Ci sono storie che, semplicemente andrebbero studiate con calma prima di partire di likes e condivisioni come la storia per cui un pedofilo non deve essere punito.
E questo, nonostante vi avessimo già messo in guardia.
Per indinniare basta poco: basta guardare foto presa da Internet, una storiella senza alcuna fonte e posare lo sguardo in fondo, tra i commenti, tra gli indinniati pronti a vomitare livore. È facile, come gettare un prosciutto nella vasca dei piranha. Anche se poi i piranha dovessero fomentarsi e mordere, che colpa ne hai tu? Hai solo lanciato il prosciutto, hai solo trovato un mostro da esibire alle folle, hai solo acceso la miccia: sono altri che hanno deciso, ad esempio, di prodursi in una sequela di gravissimi insulti al sistema giudiziario tutto convinti che esistano giudici per cui un pedofilo non deve essere punito.
Sappiamo dove si trova il testo assolutamente privo di fonti, riscontri e ricco di elementi che puntano con decisione verso il tag disinformazione. Sappiamo quindi dove si trovano i commenti più ingiuriosi ed i nomi di chi li ha vergati: tale informazione non sarà ovviamente qui divulgata ma fornita, ove necessario, alle competenti autorità.
Ma passiamo al testo:
CI SONO DEI GIUDICI PER I QUALI UN MANIACO CHE CERCA DI STUPRARE UNA BAMBINA DI 9 ANNI NON DEVE ESSERE PUNITO….
E’ accaduto a Roma.
Un pedofilo pluripregiudicato, da poco uscito dal carcere, ha aggredito in un parco una bambina di 9 anni tentando di violentarla.
Lo hanno fermato appena in tempo anche se la bambina è stata ricoverata in ospedale ferita (anche trauma cranico) , con 30 giorni di prognosi.
Ovviamente è stato arrestato ma… il magistrato – malgrado le accuse di ‘lesioni gravi’ e ‘tentato sequestro’ – lo ha immediatamente rimesso in libertà, secondo voi perché?
‘’mancava la flagranza di reato’’…..!Adesso questo maniaco, estremamente pericoloso per la sua patologia incontrollabile sarà libero di aggredire altri bambini e magari anche di ucciderli, grazie al solito magistrato impunibile e dedito al servizio del crimine.
Io considero questo genere di magistrati allo stesso livello di quei mostri che, invece di mettere in condizioni di non nuocere più a nessuno, li proteggono.
Vorrei farvi notare che è stato proibito a tutte le fonti di informazione divulgare il nome e la nazionalità del pedofilo… con lo scopo di ‘condizionare’ negativamente gli umori della pubblica opinione.
Comunque per voi, cari amici, non sarà difficile intuirlo.
Siamo davanti al solito caso di una storia che potrebbe essere accaduta dovunque, una storia del giustiziere simile, ad esempio, alla storia del cane Grisù.
Sappiamo tutti che un vero giornalista non si esime mai dall’usare le 5W: una notizia diventa tale quando sai dove è accaduta, quando è accaduta, cosa è successo, come è accaduto e perché è accaduto.
Ma qui non è successo, e solo una personale ricerca ci ha portato ad individuare la notizia che è stata deformata in questo meme.
Innanzitutto, passiamo ad elencare le falsità del meme, avendo la notizia reale davanti agli occhi, rispettivamente qui e qui.
Prima di andare avanti con una analisi della disinformazione, riassumeremo la vicenda con le parole del Corriere di Roma
L’hanno inseguito da viale Risorgimento a via Virgilio. L’hanno raggiunto e colpito con calci e pugni. Quasi un linciaggio per un pregiudicato di 44 anni di Marino, che poco prima aveva tentato di rapire in mezzo alla strada una bambina di 9 anni a passeggio in bicicletta con la nonna per il centro di Albano. Una scena drammatica alla quale hanno assistito decine di persone che stavano trascorrendo qualche ora di serenità nella movida cittadina del sabato sera.
La piccola è rimasta ferita in modo serio quando il pedofilo – questi i precedenti dell’aggressore, con uno più recente per tentato omicidio – è inciampato mentre la stringeva in braccio impedendole di scappare ed è caduto sull’asfalto. Subito soccorsa dai passanti, la bimba è stata accompagnata in ospedale ad Albano e giudicata guaribile in un mese. Tanta paura anche per la nonna, che si è messa a gridare disperatamente, richiamando l’attenzione di chi si trovava su viale Risorgimento, vicino ai giardini pubblici di Villa Ferraioli. Il 44enne, del quale non è stato reso noto il nominativo, è scappato a piedi verso la sua auto che aveva parcheggiato in via Virgilio.
Alcune persone lo hanno braccato fino a raggiungerlo e riempirlo di botte, prima dell’arrivo delle volanti della polizia che lo hanno preso in consegna. Il pedofilo è stato soccorso con un’ambulanza che lo ha trasportato all’ospedale dei Castelli in codice giallo per lesioni da percosse e varie escoriazioni provocate forse dalla caduta. L’uomo, che vive con i genitori, ha due sorelle e non risulta che abbia un’occupazione, è stato dimesso con alcuni giorni di prognosi e denunciato dagli agenti del commissariato di Albano per tentato sequestro di persona aggravato e lesioni aggravate su minore.
Falso!
Sappiamo benissimo che l’imputato è un 44enne di Castel Gandolfo, che ivi risiede coi genitori e le due sorelle, uno sbandato senza posto fisso e con precedenti penali.
Se non è stato diffuso il suo nome non è certo, come capziosamente insinuato dagli autori della creazione, per non condizionare la pubblica opinione (verso chi? Verso gli abitanti di Castel Gandolfo? Verso i disoccupati 40enni italiani che vivono coi genitori?), bensì perché la deontologia giornalistica impedisce, fortunatamente in uno stato civile, di consegnare alle folle gli imputati prima del processo.
Sappiamo benissimo inoltre che proprio la magistratura, pesantemente attaccata nell’articolo che non abbiamo letto, non gradisce che la stampa, né nessun altro, anticipando le indagini e divulgandone dettagli renda le stesse difficoltose.
Vorrai dire strappato ad un linciaggio.
Vedete, vi abbiamo detto più volte che i linciaggi non sono la soluzione migliore. Abbiamo le leggi. Abbiamo la polizia: aborriremmo un mondo in cui il linciaggio diventa la soluzione universale per ogni problema.
L’articolo 380 del Codice di Procedura Penale ci insegna che l’arresto per flagranza di reato è obbligatorio in numerosi casi, tra cui i reati di violenza sessuale, mentre l’articolo 381 ci insegna che è sempre possibile in casi di gravità e pericolosità del soggetto colto in flagranza di reato.
Dalla rassegna stampa che abbiamo potuto consultare abbiamo inoltre bene appreso che il tale è stato tratto in stato di fermo per lesioni, molestie e tentato sequestro di persona.
Sospettiamo il meme stia compiendo l’ennesimo tentativo di confusione tra arresto, reclusione e custodia cautelare cui siamo abituati.
Ovviamente, fino al momento del processo (banalmente parlando) non possiamo parlare di reclusione, concetto che riguarda la pena per i delitti, tampoco di arresto (concetto che riguarda la pena per le contravvenzioni), ma di custodia cautelare in carcere.
L’arresto in flagranza in ogni caso è quel procedimento che discende dall’articolo 13 della Costituzione, per cui è possibile trattenere un soggetto colto nell’esecuzione di determinati reati solo per 48 ore, dopo le quali bisogna decidere dei cautelari.
Fenomeno di cui vi abbiamo già parlato lungamente e diffusamente, e che temo ci tocchi ricordarvi
Si parla, evidentemente, di misure cautelari.
Le misure cautelari sono dei provvedimenti emessi nel periodo intercorrente tra l’inizio del procedimento penale e l’emanazione della sentenza. Vengono adottati dall’autorità giudiziaria per evitare che si verifichino alcuni pericoli; nello specifico i pericoli che l’adozione vuole scongiurare sono: 1) difficoltà nell’accertamento del reato; 2) difficoltà nell’esecuzione della sentenza; 3) possibilità che vengano compiuti altri reati o che si aggravino le conseguenze di un reato.
Presentano determinate caratteristiche: sono strumentali al procedimento penale perchè mirano ad evitare che si verifichino i summenzionati pericoli; per le stesse ragioni sono anche provvedimenti urgenti; sono incidentali in quanto è necessaria l’esistenza di un procedimento penale; agli atti deve sussistere una prognosi di colpevolezza che però, in ossequio all’art. 27 Cost., comma II, deve essere ponderata alla luce del principio di presunzione di innocenza fino alla definitività della sentenza; sono provvedimenti immediatamente esecutivi, sebbene provvisori, in quanto oltre a venir meno con l’emissione della sentenza definitiva, possono essere revocate o modificate; sono impugnabili tramite i meccanismi previsti dal codice (riesame, appello e ricorso per Cassazione); sono espressamente tipizzate dalla legge; infine possono essere disposte solo con un provvedimento del giudice di cui la giurisdizionalità delle stesse.
Detto in parole semplici: siccome siamo ancora in uno stato di Diritto, nel quale nessuno può essere dichiarato colpevole se non in forza di sentenza passata in giudicato, nel frattempo comunque lo Stato ha il diritto di assumere dei provvedimenti tali da limitare le capacità del reo di ripetere un reato.
Ma siccome il diritto penale è comunque l’ultima risorsa dell’ordinamento, ed abbiamo superato da diversi secoli il Medioevo in cui le pene venivano irrogate a caso, senza sanzione, anche le misure cautelari vengono irrogate in un rigoroso ordine gradato, in cui la misura cautelare “carceraria” è l’ultima possibile ed irrogabile.
Un elenco di criteri è contenuto nell’art. 275 cpp, a cui si rimanda per la disamina, e che consentono all’imputato di poter richiedere, limitatamente all’applicazione delle misure cautelari, di adire il c.d. Tribunale del Riesame, che non decide nel merito, ma tocca la questione solo quel tanto che basta per decidere se l’imputato, che comunque resta imputato, debba restare a piede libero o debba essere trattenuto per timore che compia ulteriori reati, inquini le prove o si allontani.
Solo nel giudizio di merito infatti saranno raccolte prove e testimonianze, saranno escussi i testi e le parti coinvolte ed analizzato ogni singolo elemento atto a dichiarare la colpevolezza o l’innocenza dell’imputato.
Infatti, proprio perché il penale è una cosa drammaticamente seria, la clausola di limite dell’Ordinamento, qualcosa che interviene quando la civile convivenza ha fallito, nel Penale si procede letteralmente coi piedi di piombo.
Al momento quindi, non sappiamo nulla.
Le indagini sono, logicamente in corso. E neppure l’autore del meme si perita di darci spiegazioni sulla presenza o meno di cautelari in atto.
Cosa intende dire per rimesso in libertà? Che non ci sarà alcun processo? Ciò è impossibile.
Che non vi sono state misure cautelari? Che le misure cautelari irrogate gli risultino insufficienti?
Gli elementi per valutare le misure cautelari da irrogare li avete: studiate il caso in questione e rendete parere motivato.
Falso! I magistrati proteggono la legge.
La proteggono anche per persone che ritenendosi al sicuro dietro un monitor la infrangono attaccando la magistratura con frasi scomposte come
La Giustizia si fa da soli. Basta vedere lA corruzione tra questi luridi magistrati
Giudici vigliacchi e delinquenti peggiori di chi commette questi atti?
Quel maledetto giudice, ha figli ?
Bisogna iniziare a fare piazza pulita di questi giudici ignoranti, puo’ solo ringraziare che non e’ successo a una delle mie figlie non gli rimarrebbe altro che scappare su Marte
E la legge, giustamente, ha le sue regole ed i suoi tempi.
Un processo ci sarà, gli inquirenti stanno già raccogliendo dati sul 44enne di Castel Gandolfo.
La condanna arriverà, anche prima del previsto.
Ma speriamo avanzi qualcosa anche per chi ritiene, impunemente, di poter aggredire la magistratura, che è garanzia di giustizia per tutti, dietro un monitor.
Anche perché, dinanzi a bandierine sovraniste con mani tese di stampo chiaramente nostalgico, minacce all’incolumità personale del giudice e dei suoi figli, auspichiamo vivamente un intervento immediato.
Perché un testo che dovrebbe essere interessato alla verità, oltre a tanti errori, contiene anche una vera e propria falsificazione?
La foto della presunta vittima di violenza appartiene alla piccola Aya, vittima dei bombardamenti ad Homs nel 2016.
Forse Castel Gandolfo è anche implicata nei conflitti in Siria, motivo per cui la stampa ha dovuto censurare la nazionalità del reo?
Non ci è dato saperlo: ma una storia si racconta con correttezza e completezza, in ogni suo dettaglio così come è e senza interpolazioni.
Oppure, sarebbe meglio non raccontarla.
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