Arriva l’ennesima smentita in una Olimpiade dove la disciplina sportiva primaria è diventata il lancio della bufala, ovvero il caso dell’Escherichia Coli nella Senna che avrebbe portato al ritiro della delegazione olimpica belga.
Arriva la smentita dell’interessata, Claire Micheltri: non ha contratto l’Escherichia Coli dalla Senna, ma un generico virus e il Belgio, piccola nazione, non aveva atleti per sostituire la malata. Tutto qui.
Passiamo quindi alle parole dell’interessata:
Ultimamente i media hanno diffuso molte informazioni controverse, quindi volevo chiarire alcune cose:
Innanzitutto, grazie alle ottime cure mediche prestate sia dall’équipe medica di @teambelgium sia dagli incredibili medici e infermieri volontari del Policlinico del villaggio olimpico, sto gradualmente migliorando e oggi sono tornata a casa in Belgio.
Gli esami del sangue hanno dimostrato che ho contratto un virus (non l’E. Coli). Dopo tre giorni di vomito e diarrea, che mi hanno lasciato piuttosto stanca, ho avuto bisogno di cure mediche più importanti e ho trascorso la domenica in clinica.
La spiegazione continua esplicando come il Belgio sia una piccola nazione, con una recente tradizione nella staffetta: cosa che giustifica la decisione di ritirarsi quando si è rimasti, per questioni inevitabili, a corto di un elemento.
Non che la Senna non sia nota per le sue chiare, fresche e dolci acque, va detto, ma sarebbe bastato attendere almeno un paio di giorni, o i referti medici, per non inseguire le smentite.
Smentite che come le bufale abbondano: apprima su presunte invasioni di cimici e parassiti a Parigi che avrebbero trasformato la Francia in un lazzaretto mesi prima delle stesse. Poi la narrazione di “eserciti dello stupro” in Nuova Caledonia che avrebbero portato giornalisti e delegazioni sportive a inesistenti ritiri, seguita dalle sterili polemiche sul Tableu Olimpico dove il baccanale che ha introdotto i giochi è stato trasformato da canali telegram e stampa in “un’Ultima Cena Transessuale” con inesistenti proteste di piazza di “Associazioni Cristiane” che avrebbero denunciato il satanismo Olimpico.
Ultima ma non importante, l’assalto frontale dell’IBA al CIO, perpetrato mediante la deliberata e reiterata diffusione della fake news per cui l’atleta algerina Imane Khelif è segretamente un uomo al quale il CIO avrebbe consentito di gareggiare con le donne per l'”agenda Gender”.
In tutto questo era oggettivamente troppo ghiotta l’occasione di raccontare la storia di una atleta infettata dalla lurida Senna e di una nazionale distrutta dalla sporcizia francese.
Perché non dedicarci, specie in tempi di fake news, allo slow journalism?
Lo scoop vale dover poi smentirlo?
Possiamo rubare quindi le ultime parole dell’atleta, che ha scelto di sorridere, ricordando che ogni vicenda è al 10% atto storico e al 90% la narrazione che si sceglie di dare.
Lei ha scelto un sorriso: cosa altro potremmo scegliere?
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