Editoriale

Chi colpisce le sanzioni alla Russia? Prospettive e aspettative

Chi colpisce le sanzioni alla Russia? Questa la domanda che molti, anche in politica, sembrano farsi. E la risposta, come sempre, non è semplicistica come una ricetta precompilata.

L’obiettivo delle sanzioni è togliere carburante alla macchina bellica russa. Nel farlo, dobbiamo affrontare lo scoglio di decenni di dipendenza dal gas e dal petrolio Russo, elefante nella stanza che avremmo dovuto affrontare a suo tempo, ma non abbiamo fatto (vedasi articolo di Pagella Politica di Maggio).

Il che comporta che, inevitabilmente, rinunciare al gas russo è una rincorsa che fino al raggiungimento dell’autonomia ci creerà disagi.

Disagi che potrebbero essere attenuati con una serie di misure, dal blocco dei prezzi fino alla ricerca di fonti e mercati alternativi, e che indubbiamente stanno funzionando, ancorché non con la rapidità tale da diventare sicurezza. Gli stoccaggi di media sono all’80%, abbiamo difficoltà in settori dell’economia metano-dipendenti e la politica diventa campo di battaglia anche su questo.

Ma se Atene piange, Sparta non ride di certo. Le sanzioni stanno funzionando, ma il punto fondamentale è che è in questa guerra ibrida sono una guerra di attrito e resistenza tra un’Unione Europea di liberi stati ed una Russia fortemente verticistica con un “uomo forte” al comando e una popolazione abituata a “soffrire per la Patria”.

Chi colpisce le sanzioni alla Russia? Cosa sappiamo

Abbiamo visto come la Russia si regge sostanzialmente sul settore energetico. Il che comporta tutta una serie di problemi. Al momento il settore dei trasporti aerei russi sta patendo una crisi nell’approvigionamento di ricambi e semiconduttori superiore a quella che stiamo patendo noi occidentali sui semiconduttori.

Entro i prossimi due anni, forse il prossimo non sarà più possibile mantenere una flotta aerea civile stabile cannibalizzando i mezzi danneggiati per i preziosi ricambi, e il trasporto aereo tornerà indietro di decenni.

Come è avvenuto col settore automobilistico, ora popolato da “catorci di stato” Euro 0 e senza elettronica di bordo e ABS.

O come accade nel settore IT, il settore delle tecnologie, dove è diventato praticamente impossibile riparare un computer di provenienza occidentale cercando le parti in catene che hanno abbandonato il campo e dove il mercato interno stenta a decollare, e avrà bisogno di anni per farlo. Ovviamente, sempre se potranno ottenere le componenti necessarie, anche questa grossa incognita.

Chi colpisce le sanzioni alla Russia? Prospettive e aspettative, foto di PhonlamaiPhoto, CANVA

L’inflazione comincia a mordere forte: il doppio che in Italia a Luglio secondo Huffington Post, tre volte l’Eurozona secondo Lia Quartapelle, ISPI.

Eppure, la spiegazione logica al putiniano medio pronto a giurare sul “Paradiso Russo” giace in una vecchia barzelletta

“Non possiamo lamentarci”

Secondo una barzelletta le cui origini sono perse nel tempo, ma appare periodicamente nei media e nella produzione artistica e letteraria di ogni settore, c’è sempre un personaggio al quale viene chiesto come sta. E quello risponde “Beh, io non mi posso lamentare”.

“Allora stai bene”, gli viene domandato. “No, è che io non posso lamentarmi: è vietato”. Risponde lui.

“Le statistiche selezionate da Putin vengono sbandierate sui mezzi d’informazione e usate da esperti benintenzionati ma superficiali per costruire previsioni che sono eccessivamente e irrealisticamente favorevoli al Cremlino”

Suggeriscono i ricercatori di Yale.

Inoltre, non è facile avere una caduta rovinosa se non cadi da molto in alto, e se c’è una cosa che decenni di sofferenze economiche e dittature di diritto e di fatto hanno insegnato ai russi è che loro non possono lamentarsi.

Noi possiamo, cosa che dà alle “fonti russe” occasione di definirci deboli, imbelli e spaventati e intestarsi una vittoria nella “guerra del gas”.

Loro non possono. Quindi a parlare con un Russo va tutto bene.

Certo, i negozi occidentali chiudono uno dopo l’altro e i loro sostituti spesso si dimostrano meno all’altezza, ma da un lato Putin ha messo la Banca Centrale Russa a cercare soluzioni, dall’altro lato il Russo medio davanti a soluzioni “lacrime e sangue” non corre a piangere sui Social, anche perché se lo facesse pagherebbe dazio. Stringe i denti e continua a penare convinto di guadagnarsi il “Paradiso di Putin”.

Siamo alla quinta crisi economica che il paese affronta da 25 anni a questa parte, dopo quelle del 1998, 2008, 2014 e 2020, ogni volta la Russia ne esce sgangherata, ma si raddrizza come un incrocio tra una Matriosjka e un Ercolino sempre in piedi.

Il che non comporta che le sanzioni non intacchino. Non lo faranno nel breve periodo.

Sorprendentemente, dopo sei mesi la Russia tira avanti, nutrendo la macchina bellica con quello che cava di bocca ai civili, abituati alla sofferenza.

Ma come gli analisti della CBR confermano, e se Gazprom non mente quando parla di continui problemi alle turbine Siemens, la Russia continua ad aver bisogno di macchinari stranieri che rischiano di non poter più avere.

Torneremo, come negli anni ’90 del Dendy e dei Rebra, ad una produzione interna scadente e costosa.

Per ora l’economia Russia regge.

E in Europa?

In Europa la situazione è opposta. Per ora la Russia regge, ma con ogni mese di sanzioni diventa sempre più forte il peso della riduzione delle importazioni ed esportazioni, e la produzione interna perde colpi, come nel caso dei settori del trasporto e dell’Automobile.

L’Europa vive il problema opposto: la dipendenza dal Gas Russo si è ridotta in soli sei mesi molto più di quanto abbia fatto in decenni, ma riuscire a ridurla in modo da renderla efficace richiederà una azione corale e unitaria di tutta l’Europa.

L’unità in questo periodo non ci è mancata per niente, e questo giustifica come buona parte della produzione di fake news da “fonti russe” sembri proprio cercare di picconare l’unità, con tragicomiche fakes a base di “milioni di cittadini Europei pronti a tradire con un solo cenno per marciare compatti al fianco di Putin contro l’Europa e la NATO”.

Il problema quindi diventa evidente: nel presente sia Europa che Russia patiscono, ma la Russia stringe i denti, fa finta di niente e impone sacrifici mentre in Europa il minimo sacrificio viene accolto a baruffe chiozzotte e “fontirusse”.

Nel prossimo futuro, continuando la ricerca di fonti alternative e aumentando gli stoccaggi, l’Europa si renderebbe fortemente indipendente e la Russia si troverebbe con un settore industriale bloccato dal peso delle sanzioni, ad esempio senza una Siemens a cui bussare se le turbine dei gasdotti franano.

Cosa inoltre essenziale contando che l’espansione del mercato del Gas verso Cina e Oriente richiede espansioni del gasdotto previste in 2-3 anni in condizioni normali, e con tempi che si allungherebbero se la Russia si trovasse fuori dalla possibilità di acquistare turbine e macchinari.

Se ci chiediamo quindi chi colpisce le sanzioni alla Russia, la risposta diventa una guerra di attriti. L’equivalente del gioco adolescenziale cinematografico in cui due giovani si dirigono con le loro macchine a tutta velocità l’uno contro l’altro e il primo a sterzare finisce contro il muro rimettendoci macchina e ossa.

Bisognerà solo aspettare per capire chi finirà contro il muro, e restare uniti in un fronte comune Europeo potrebbe darci il vantaggio definitivo.

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