Chi ha inventato il reggiseno? Dipende da cosa intendiamo

di Shadow Ranger |

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Se ci domandiamo chi ha inventato il reggiseno, la risposta dipende. Il concetto di reggiseno? Il reggiseno moderno? Il concetto dello stesso? Se intendiamo il reggiseno moderno, l’invenzione è contesa tra Hermine Cadolle, sarta francese nel 1889 ed Caresse Crosby attivista e scrittrice nel 1914.

Chi ha inventato il reggiseno? Dipende da cosa intendiamo

Chi ha inventato il reggiseno? Dipende da cosa intendiamo

Se intendiamo il concetto di reggiseno, esso esiste da quando esistono i concetti di sartoria e la consapevolezza dell’esistenza del seno, con tracce letterarie nell’Iliade che lasciano presupporre che “contenere e separare” i seni fosse un’esigenza già percepita nell’antichità.

Quel cinto che non era un cinto

Nel quattordicesimo libro dell’Iliade si fa riferimento al Cinto o Cintura di Afrodite, un oggetto detenuto dalla Dea dell’Amore stessa e imbevuto del suo potere. La Dea Afrodite, nata già adulta e bellissima dalla spuma del mare avrebbe secondo il mito imbevuto le sue virtù divine nel cinto stesso, un po’ come Sauron de Il Signore degli Anelli col suo “Unico Anello”, ottenendo un misterioso capo di vestiario (che non è mai stato esattamente chiaro cosa fosse) dalle due virtù, forse tre se consideriamo l’ipotesi (comprovata dal testo) che il “cinto” sia in realtà uno dei primi reggiseni e non una cintura.

La prima virtù era quella di moltiplicare e incrementare la sua bellezza e il suo fascino, la seconda di concedere ad ogni altra donna e dea che lo indossasse col suo consenso il fascino stesso della Dea dell’Amore.

La seconda qualità appare nell’Iliade quando Era, Regina delle Dee e moglie di Zeus, chiede alla “collega” il Cinto in modo da poter distrarre Zeus col suo accresciuto fascino e poi convocare il Dio del Sonno per addormentarlo e agire indisturbata sulla Terra.

Nell’accettare, Afrodite si spoglia per dare il prezioso indumento a Era, svelando la terza virtù dello stesso: “sollevare e separare”

“Disse; e dal seno il ben trapunto e vago Cinto si sciolse, in che raccolte e chiuse erano tutte le lusinghe”

Ovviamente, se il “cinto” fosse una cintura come si ritiene, non avrebbe senso toglierselo dal seno, indizi che il “cinto di Afrodite” era in realtà un busto o una “fascia mamillare”, una striscia di tela talora ornata con nastri e fiocchi usata per lo scopo per cui le donne moderne userebbero un reggiseno, sia elegante che sportivo, ovvero per sorreggere il seno e per accordarsi all’abbigliamento (motivo per cui indossare l’intimo della Dea dell’Amore secondo il mito antico aumentava il carisma sessuale delle donne che lo ricevevano: era l’equivalente di ricevere intimo di gran lusso e moda da una fotomodella famosa).

La fascia mamillare, spesso poco più che un intreccio di nastri quando non serviva particolare sostegno, fu col tempo rimpiazzata da busti molto più opprimenti.

Le antiche romane usavano il simile “Strophium”, considerandolo discrimine tra la barbarie e la civiltà: una buona matrona romana avrebbe coperto il seno, una rude barbara no.

Nel volgere dei secoli l’abbigliamento femminile divenne più coprente e oppressivo e comparvero busti e corsetti, anche se per molto tempo le donne del popolo continuarono a usare pezzi di cotone incrociati simili alle fasce mamillari per coprire il seno, non potendosi permettere né i costosi busti né la limitazione del movimento che essi comportavano.

Dal busto al reggiseno moderno

Nel 1889, stanca delle limitazioni dei corsetti e in un periodo storico in cui tra gli effetti della Rivoluzione Francese c’era stata la messa in discussione della moda aristocratica del secolo passato decise di “spezzare in due” il corsetto.

La parte superiore, il “corselete-gorge” era retta da spalline e una fascia elastica sul fondo, con coppe per il seno, di fatto diventando la prima forma del reggiseno moderno.

Apparso negli stessi anni della Rivoluzione Francese, il corselete-gorge e i suoi discendenti apparvero giusto in tempo per la Prima Guerra Mondiale e per consentire alle donne di prendere il posto degli uomini in fabbrica con indumenti che le consentissero di ruotare il torso al lavoro.

Nel 1910 l’allora 19enne Caresse Crosby, americana, non sapeva cosa abbinare al suo vestito per il ballo delle Debuttanti. La moda avrebbe richiesto un corsetto, ma l’abito da sera che aveva prescelto mostrava lo scollo, e la Crosby non aveva alcuna intenzione di soffocare in un rigido corsetto che peraltro le avrebbe coperto la scollatura di cui andava orgogliosa.

Decise di cucirsi un “reggiseno senza dorso” che attirò le attenzioni delle altre debuttanti, portandola quattro anni dopo alla richiesta del brevetto come oggetto utile a “donne di taglie differenti” e “intente in sport come il tennis”.

Ebbe un moderato successo ma non un enorme successo economico: il suo secondo marito le suggerì di vendere il brevetto e, in quanto ricchi di famiglia, godersi le rendite e incassare il colpo dell’avventura commerciale non esuberante: la Crosby si dichiarò comunque con orgoglio la madre del reggiseno moderno, considerandosi essenziale alla sua invenzione e storia.

Il resto lo possiamo vedere intorno a noi ancora oggi, specialmente dopo l’invenzione delle taglie moderne e l’industrializzazione di tessuti, filati e abiti.

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