C’è del vittimismo (“vogliono censurarci”), dell’autoconvinzione (“noi sappiamo”) ma soprattutto tanta salsa QAnon in un post comparso sui social che mostra dei container al porto di Trieste. La città, al centro delle cronache per le manifestazioni contro il green pass, è ora oggetto di post allarmistici, sensazionalistici e acchiappalike che vogliono convincere i social che dentro quei container ci siano esseri umani.
Guarda caso
Allora…
Il porto di Trieste zona franca
Li dentro non possono entrare né finanza né carabinieriIl porto ora sappiamo appartiene alla CINA
QUINDI…..
ARRIVANO CONTAINER DALLA CINA E ((
RITORNANO IN CINA PASSANDO DA ALTRI PORTI.))…. E NON VENGONO CONTROLLATI
E NOI SAPPIAMO COSA C’È NEI CONTAINER!!!!!!
Credo che il quadro sia completo.
È vero che una parte del porto di Trieste (noto anche come Porto Giuliano) sia un porto franco, e tale è dal 2017 da quando è diventato l’unico porto franco internazionale d’Europa. Per “porto franco”, in sostanza, si intende un territorio delimitato che gode di alcuni benefici tributari, in cui non vengono pagati dazi di importazione né imposte. Sul sito ufficiale troviamo tutte le informazioni.
Chi scrive il post afferma con una certa enfasi: “Il porto ora sappiamo appartiene alla Cina”, ma così non è. È pur vero che nel 2019 l’Italia firmò con Pechino un’intesa a sostegno della “nuova via della seta” (belt and road initiative), un progetto tutto cinese con mire commerciali di espansione per interconnettere l’Eurasia. Nel mirino della Cina c’era anche il porto di Genova.
Tuttavia la pandemia del Covid aveva bloccato ogni manovra, e solo ultimamente il porto di Trieste ha iniziato a dischiudersi a favore della compagnia di logistica tedesca HHLA, che Repubblica ci ricorda essere “partner di Cosco, compagnia di Stato cinese”. Per i più profani, in ogni caso, si può dire che il porto di Trieste sia italiano? Oppure è cinese? O ancora, tedesco? A queste domande ha risposto il presidente dell’Autorità Portuale Zeno D’Agostino in un’intervista del 2020:
Trieste è un porto mitteleuropeo in Italia. Per noi rivestono importanza apicale i collegamenti ferroviari lungo gli assi che conducono in Germania, Austria, Belgio, Lussemburgo, Slovacchia, Repubblica Ceca, in grado di trasportare merci fino in Scandinavia e nel Regno Unito.
Ricordiamo che per “mitteleuropeo” si intende tutto ciò che sta al centro dell’Europa. E con l’Italia, il porto di Trieste, come si comporta? Sempre D’Agostino ha spiegato:
Il collegamento con l’Italia esiste, verso Padova, Milano, Novara. Ma è questione delicata. Perché se puntiamo a ovest non facciamo concorrenza ai vicini della Mitteleuropa ma ai porti nazionali.
C’è, infine, l’insensata invenzione dell’autrice del post: “Lì dentro non possono entrare né finanza né carabinieri”. Deve essere chiaro che una zona franca non è un territorio di completa anarchia in cui chiunque può agire al di sopra di ogni legge senza che le forze dell’ordine possano accedervi. Non a caso, e l’autrice del post lo sa bene, proprio ieri la Polizia è intervenuta nel porto per sgomberare i manifestanti.
Cosa ci sia nei container non è dato saperlo, ma l’autrice del post e i suoi follower dicono di saperlo. Non rivelano il contenuto, però, perché la “censura” è intervenuta nei loro profili per bloccare tutte le informazioni “scomode”:
Ad attirare l’attenzione è la scritta “evergreen” sul container verde al centro dell’immagine. Sì, tutti ricordiamo un precedente: era marzo e la Ever Given era rimasta incagliata nel canale di Suez. A bordo si potevano vedere i container diretti a Rotterdam, e secondo il popolo della rete all’interno di quei container c’erano bambini e armi. Ne avevamo parlato in questo articolo.
Oggi la storia si ripete. Tra i commenti leggiamo:
In tutto ciò, l’autrice del post e i suoi commentatori non ne hanno azzeccata una, se non per il loro interesse a disinformare:
La domanda è: qual è il disegno dietro questi famigerati container pieni di cadaveri umani? La risposta è in un commentatore:
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