“Ciao, sono Teresa Fidalgo”: quella bufala che spaventa i bambini
Ci segnalano i nostri contatti un audio relativo a Teresa Fidalgo. Diretto ad una delle fasce di pubblico più fragile, i bambini.
Storicamente ci sono due fasce di pubblico a cui il mondo delle fake news si rivolge: gli anziani, con poca dimestichezza col mezzo e i bambini, impressionabili per natura.
Agli anziani si rivolge la piaga del Phishing, che ripete in salsa 2.0 l’antica truffa del finto avvocato/carabiniere che chiede soldi per un nipote coinvolto in un incidente, o accesso alla loro casa. Sostituendola, naturalmente, con richieste di password di account bancari o social.
Ai bambini si rivolgono le bufale più brutali, crudeli scherzi per spingerli all’autolesionismo ed alla paura.
Cosa spinge qualcuno a sedersi davanti ad un computer e scandire (invero con una pessima recitazione macchiata da un marcato accento dialettale) di essere “il fantasma di Teresa Fidalgo” e che se il bambino non condividerà il suo appello verrà “tra venti giorni ad uccidere la sua mamma” non lo sappiamo.
Probabilmente la più becera e banale crudeltà. Quel genere di bullismo che ti fa sentir vivo solo infliggendo dolore sul prossimo.
Il problema è che Teresa Fidalgo, come abbiamo avuto modo di esaminare in passato, è solo il personaggio di un cortometraggio horror. Per questo scelto come interprete di una fake news.
Teresa Fidalgo il fantasma di importazione
Teresa Fidalgo, abbiamo visto, nasce come personaggio di un corto.
Per poi diventare improbabile personaggio di una “creepypasta“, quel genere letterario-virtuale lanciato proprio nella 4chan patria di fenomeni come il Patriota Q.
Patria del Beta Uprising, la rivolta dei “Beta”, i giovani diseredati, rabbiosi, colmi di furore verso la società che sentono nemica e pronti a scagliarsi contro la stessa ed azzannarla alla gola.
Non è un caso che persino le “creepypasta”, le “storie dell’orrore 2.0” copiate di link in link diventino armi e coltelli puntati alla gola dei “deboli”.
No, non fateci la lezione: sappiamo benissimo che i social sono sottoposti a limiti di età, e che probabilmente un bambino non dovrebbe esserci.
Sappiamo altrettanto bene che mentire sull’età per iscriversi è piaga comune, e anche dove il limite è posto a 13 anni, il tredicenne è pur sempre un ragazzino impressionabile.
Un adulto non crederà mai ad un fantasma che minaccia in inglese sgrammaticato e macchiato di errori da autocorrettore la loro madre: un bambino sì, e l’avrai spaventato.
Il secondo passo è muoversi dove i ragazzini non possono essere sorvegliati: su WhatsApp e Telegram, spesso installati dai loro stessi genitori per controllarli mediante messaggi.
Gli sgrammaticati “creepypasta”, i “copiaincolla del terrore” hanno quindi ceduto il passo a registrazioni di voci online.
Che in Italiano ci sono arrivate con improbabili accenti vernacolari e risate da cartone animato giapponese vintage.
Il “griefing” e i più piccoli
Ne abbiamo parlato altre volte. Abbiamo anche dato un nome ad un intero genere di bufale: il griefing. L’abbiamo preso dal gergo videoludico, la pratica di giocare non per divertirsi, ma per rendere l’esperienza videoludica degli avversari frustrante.
Se nel gergo videoludico il “griefer” è quello che in un gioco online si piazza nell’area in cui appaiono gli avatar per uccidere gli altri personaggi il prima possibile, o nei giochi a squadre si iscrive solo per far perdere punti ai compagni di squadra, nel gergo delle bufale il Griefer è colui che si aspetta di vedere i danni.
Il griefer posterà improbabili istruzioni per rendere le patatine croccanti aggiungendo ghiaccio nell’olio, ricetta per ottenere incendi e gravi ustioni ai malcapitati.
Oppure rivelerà il segreto per rendere wireless i caricabatterie degli smartphone di lusso del momento, deridendo chi danneggia caricabatterie funzionanti.
O, in questo caso, si prenderà il disturbo di registrare un audio per dire a un bambino che ucciderà sua madre, solo per sentirsi “maturo e potente” immaginando un bambino che piange.
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