Ci risiamo: Agatha Christie riscritta per rimuovere linguaggio offensivo. La polemica del giorno è servita, che segue pari pari quella che abbiamo descritto per Roald Dahl.
Tranne per il finale, in questo caso ancora da scrivere.
Anche in questo caso abbiamo una scrittrice attiva nel secolo passato, con tempi e sensibilità diversi dai nostri. Se potete ritenere che la pacata ed elegante Agatha Christie non abbia niente da “farsi perdonare”, state sottovalutando due cose.
I tempi in cui viviamo, in cui le ali opposte della “sensibilità comune” hanno deciso in tempi diversi di censurare Roald Dahl accusando i suoi scritti di promuovere una società divisiva e non inclusiva da un lato, dall’altro di spingere una preside alle dimissioni per aver mostrato il David di Michelangelo ai suoi studenti senza preavvisare i genitori della visita a una statua di un uomo ignudo.
Mala tempora currunt potremmo dire, e in questo caso le edizioni Harper Collins già nelle nuove versioni in digitale presentano testi modificati.
Ogni riferimento all’etnia dei personaggi di sfondo tende a scomparire, come le lodi per la fisicità di un personaggio femminile il cui seno non è più descritto come “un busto di marmo nero” e la parola “nativo” rimossa per “locale”.
Ma non solo le descrizioni etniche saltano: in “Assassinio sul Nilo” una lunghissima geremiade sul perché la signora Allerton odia i bambini e “quei loro occhietti e nasi disgustosi” diventa un semplice “A me non piacciono i bambini”.
In passato abbiamo anche proposto, cosa che per Dahl è accaduta, la creazione di due linee per i libri per l’infanzia: una edizione ridotta con linguaggi semplificati e un’integrale annotata per gli adulti.
Nel vedere i libri della Christie e di Ian Fleming censurati, ci chiediamo quale bambino leggerebbe i gialli di Poirot o i thriller di James Bond.
E ci chiediamo, nel caso di James Bond, che senso ha moderare il linguaggio di scene esplicitamente sessuali quando il lettore medio di James Bond non è sicuramente un impressionabile bambino.
Ai tempi della censura sui testi di Dahl fu obiettato che alcuni di quei testi, come “Le Streghe” erano già considerati poco adatti al target di riferimento negli anni di pubblicazione originale e che, comunque, un bambino avrebbe ricevuto una buona educazione da un’edizione “per l’infanzia”.
Ma se il senso è promuovere i valori di inclusione e eguaglianza, ci domandiamo se l’adulto tipico che legge un thriller o una spy story, abbia davvero bisogno di imparare l’educazione da un testo non educativo, ed in una età in cui la sua formazione dovrebbe essere conclusa da un pezzo.
Il Guardian peraltro ha dedicato un brano ai “Sensitivity Reader”: persone pagate meno di una frazione di centesimo a parola per vagliare un testo alla ricerca di contenuti “politicamente scorretti”.
Con 200 dollari puoi farti controllare un intero libro: ma davanti a testi chiaramente provenienti da altre epoche e lontani anni luce dallo scopo di fornire modelli di condotta e vita, la domanda è: cui prodest? Perché?
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