Eppure l’oki non è l’unica “droga da strada” a cui ormai fanno ricorso I ragazzi per procurarsi lo “sballo”. Enrico comi, 47 anni, padre di tre figli, lascia infatti intendere che di “polvere bianca” da inalare ne esiste anche altra, a portata di mano, anche in casa dei genitori. Ma I ragazzi sono consapevoli dei rischi che corrono?
No, per niente. Sono invece convinti di poter smettere in qualsiasi momento. Quando però chiedo loro se conoscono qualcuno che ha smesso, rimangono spiazzati.
Pensa che questa nuova “moda” sia l’anticamera dell’uso di droghe vere e proprie?
Non proprio, nel senso che ormai I ragazzi si accontentano di qualsiasi cosa trovino in circolazione: se trovano la marijuana fumano quella, se c’è cocaina a disposizione ne assumono, altrimenti si accontentano delle bustine di oki. Non esiste più una droga prevalente, si adattano a qualunque sostanza sia reperibile e si abituano a un po’ di tutto.
L’importante è trovare un po’ di “sballo”?
Sì e proprio questo è l’aspetto più preoccupante: I ragazzi si stanno abituando (e in alcuni casi si sono già abituati) a vivere usando qualcosa per avere delle emozioni, che altrimenti non sono in grado di provare. E questo nonostante lo “sballo” provocato, ad esempio, dall’oki sia relativo: gli studenti mi raccontano che dura poco, dà un po’ di ebrezza, ma niente di più.
Eppure gli effetti collaterali possono essere anche molto gravi, dalle irritazioni alla mucosa ai disturbi gastrici, ecc. Si tratta comunque di una “moda” importata dall’estero, dagli usa?
Sì, I primi casi sono stati segnalati lì e, tramite internet, è stato facile fare lo stesso anche qui.
Comi, dopo un passato da tossicodipendente e la riabilitazione in comunità, è riuscito a cambiare vita. Di sé dice di “aver riaconquistato la capacità di amare se stesso” e “la volontà di amare gli altrie la vita”. E’ padre di tre figli e co-autore dell’opera teatrale stupefatto, premiata nel 2013 dal presidente della repubblica con la medaglia per l’impegno civile e sociale . Nel 2008 è stato nominato ambasciatore di pace dalla universal peace federation e nel 2006 ha ricevuto il premio della fundation for grug free europe di bruxelles.
Cosa dice ai suoi tre figli e ai ragazzi che incontra quotidianamente?
Ai ragazzi parlo dei rischi per la salute, con un taglio scientifico, ma cerco anche e soprattutto di stimolarli e di farli ragionare.
Cosa ne pensa della liberalizzazione della marijuana?
Molti ritengono che si possa smettere di “farsi le canne” quando si vuole, ma non è così. Non sono contrario alla legalizzazione in se stessa, ma penso che ci siano dei forti interessi che spingono in questa direzione. La quantità ad uso personale già consentita oggi non è affatto bassa, al contrario è importante. Vede, se viene approvato l’uso di cannabis a livello terapeutico, è poi più semplice approvarne anche l’uso ricreativo. In quasi tutti I paesi dove è consentito l’uso terapeutico, si è poi arrivati alla legalizzazione anche ad uso personale. Penso che ci sia una strategia ben precisa da parte di qualcuno che ha forti interessi a che ciò avvenga.
Fonte www.Panorama.It