Crime Facts

Christine Chubbuck, la giornalista che si tolse la vita in diretta televisiva

Sarasota, Florida. Quella di Christine Chubbuck è una delle tante storie sull’attenzione morbosa degli internauti verso la morte, ma soprattutto un racconto della solitudine. Il 15 luglio 1974 negli studi dell’emittente Channel 40 è una mattina come tante. Christine, 29 anni, è una reporter brillante e quella mattina si è presentata al lavoro con un ottimo umore. Alle 9:30 il suo talk Suncoast Digest va in onda. Dopo 8 minuti di trasmissione, e con un ospite in attesa di essere presentato, Christine dice:

In linea con la politica di Channel 40 di portarvi le ultime novità in termini di sangue, viscere e colori vivaci, ne vedrete un’altra in esclusiva.

15 luglio 1974, una giornata come tante in redazione

Uno dei resoconti più noti e dettagliati sulla tragica fine di Christine Chubbuck arriva da un pezzo scritto da Sally Quinn sul Washington Post il 4 agosto 1974, alcuni giorni dopo quel drammatico 15 luglio.

Come detto in apertura, alle 9:30 del 15 luglio 1974 il Suncoast Digest inizia regolarmente.

Quel giorno Christine è arrivata in redazione “di ottimo umore”  – questo scrive Sally Quinn – ma chiede agli autori di iniziare con un servizio su una sparatoria anziché con la consueta intervista, in un certo senso modificando la scaletta del programma.

Per un attimo il direttore tecnico Linford Rickard e i due cameramen rimangono interdetti, ma la professionalità di Christine è fuori discussione e per questo le lasciano gestire il programma secondo le sue esigenze. Scrive Sally Quinn:

Si sedette alla macchina da scrivere, scrisse rapidamente il copione del notiziario di 10 minuti, disse alla sala di controllo che voleva usare il filmato di una sparatoria e prese posto alla scrivania dei conduttori, dall’altra parte della stanza rispetto alla sua area interviste.

Mise sotto la scrivania una grande borsa di marionette che aveva realizzato, che di tanto in tanto portava con sé per usarle nella sua trasmissione o per intrattenere i bambini di un ospedale.

Nonostante una scaletta modificata all’ultimo minuto, tutto sembra procedere secondo l’ordinario. Il finale del pezzo di Quinn, però, è questo: “Nascosta nella borsa c’era una pistola calibro 38.

“La politica di Channel 40”

Dopo aver dato notizia dei primi tre fatti di cronaca, il pubblico e i tecnici presenti in studio si aspettano che Christine Chubbuck prosegua con il quarto caso. La bobina della telecamera si inceppa, e la giornalista fa spallucce. Sono problemi tecnici, è il bello della diretta.

Poi, dietro quella scrivania, Christine discosta i capelli dal viso, deglutisce e allunga la mano sinistra, tremante, sul copione che sta leggendo. Voltata la pagina, rimane con lo sguardo su quei fogli e comincia a leggere:

In linea con la politica di Channel 40 di portarvi le ultime novità in termini di sangue, viscere e colori vivaci, ne vedrete un’altra in esclusiva.

Quel “sangue e viscere” è ciò che Christine contesta da tempo all’emittente, secondo lei troppo concentrata sulla morbosità del dolore negli ultimi tempi. Ciò che lei sta annunciando, tuttavia, in pochi secondi è sotto gli occhi di tutti.

I suoi occhi, invece, sono “scuri, penetranti e provocatori”. Il braccio destro si irrigidisce, la mano scompare sotto la scrivania. “Un tentato suicidio, dice Christine. La mano ricompare con una revolver Smith & Wesson calibro 38. Christine se la punta dietro la nuca, sotto l’orecchio, e preme il grilletto.

I capelli “svolazzano sul viso” e il volto assume “un aspetto feroce e contorto”. Sui fogli rimasti sulla scrivania c’è tanto sangue. Linford Rickard si appresta a mandare la dissolvenza in nero mentre nello studio echeggiano le grida di terrore. Il centralino della redazione e della polizia esplode: gli spettatori telefonano per protestare contro quella che in un primo momento ha tutta l’aria di una messa in scena, ma è tutto vero.

Christine viene trasportata al Sarasota Memorial Hospital in condizioni gravissime, dove morirà 14 ore dopo. Sulla scrivania dello studio, Christine ha lasciato la notizia sulla sua morte in diretta. In pochissimo tempo, come dimostra questa raccolta, il suicidio di Christine Chubbuck conquistò le prime pagine dei quotidiani.

Perché?

Christine – “Chris”, per i colleghi – da troppo tempo stava combattendo contro la depressione e con un problema a relazionarsi con le altre persone. Ne parla la madre al Washington Post, al quale racconta che sua figlia aveva un lavoro che amava, ma nessuno accanto con il quale condividere la vita.

Per questo motivo era in cura presso uno psichiatra e già nel 1970 aveva tentato di togliersi la vita con un’overdose di farmaci. Ancora, nel 1973 – un anno prima di morire – a seguito di un intervento le era stato detto che se non avesse avuto un figlio entro tre anni, nel futuro non sarebbe stata in grado di concepire. Condizione, questa, che la fece precipitare nel baratro.

Il filmato del suicidio

Quella del filmato con il suicidio in diretta di Christine Chubbuck è una storia che ritrova vigore dopo il 2016, quando nel film Christine con l’attrice Rebecca Hall nei panni della reporter riaccende l’interesse degli internauti che si lanciano alla caccia al filmato perduto.

Ciò che si sa è che i familiari di Chris avevano diffidato l’emittente dal trasmettere quel filmato, e si erano fatti consegnare i due nastri del master. Si presume, tuttavia, che ne esista una terza copia.

Come riferisce nel dettaglio Lost Media Wiki, nel documentario Kate Plays Christine viene riferito che la terza copia sarebbe a disposizione di Molly Nelson, moglie dell’ormai defunto Robert Nelson, ex proprietario di WXLT-TV. La redazione di Vulture ha appurato che Molly Nelson, tempestata dalle richieste di un’infinità di utenti desiderosi di visionare quel filmato della morte, avrebbe affidato quel nastro ad uno studio legale senza alcuna intenzione di divulgarlo.

Tutto ciò che si trova in rete, quindi, sarebbe da considerarsi falso.

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