Notizia recentissima: è stato concesso all’Ucraina lo stato di candidato UE, con voto quasi plebiscitario.
Solo ieri l’Ucraina ha bussato alla porta dell’Europa, per una bizzarra eterogenesi dei fini.
Eterogenesi nella quale la principale giustificazione di Putin era non avere ostilità alla frontiera e in pochissimi giorni è riuscito a fare in modo che l’intero mondo guardi a lui ed alla Russia con sospetto se non con paura.
Attirando quindi il resto delle nazioni verso le organizzazioni sovranazionali per difesa, trasformando Unione Europea e NATO in uno scudo ed un asilo che rende entrambe molto più desiderabili che in passato.
Quindi l’Eurocamera ha concesso all’Ucraina lo stato di Candidato UE (o meglio, mosso il primo passo per la concessione). Pochi voti di astensione, pochissimi i contrari. Praticamente un plebiscito.
Contrariamente a basse insinuazioni che abbiamo letto nelle ultime 24 ore, lo stato di candidato dell’UE è solo l’inizio di un lungo percorso e non significa che “fanno entrare l’Ucraina senza che rispetti i valori europei”.
Anzi, lo stato di candidato comporta proprio non solo l’aiuto e il supporto dell’Unione verso l’esterno, ma anche all’interno. Il dovere/diritto/obbligo di migliorarsi e aderire ai valori di diritto, eguaglianza, libertà, democrazia e rispetto delle minoranze su cui l’Unione si fonda.
Basta ricordare che secondo il Glossario dell’Unione Europea
A seconda della situazione specifica, il paese candidato dovrà portare a termine un profondo processo di riforma, ad esempio, migliorando le proprie infrastrutture e capacità amministrative alla luce dell’attuazione di una nuova legislazione conforme al corpus legislativo e alle norme dell’Unione europea (denominato acquis). Al fine di soddisfare le condizioni di adesione, i paesi candidati e i candidati potenziali dovranno prestare grande attenzione all’attuazione di riforme importanti nell’ambito dello Stato di diritto, dell’economia e del funzionamento di istituzioni democratiche e della pubblica amministrazione. Nel corso dell’intero processo di adesione, la Commissione esamina e coadiuva il paese candidato e i potenziali candidati nel processo di riforma, fornendo assistenza finanziaria e tecnica per prepararli all’adesione all’Unione europea.
Comincia quindi un processo che non è solo di assistenza finanziaria e tecnica per difendersi da una guerra, ma anche per promuovere dignità umana, libertà, democrazia, uguaglianza, Stato di diritto e rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti alle minoranze (articolo 2 del TUE).
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