La confessione di Cinzia Magnarelli è nota alle cronache, ma sulla pagina-groupie Polstrada Fanpage Site viene omessa una parte della verità, strategia che diventa il detonatore per i commentatori compulsivi.
La confessione di Cinzia Magnarelli è un fatto vero, come conferma la stampa locale attraverso Fanpage.
Assistita dall’avvocato Alessandro Conti, durante l’interrogatorio del Gip Luca Ramponi l’assistente sociale ha riferito di aver falsificato alcune relazioni per convincere il tribunale dei minori a dare in affido a terzi i bambini che oggi sono al centro dell’inchiesta, considerati vittime di abusi. Nella sua confessione, la Magnarelli ha parlato di pressioni da parte dei suoi superiori e ha accusato la dirigente dei servizi sociali Federica Anghinolfi (ne abbiamo parlato in questo articolo), ora ai domiciliari.
Reggio Sera scrive:
La Magnarelli ha parlato di un gruppo di lavoro formato per la valutazione dei casi difficili che sarebbero stati aggravati per giungere poi agli affidamenti. Come è avvenuto per il caso dei due fratellini, dai quali si era recata dopo la segnalazione di una possibile violenza da parte del padre, poi archiviata dalla Procura di Reggio.
In una delle relazioni, l’assistente sociale scrisse:
Alla visita domiciliare svolta nel pomeriggio la casa si presenta piena di muffa, con una grave situazione di degrado. La camera da letto si presenta con dei materassi per terra, ceste di vestiti ammassati, mobili malmessi.
Tali dati non corrispondevano al vero, e per questo Cinzia Magnarelli è stata accusata di falso ideologico, frode processuale, violenza privata e tentata estorsione.
In una dichiarazione riportata da La Verità che conosciamo attraverso Il Giornale e Reggio Sera, la Magnarelli ha dichiarato:
È vero, ho modificato quelle relazioni ma l’ho fatto a causa delle pressioni che subivo dai miei superiori. Mi sono adagiata per del tempo ma poi non ce la facevo più: per questo ho chiesto il trasferimento.
Il trasferimento arrivò nel settembre 2018 e l’assistente sociale riuscì a tirarsi fuori dai meccanismi denunciati al Gip Ramponi, grazie al suo nuovo impiego a Montecchio Emilia:
Il motivo per cui ho deciso di fare richiesta di trasferimento dal servizio che stavo svolgendo a un altro servizio, sempre nella pubblica amministrazione, è che mi ero resa conto che il servizio sociale utilizzava come criterio principe il controllo invece dell’aiuto.
Laddove certe problematiche si sarebbero potute risolvere con il supporto alle famiglie, si prediligeva comunque la valorizzazione degli elementi che potevano portare a una richiesta di trasferimento del bambino a sede diversa da quella familiare. Nel corso del tempo ho metabolizzato il funzionamento del sistema. Il lavoro che facevo all’interno dell’equipe veniva criticato dai miei superiori. Nelle relazioni che sarebbero poi state mandate alla magistratura c’era sempre una predilezione per una visione dell’educazione del bambino scollegata dalla famiglia. Non veniva ritenuto equo e adatto il supporto all’interno della famiglia.
Per questo la donna, durante l’interrogatorio, ha parlato di un clima di “caccia alle streghe” in cui una certa colpa viene indirizzata al tribunale di Bologna, che (secondo la Magnarelli) non ha mai fatto verifiche: “Decideva in base a queste relazioni. Aveva la possibilità di approfondire e sentire le parti, di valorizzare alcuni elementi anziché altri. Il risultato è quello che abbiamo sotto gli occhi“.
Con la sua confessione, Cinzia Magnarelli ha ottenuto la revoca della misura cautelare e può riprendere il suo lavoro a Montecchio Emilia.
Parliamo di precisazioni, dunque, perché Polstrada Fanpage Site liquida l’affermazione di Cinzia Magnarelli come se la donna avesse confessato la sua totale responsabilità sugli affidi illeciti di Bibbiano, mentre l’assistente sociale ha dichiarato, durante l’interrogatorio con il Gip, che quelle relazioni venivano scritte sotto la pressione dei suoi superiori secondo le direttive di Federica Anghinolfi.
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