L’allarme viene lanciato da “Save the Children”: con il COVID scuola in presenza solo per il 50% dei giorni previsti.
E non è una buona notizia, l’abbiamo detto altre volte. I pericoli della Pandemia non si limitano al costo in vite umane della malattia, ma alle conseguenze anche sociali, economiche e politiche della malattia.
Da una Pandemia bene o male si esce: siamo usciti anche dalle Pestilenze medioevali, il problema è come, in quanto tempo e preservando cosa.
In pagine più oscure della storia si è semplicemente usciti dalle Pandemie lasciando che il prezzo ricadesse sui più deboli della società.
Lasciando morire i fisicamente deboli, lasciando sprofondare nella miseria gli strati più poveri della popolazione… un prezzo che una società civile non dovrebbe essere pronta a pagare
Lo rivela un rapporto di Save The Children che, a un anno dal primo lockdown generale – e mentre nel governo si discute di possibili nuove chiusure delle scuole – ha fotografato la situazione della didattica a distanza e in presenza degli alunni in 8 capoluoghi italiani da settembre 2020 a febbraio 2021. Scoprendo grandi differenze da nord a sud: se i bambini delle scuole dell’infanzia di Bari, per esempio, sono andati a scuola per 48 giorni sui 107 previsti, a Milano le lezioni in presenza si sono tenute per tutti i 112 giorni stabiliti.
Con un terzo dell’anno scolastico perso a livello mondiale e un incrementato rischio di dispersione scolastica e conclamato crollo delle ripercussioni su socialità, qualità dell’apprendimento e crollo della preparazione.
Studenti cui in Pandemia è inibito l’accesso in presenza ma non dispongono degli strumenti e delle strutture per seguire le lezioni in DAD.
Basti pensare ai luoghi dove le connessioni Fibra e VDSL non sono disponibili o esercibili, o alle famiglie dove non è possibile economicamente avere più di un dispositivo connesso, che spesso serve al capofamiglia per continuare ad avere un reddito.
Il risultato finale? Un calo netto del PIL futuro di un punto e mezzo che si traduce in conseguenze più concrete.
Gli studenti delle aree con disagi maggiori usciranno dal ciclo scolastico col rischio di una istruzione maggiormente limitata che influirà sulle loro prospettive future, acuendo dolorosamente un divario sociale tra chi ha potuto superare coi mezzi economici a disposizione le conseguenze della pandemia e chi non lo ha fatto.
Anche per questo, è vitale accelerare il rientro alla normale vita di socialità, spingere l’accelerazione sulla campagna vaccinale e, nel frattempo dare a tutti gli studenti le stesse opportunità.
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