Bufala

“Comandante caccia una donna che discrimina i novax”, ma si tratta di un cortometraggio

“Comandante caccia una donna che discrimina i novax”: il nuovo eroe dei novax è il protagonista di un film.

Da sempre si è riso e scherzato su chi credendo al piccolo schermo perda il contatto con la realtà e confonda i confini di entrambe: ma siamo rimasti sopresi anche noi dallo scoprire che, per i novax, un cortometraggio di tre minuti diventa improvvisamente un documento storico e reale.

“Comandante caccia una donna che discrimina i novax”, ma si tratta di un cortometraggio. Una screen del corto

“Comandante caccia una donna che discrimina i novax”, ma si tratta di un cortometraggio

Il cortometraggio, che secondo LeadStories e Politifact circola dal novembre del 2021, è una produzione di Jack Cauty e Prince Ea.

Nei tre minuti di video l’attrice Diana Winter intrepreta un passeggero che rifiuta di viaggiare di fianco ad un anonimo privo della certificazione vaccinale, e viene per questo scacciata rudemente dal Comandante.

Intepretato dall’attore Sean Pogmore.

Del resto, era ovvio che un filmato amatoriale non avrebbe potuto avere una colonna sonora di sfondo, un taglio professionale e inquadrature ad alta definizione, sia pur ridotte nel passaggio su Facebook.

Ma ai novax che hanno eletto Sean Pogmore a loro paladino e derubricato Diana Winter a “covidiota” questo non importa.

Del resto ricorderemo con orrore quella volta che orde di “Italiani Medi”, fomentati dall’apparizione di un numero di cellulare realmente attivo nella fiction “Rosy Abate, Regina della Mafia” decisero di regalare ad una povera donna incinta una notte di terrore telefonandole per tutta la notte. Allo scopo di minacciarla di stupro, violenze e altre minacce se non avesse chiuso per sempre la Mafia come si fa con un negozio, convinti che se il numero di telefono era apparso in una fiction, doveva essere il numero di telefono della “Regina della Mafia” in persona.

Il confine tra realtà e fantasia è spesso labile, ancor più labile per chi vuole crederci.

Tutto questo, perchè? Il sistema della monetizzazione di Facebook

Aberrazioni del genere sono sovente, come ricorda LeadStories, rese possibili dal sistema di monetizzazione di Facebook, che premia i video per la loro lunghezza prima che per la loro qualità.

Basta quindi aggiungere una cornicetta con evidenti errori di battitura ad un video esistente, assicurarsi che esso sia lungo almeno tre minuti e continuare a caricare contenuti video sulla propria pagina per ottenere visualizzazioni e monetizzazione, linfa vitale di ogni pagina.

Ce la sentiamo inoltre di aggiungere una tiratina di orecchie al produttore Prince Ea, che conoscendo l’ecosistema di cui Facebook fa parte, avrebbe ben dovuto segnalare la pubblicazione del video sul suo social come fiction, anziché con un laconico “She must have been having a bad day”.

Didascalia traducibile con “Deve aver avuto una gran brutta giornata”. Perché così, la brutta giornata l’abbiamo avuta noi che abbiamo dovuto rimediare alla falsa attribuzione.

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