Approfondimento

Consiglio di Stato: la richiesta del Green Pass non viola la privacy

Era già nell’aria l’esito, ma il Consiglio di Stato ha avuto modo di confermarlo: la richiesta del Green Pass non viola la privacy.

Nasce tutto da una richiesta al TAR Lazio, sfociata nel provvedimento n. 4281/2021. Provvedimento reso su istanza di quattro cittadini che ritenevano il Green Pass violasse la disciplina sulla protezione dei dati sanitari.

Va ricordato che per suo stesso meccanismo il Green Pass non viola la privacy. Aderisce infatti a tutti i meccanismi di privacy by design e by default, ed alla minimizzazione e pseudonimizzazione del dato.

Consiglio di Stato: la richiesta del Green Pass non viola la privacy

Sostanzialmente, l’esercente o in futuro il datore di lavoro mediante l’app VerificaC19 sono solo in grado di vedere se un Green Pass è valido o meno.

Ricodiamo che non esiste alcuna differenza tangibile e nel godimento di diritti tra il Green Pass rilasciato per guarigione, per vaccinazione, per tampone o per vaccinazione da dose singola. L’ente verificatore non è posto in grado di appurare la differenza, e quindi non vi sono violazioni di Privacy.

Ricordiamo infatti che il verificatore è solo tenuto a controllare mediante il QR code sul retro del Green Pass cartaceo, o parte visibile del Green Pass digitale.  Sarà VerificaC19 a fornire informazione sulla validità.

Il Consiglio di Stato, per quel che attiene il procedimento in corso, dichiara che

“in ogni caso, non essendo stata dimostrata l’attualità del pregiudizio lamentato dai ricorrenti, restando salva la libera autodeterminazione dei cittadini che scelgono di non vaccinarsi, risulta prevalente l’interesse pubblico all’attuazione delle misure disposte attraverso l’impiego del Green pass, anche considerando la sua finalità di progressiva ripresa delle attività economiche e sociali”.

È sempre aperta la possibilità di approfondire le questioni relative alla disciplina europea in materia di dati sanitari proseguendo nel giudizio di merito.

Anche se possiamo permetterci una previsione, basata sull’orientamento della CEDU.

L’orientamento della CEDU

Abbiamo già una piccola ma costante giurisprudenza della Corte Europea per i Diritti dell’Uomo che, unita al citato provvedimento, fornisce un ottimo indice di cosa ne pensi l’Unione Europea.

Un orientamento, ribadito a ricorrenti rumeni e francesi in tempi diversi di questa difficile pandemia per cui la tutela della salute pubblica e del singolo ha prevalenza su altri interessi.

Siamo dunque ad uno scenario in cui il Green Pass si dimostra legittimo, costruito in modo da aderire alla normativa europea della Privacy e perfettamente incardinato nel bilanciamento dei doveri.

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