CLICKBAIT E PRECISAZIONI Muore di tumore. Poi si risveglia! Quando inizia a parlare, sciocca tutti. Ecco perché…
Ci segnalano un articolo pubblicato il 23 Aprile 2017 su SoloItaliani (archive.is). Si parla di un caso di tumore che colpì Anita Moorjani:
Dopo la sua morte, è tornata in vita con un potente messaggio per l’umanità
I dottori avevano dato ad Anita Moorjani 2 ore di vita, quando era arrivata all’ospedale in coma il 2 Febbraio 2016.
Incapace di muoversi, per un cancro che ha devastato il suo corpo per circa 4 anni, Anita è entrata in un’altra dimensione dove ha sperimentato una grande chiarezza, la comprensione della sua vita e lo scopo qui sulla terra.
Le è stata data la possibilità di scegliere, se tornare in vita oppure no e decidere di ritornare in vita quando avesse realizzato che il paradiso è uno “stato” e non un “luogo”. Questo ha successivamente portato ad un completo recupero della sua salute.
Le parole di Anita ti ispireranno a trasformare la tua vita, vivendo autenticamente, scoprendo le tue più grandi passioni, trascendendo le tue paure più profonde, per vivere in un luogo di pura gioia.
La sua storia cambierà radicalmente le attuali credenze che hai su te stesso, il tuo scopo sulla terra, la tua salute, le tue relazioni e la tua vita!
Autrice del libro “Morendo ho ritrovato me stessa”, Anita racconta di come fosse cosciente di tutto nonostante il coma, di aver incontrato il padre morto anni prima e di aver sentito un senso di unità con il tutto.
In quella dimensione capì i motivi per cui era comparsa la malattia, legata ad avvenimenti della sua infanzia.
La paura ed il bisogno di accettazione avevano segnato il suo passato e condizionato la sua vita.
Ma la sua “avventura” in un’altra dimensione le ha permesso di comprendere tutto questo e di liberarsene, tornando ad una vita, questa volta piena di felicità.Le parole di Anita:
Una cosa che avvertivo mentre ero in questo stato di incredibile espansione, era che mi trovavo in un regno di chiarezza, dove capivo ogni cosa.
Ho capito perchè avevo il cancro.
Ho capito che ero molto più grande, tutti noi siamo più grandi e potenti di quanto pensiamo rispetto a quando siamo nei nostri corpi fisici.
Sentivo di essere in connessione con tutti, sentivo che condividevamo tutti la stessa coscienza.
Era come se provassi quello che provavano loro, sentivo la sofferenza che provavano, la rassegnazione dei medici; allo stesso tempo però, non ero coinvolta emotivamente.
Era come se al di fuori dei nostri corpi fisici, tutti noi, fossimo espressione della stessa consapevolezza.
Ecco com’era.
Non volevo tornare in quel corpo malato, ma una volta comprese le cause del cancro, sapevo che se fossi tornata sarei guarita molto rapidamente.
Nel momento in cui ho deciso di tornare, ho sentito la voce di mio padre e del mio migliore amico (entrambi morti anni prima) dirmi: Ora che sai chi sei veramente, torna indietro e vivi senza paura.
E in quel momento mi sono risvegliata dal coma.
Dopo 5 settimane fui dimessa dall’ospedale e andai a casa, ero completamente libera dal cancro.
Da quel punto in avanti ho cambiato la mia visione del mondo.
Ecco come mi sento, come se esistesse molto di più di quanto crediamo o sperimentiamo.
La nostra consapevolezza è come una torcia, quando illuminiamo qualcosa con la nostra consapevolezza, diventa realtà, diventa ciò di cui abbiamo esperienza.
Può esserci qualcos’altro sotto il nostro naso, ma se la nostra torcia non lo illumina, non lo noteremo nemmeno, non ne saremo consapevoli.
Immaginate ai miliardi di dollari spesi per la consapevolezza del cancro, a tutte le campagne di sensibilizzazione.
Ora immaginate se impiegassimo soldi, energia e fatica nella consapevolezza del benessere, avremmo un mondo molto diverso.
Immaginate se mettessimo tutti i nostri sforzi nella pace invece di fare la guerra.
Avremmo un mondo molto diverso se cambiassimo la nostra consapevolezza.
Voglio condividere con voi 5 lezioni che ho imparato da questa esperienza:
n°1
La cosa più importante che abbiamo, su cui focalizzare la consapevolezza, è l’amore; sopratutto amare se stessi.
Più amate voi stessi, più amore avrete da dare alle altre persone.n°2
Vivere la vita senza paura.n°3
Il buonumore, la risata, la gioia sono più importanti di qualunque altra attività spirituale che possiate immaginare.n°4
La vita è un dono; anche le sfide che ci arrivano sono doni.
Molte persone la vivono come se fosse un dovere, ma non dovrebbe essere così.n°5
Essere sempre se stessi.
Comprendete ciò che siete, conoscete voi stessi, amatevi incondizionatamente e siate voi stessi.
SoloItaliani cita come fonte Attivo.tv (archive.is) e lo stesso articolo compare su Dionidream (archive.is). Il titolo lascia intendere che la protagonista della storia sia ritornata dall’Aldilà per rivelare quanto appreso dalla sua esperienza post-mortem. In realtà non è andata così.
Anita Moorjani, nata a Singapore il 16 Marzo del 1959, è divenuta famosa dopo aver riportato la sua singolare avventura nel libro “Morendo ho ritrovato me stessa“, edito da MyLife e pubblicato nel 2013. La sua testimonianza è resa nota anche da alcuni video pubblicati su YouTube:
Il suo libro è recensito anche dal magazine italiano Oubliette dalla penna di Daniela Montanari. Si tratta della scoperta della propria consapevolezza, che Anita Moorjani sintetizza in una torcia che svela alcuni dettagli del buio dell’esistenza. Conquistata la consapevolezza e scoperti i dettagli della vita – afferma Moorjani – avremo più amore per noi stessi, e di conseguenza più amore per gli altri. «Il cancro mi ha salvato la vita, perché prima di ammalarmi già avevo rinunciato a vivere – racconta – presa com’ero dalle mie paure, dall’ossessione di voler piacere agli altri e di non riuscire nelle imprese difficili». Moorjani parla dunque della sua Esperienza Pre-Morte (Near Death Experience – NDE), circostanza nella quale avrebbe acquisito la nuova consapevolezza, stabilendo un contatto telepatico con coloro che si stringevano attorno al suo letto d’ospedale. Il 2 Febbraio 2006, infatti, Anita Moorjani si trovava all’Hong Kong Sanatorium Hospital con una forma di tumore per la quale i medici le avevano dato poche ore di vita. Il suo era uno stato comatoso, e durante il coma – afferma Moorjani – avrebbe incontrato suo padre e il suo migliore amico, defunti in precedenza, che le dissero di scegliere tra porre fine alle sue pene o se tornare nel suo corpo. Ella scoprì così quale fosse la causa del cancro che l’affliggeva e la riconobbe in avvenimenti della sua infanzia: insicurezza, il bullismo subito e lo scarso amore per se stessa. Acquisita questa consapevolezza poteva dunque tornare nel suo corpo e guarire.
Nasce già una prima contraddizione con il titolo di SoloItaliani e correlati, in quanto Anita Moorjani non era morta, bensì si trovava in coma. Ancora, l’articolo di SoloItaliani omette – di sicuro intenzionalmente – tutta la vicenda clinica e farmacologica della vicenda. Durante la ricerca delle fonti ci si imbatte nel Forum International Skeptics, specialmente nel thread Anita Moorjani Experience? aperto nel Febbraio 2016 dall’utente Kumar. L’utente Michel H, durante la discussione, riporta una citazione dalla pagina Wikipedia dedicata ad Anita:
La frase evidenziata recita: «In realtà, (Anita Moorjani) ha ammesso di aver ricevuto il trattamento di chemioterapia che aveva precedentemente rifiutato». Sull’attuale pagina Wikipedia a lei dedicata questo dato non compare, ma cercando sullo strumento della Wayback Machine troviamo una precedente versione del 18 Maggio 2015:
A tal proposito troviamo l’articolo “A remarkable recovery, but was it mind over matter or modern science?” pubblicato da Hazel Parry il 3 Febbraio 2007 sul South China Morning Post. L’articolo riporta un intervento dell’oncologo-ematologo T. K. Chan, tra gli specialisti che curarono Anita nel Febbraio 2006 al Sanatorio di Hong Kong. Leggiamo che la paziente era affetta da Linfoma di Hodgkin, una forma di tumore che colpisce il sistema linfatico e che la forma che aveva contratto Moorjani era – sempre secondo Chan – abbastanza curabile, in quanto «per il linfoma non è mai troppo tardi». A favorire la guarigione di Anita sono stati i drenaggi per asportare il liquido che oramai aveva infestato i polmoni, compromettendo il respiro, e la chemioterapia.
Chan afferma inoltre che sin dalla prima diagnosi del 2002, Anita Moorjani aveva rifiutato il trattamento convenzionale affidandosi a cure alternative somministratele dal nonno Brian Walker, secondo le quali veniva sollecitato il lavoro del sistema immunitario portato a riconoscere le cellule tumorali e dunque a trattarle in modo naturale. In ogni caso, tale trattamento non le giovò e nel Natale 2005 le sue condizioni di salute peggiorarono. Chan sostiene che, tuttavia, il recupero di Anita è stato notevole specie dal momento in cui, considerate le condizioni disperate nelle quali la donna era giunta in ospedale, la chemioterapia poteva rivelarsi tossica. Il trattamento chemioterapico e il drenaggio, in ogni caso, erano le uniche possibilità. Infine, Chan non si pronuncia sul ruolo del percorso spirituale. Sostiene tuttavia che qualcosa avesse certamente indotto le cellule mutate (tumorali) a commettere un suicidio cellulare ribadendo quanto fosse notevole il recupero della paziente.
Sul sito ufficiale di Anita troviamo una relazione del dottor Peter Ko, stilata in tempi successivi al ricovero della paziente e corredata di maggiori dettagli sulla sua storica clinica. Il male di Anita iniziò con un rigonfiamento appena sopra la clavicola sinistra. Effettuata la biopsia venne accertato che si trattasse appunto di un linfoma di Hodgkin allo stadio 2A (una fase asintomatica). Anita rifiutò la terapia convenzionale scegliendo cure alternative, ma il suo male progredì per i successivi 2 anni. Nel Natale 2005 comparvero le prime ulcere sulla pelle e si verificò una perdita di massa muscolare. A questi si accompagnarono le disfunzioni renali. Il 2 Febbraio 2006 Anita era incapace di alzarsi dal letto. Era gonfia «come un palloncino» e impossibilitata ad aprire gli occhi per via del gonfiore diffuso. Il marito convocò il medico di famiglia, che esortò a portare la paziente in ospedale.
Al Sanatorio di Hong Kong arrivarono diversi oncologi, i quali affermarono che Anita non sarebbe sopravvissuta senza un intervento. Durante la notte, la donna venne sottoposta a una risonanza magnetica, una TAC e le vennero drenati due litri di liquido presenti nei polmoni. Le vennero somministrati 3 farmaci chemioterapici e venne poi messa in terapia intensiva. In quel momento, dai racconti di Moorjani, iniziò la sua NDE (esperienza pre-morte). Nella sera del 3 Febbraio Anita si svegliò e il 6 febbraio uscì dalla terapia intensiva.
Una volta dimessa, nella metà del mese di Febbraio completò il primo ciclo di chemioterapia.
Entrambi gli oncologi, Chan e Ko, non si esprimono a sostegno della terapia spirituale e trascendentale che Anita sostiene siano alla base della sua salvezza, ma riconoscono quanto notevole sia stata la risposta del suo corpo alla battaglia contro il tumore.
SoloItaliani, dunque, pubblica un titolo che lascia intendere che Anita fosse già deceduta per poi tornare in vita, dato non vero e riscontrabile dal confronto delle fonti. La donna era in coma, e dal coma si era risvegliata. Per questo parliamo di clickbaiting. Ancora, SoloItaliani non riporta la storia clinica della donna e non indica i trattamenti a lei somministrati. Anita Moorjani aveva rifiutato la chemioterapia per tre anni e mezzo, e le cure le furono date solamente durante il coma. Fino ad allora aveva sempre preferito le cure alternative. Per questo parliamo di precisazioni.
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