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Skullbreaker Challenge questo è ora di tendenza nelle scuole(vero), 2 bambini delle scuole sono già morti (falso)

Ci segnalano i nostri contatti una Catena di S. Antonio  virale su WhatsApp, che vi mostriamo sgrammaticata come ci viene mandata e che abbiamo approfondito con ulteriori novità proprio oggi 19 febbraio.

Ti preghiamo di condividere con i tuoi figli e tutti i genitori che conosci … questo è ora di tendenza nelle scuole, 2 bambini delle scuole sono già morti

Con un articolo in lingua iberica contenente dei video, tratto da Telemundo

Ciò che sappiamo della Skullbreaker Challenge

La storia parte da TikTok, contenitore/social di brevi video per ragazzini. Saltuariamente colonizzato da personaggi politici o famosi in cerca di consenso tra i giovani, perlopiù Isola che non c’è virtuale per i giovinetti.

Nella quale iniziano a comparire alcuni video relativi ad una pratica bizzarra e sconsigliabile, che non vi mostreremo in embed, quindi in video linkato, ma potrete riscontrare se credete al link indicato.

Tre giovani si mettono in riga, uno fa un saltello e gli altri due cercano di fargli lo sgambetto impedendogli di atterrare correttamente. Il gioco si chiama rompicranio perché, ovviamente, se caschi di testa mentre fai saltelli rischi danni che vanno dalla lieve commozione cerebrale alla frattura cranica.

Si registrano secondo il portale almeno due casi che però, a dispetto di quanto descritto dalla Catena di S. Antonio non sono sfociati nella morte.

Una ragazza di Miami, che ha riportato lesioni non vitali e il ragazzino protagonista di uno dei video più virali, in Venezuela.

Il Comunicato del Municipio Venezuelano e l’effetto Werther

Anche in questo caso il giovane non è morto, ma la questione è stata deferita alle autorità per impedire che anche questa challenge diventi virale.

Siamo ora al rischio del c.d. Effetto Werther.

Ricordate i tempi in cui il Blue Whale divenne un fenomeno reale nel momento in cui, parlando in continuazione del “pericoloso gioco suicida probito” alla fine si creò un insieme di regole che gli aspiranti suicidi potevano e volevano seguire?

Ricordate quando la Tide Pods Challenge, ovvero i video di ragazzini che masticano per sfida capsule di detersivo per lavastoviglie divenne virale?

E quando anche da noi arrivò la Samara Challenge, ovvero la sfida adolescenziale del girare vestiti come mostri dei film dell’orrore con tanto di adulti che (invero con poca maturità) invocavano il diritto di percuotere e maltrattare i ragazzini per “punirli” finché le violenze non ci scapparono davvero?

Non pensate che questo fenomeno sia tipico dell’età postmoderna e dei Social.

Non a caso si chiama Effetto Werther, parte della famiglia dell’effetto Emulazione: quando si parla di suicidio in un’opera di letteratura o alle masse, finisce che i tassi di suicidio aumentano per un certo periodo.

Accadde quando furono pubblicati I Dolori del Giovane Werther, accadde con Le ultime lettere di Jacopo Ortis. Nuovamente, la morte di Marilyn Monroe suscitò ondate di suicidi e la serie televisiva Tredici (che narra il “testamento” di una ragazzina suicida) è stato accompagnato da diversi disclaimer.

L’emulazione è sempre alle porte, e non riguarda solo i suicidi.

Ogni volta che una pratica suicida o semplicemente pericolosa viene descritta nel dettaglio e/o presentata in modo romantico e drammatizzato, si getta fuoco sulla sua viralità.

E diffondendo video e immagini in chiaro di tali pratiche per arginarle genera l’effetto opposto.

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