Ci segnalano i nostri contatti un lunghissimo messaggio audio. Asseritamente da fonte medica, ma vorremmo ricordarvi che attribuire una Catena di S. Antonio a qualcuno in particolare è impossibile.
Su Internet e sui Social Media posso dichiarare di essere un titano alto quaranta metri ed in realtà essere un nano di trenta centimetri. Posso dichiarare di essere Sergio di Rio, ma in realtà non esserlo. Non abbiamo modo di sapere chi sia il “paziente zero” di un audio virale e poco ci importa.
Possiamo analizzare quanto udito, e quello importa. Ed essendo il messaggio enorme e frammentario, possiamo ricomporre i vari filoni e cercare una risposta.
Ogni anno i cittadini responsabili si vaccinano davanti all’influenza per evitare che anziani ed immunodepressi paghino il prezzo della nostra intemperanza.
Quest’anno è necessario che tutti facciano la loro parte contro il COVID19 perché nessuno resti indietro. Credo sia chiaro.
Ma siccome la migliore falsità è quella avvolta intorno ad un nucleo di verità, andando avanti nel lungo minutaggio dell’audio scopriamo che ci sono informazioni decisamente da verificare.
Davvero ci state chiedendo di sbufalare questo? Ma davvero?
Superato il piccolo accesso di derisione verso l’orientale descritto come il Maestro dei Cinque Picchi dei Cavalieri dello Zodiaco, piccoletto, verde o violetto, rugoso e malmesso, ma in gioventù Cavaliere possente e ricolmo di ogni vigore
Possiamo passare al punto focale dell’audio.
La quantomeno censurabile teoria secondo cui Di Maio è la causa del Coronavirus.
Secondo la ricostruzione dettata al misterioso ed elusivo Beppe, probabile leader di una nuova resistenza, Di Maio avrebbe ingelosito Donald Trump e Macron raggiungendo per primo un accordo economico vantaggioso con Xi Jinping.
Per gli amici, il Presidente Ping.
Siccome secondo questa teoria Trump non aveva la possibilità di distruggere l’economia Cinese coi dazi, e siccome secondo questa teoria Trump e Macron sono come il malvagi Harris e Proctor di Scuola di Polizia, ufficiali malefici e sempre in cerca di mezzi per liberarsi dell’astuto Cadetto (poi Sergente) Mahoney (in questa ricostruzione Di Maio), il Dinamico Duo avrebbe deciso per un diabolico Barbatrucco
Secondo la ricostruzione Trump avrebbe saputo che la Francia stava collaborando con Wuhan su alcune ricerche biomediche, così avrebbe ordinato ai Francesi di creare in fretta e furia un virus, il SARS-CoV-2, letale e distruttivo per annientare per sempre l’Economia Cinese ed Italiana, mandando un medico corrotto a rompere tutte le provette nel laboratorio infettando il maggior numero di persone possibili.
Una volta ottenuto questo risultato l’Uomo Veramente Cattivo avrebbe provveduto ad ordinare a Li Wenliang di nascondere i casi di COVID19 al mondo e, incassato il suo netto rifiuto, avrebbe provveduto ad eliminarlo con flebo di Coronavirus.
Ottenuta quindi l’umiliazione pubblica della Cina, l’avido Trump e il beffardo Macron avrebbero rivolto le loro attenzioni a Di Maio.
Esattamente come il Sergente Harris che umiliati i cadetti della Scuola di Polizia rivolge poi le sue attenzioni al Sergente Mahoney, Trump avrebbe inviato i suoi uomini a infettare di SARS-CoV-2 le regioni settentrionali di Italia, “motore economico delle stesse” per ridurre l’Italia alla miseria dando una lezione al mondo intero.
L’unico problema di questa ricostruzione è che abbiamo già appurato, con un forte aiuto della scienza che:
Per finire col fatto che se il complotto tra Trump e Macron avesse voluto punire Di Maio annientando la Cina e l’Italia, probabilmente non avrebbero scelto un virus che lo stesso audio descrive come di ridotta mortalità.
È un po’ come decidere di punire la maestra che ti ha messo una nota non tagliandole le gomme della macchina, ma incollandole la porta del condominio col SuperAttack. Sicuramente un problema lo cagionerai, ma, seriamente, sei il capo della più grande potenza del mondo, hai come galoppino il leader di una delle principali nazioni Europee e il massimo che riesci a fare è mandare l’Uomo Veramente Cattivo a diffondere una sindrome influenzale come tante ce ne sono state e ce ne saranno?
Abbiamo già rilevato come la teoria del COVID19 come arma non ci sembri tecnicamente fattibile, non lo diventerà certo ipotizzando l’esistenza di un mandante.
Wired.it ci ricorda già che il tampone orofaringeo è uno degli strumenti più chiacchierati di questi giorni.
E ci spiega gentilmente il suo funzionamento nel dettaglio
Per tutti i generi di tamponi, l’obiettivo dell’esame è determinare se è presente un agente patogeno, stabilendo anche quale sia la sua natura. Nella pratica, il test avviene prelevando dal paziente un campione della secrezione che copre la mucosa della faringe posteriore, e materialmente si tratta di strofinare leggermente una sorta di bastoncino cotonato (tipo cotton fioc, per intendersi) facendo attenzione a non prelevare materiale da altre parti del cavo orale. Il test ha un’invasività praticamente nulla, può originare al più un impercettibile fastidio nel punto di contatto e non dà alcun effetto indesiderato. Viene eseguito in pochi secondi.
La semplicità del test non significa però che possa essere eseguito da chiunque o in autonomia: per avere un risultato attendibile è necessario che venga seguito con precisione un protocollo di prelievo, che a eseguire l’esame sia personale addestrato e specializzato e poi (per ragioni di contenimento del contagio) è preferibile svolgere gli screening al domicilio dei pazienti e non in ospedale – il che naturalmente rende la procedura un po’ più complessa.
Cosa succede ai campioni prelevati?La parte più laboriosa dell’esecuzione dell’esame non consiste certo nel prelievo del campione, ma nella sua analisi. Appena estratto dalla bocca del paziente, il bastoncino viene immerso in un gel, inserito in un contenitore ad hoc e poi inviato a un laboratorio scientifico, che dovrà determinare le caratteristiche del materiale prelevato. Attraverso opportuni processi di sviluppo, gli addetti all’analisi determinano l’eventuale carica virale o batterica presente nella secrezione, stabilendo l’esatta natura del patogeno responsabile dell’eventuale infezione. In tutto questo, garantire la catena di conservazione e identificazione del campione è indispensabile.
Per arrivare a un responso occorrono in condizioni standard dalle 4 alle 6 ore, anche se i principali centri italiani coinvolti stanno cercando di ridurre quanto più possibile questo lasso di tempo (ma per ragioni prettamente tecniche non si può ridurre più di tanto).
Macchinoso forse, ma non possiamo fare altro. Del resto se potessimo fare dei semplici test sulla risposta immunitaria, non avremmo bisogno dei vaccini, no?
Ma in realtà l’audio omette che ci stiamo lavorando. E siamo a buon punto.
In Thailandia è stato sperimentato con successo il protocollo che usiamo negli ospedali di tutto il mondo per ridurre la carica virale nei pazienti gravi, in Australia proprio perché la Cina ha offerto massima collaborazione, siamo già alla Sperimentazione Animale di un vaccino rivelatosi efficace in vitro.
Quindi non c’è bisogno di grandi guanti di sfida: basta, semplicemente, ascoltare meno audio virali e leggere più notizie da fonti note.
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