora venga mescolata a bufale così grottesche da suonare, a tutti gli effetti, come tentativi di gettare discredito.

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