C’erano una volta gli Exogini: da Kinnikuman al ritorno del franchise
Chiudiamo un’ideale cavalcata nei ricordi degli anni ’80 con gli Exogini. Ricordate tutti di cosa stiamo parlando vero? Improbabili fantoccini di gomma bizzarramente colorata e di fattura alquanto incerta, venduti singoli o nella “Piramide” da trenta, orgoglio e marchio del bambino ricco.
Fantoccini dalle fattezze di improbabili mostrini e mostracci alieni, descritti dal materiale promozionale del 1987 come “microscopici e invulnerabili”, antesignani apparenti degli Small Soldiers del 1998.
Ma se state pensando al collegamento diretto tra Exogini e Small Soldiers, state sbagliando di molto e state trascurando come il brand “genitore” sia diventato il nume tutelare di ogni shonen manga, fumetto adolescenziale Giapponese popolarizzando tutta una serie di topos narrativi che vedremo portati al successo in Dragonball, Naruto e altre serie che tutt’ora conosciamo.
E parliamo di Kinnikuman, noto ai ragazzini più moderni per il suo seguito Ultimate Muscle (Kinnikuman Nisei, lett. “Kinnikuman Secondo”, scanzonate avventure della “Seconda Generazione” degli eroi che un tempo erano noti anche come Exogini) e in Giappone mai calato di popolarità.
Le origini: da Godzilla a Kinnukuman
Le origini remote del brand affondano le loro ragioni nel dopoguerra Giapponese, come abbiamo visto per i Power Rangers, e con esse si confondono.
Essere un Giapponese nel 1946 era una brutta, brutta situazione e scene come il finale di Una tomba per le lucciole (1988), col giovane Seita morto di fame e stenti nell’indifferenza dei suoi concittadini non erano infrequenti.
Dall’oggi al domani il Giappone si ritrovò di fronte ad una economia e società a dir poco devastate, con interi settori blacklistati. Il colosso multimediale SONY nacque proprio in quel periodo come laboratorio di riparazione radio e produzione di fallimentari elettromestici ed un certo Eiji Tsuburaya, padre del genere di film di propaganda militare, si ritrovò improvvisamente tagliato fuori dal mondo del cinema, blacklistato di fatto e costretto a reinventarsi.
Come abbiamo visto nel precedente capitolo di questa rubrica, Tsuburaya decise che se poteva usare la sua arte per creare convincenti scene di guerra usando modellini accurati di città e mezzi militari, poteva usarla per creare convincenti film di fantascienza e azione che avrebbero portato i Giapponesi vogliosi di svoltare e alllontanarsi dagli orrori della guerra al Cinema e riportato lui sui teatri di posa.
Nacque così Godzilla, nel 1954, antenato del genere fantascientifico Giapponese moderno. Sostanzialmente la storia di un orrido mostraccio, in realtà un uomo in un costume di gomma, nato dagli orrori della Guerra Atomica (tema ancora presente nell’immaginario Giapponese, sfregiato a vita dall’orrore di Hiroshima e Nagasaki), pronto a devastare una Tokyo fatta di accurati modellini e combattuto da eroici militi, salvo poi diventare nei capitoli successivi un mostro se non “benevolo” quantomeno tollerato dalla popolazione se non invocato, pronto a difendere Tokyo da mostracci ancora più grossi e cattivi di lui in una “guerra di Gargantua” (nome che si tentò di usare come traduzione di Kaiju, ovvero “strane bestie”).
Nel 1957 apparve Super Giant, variazione televisiva sul tema in cui a combattere i kaiju non era più una bestia ma un supereroe (categoria inizialmente descritta col termine inglese traslitterato スーパーヒーロー (ovvero Supahiro, superoe) per poi diventare il Giapponese 超人 (chojin, ovvero Superumani).
Per essere precisi, un essere umano inguainato in una tutina sin troppo aderente e con le antennine nelle orecchie inviato da una razza di alieni benevoli per combattere le strane bestie a beneficio della razza umana, seguito dal 1966 dai più famigerati Ulltra Q e Ultraman, basati sul canovaccio ormai collaudato e ispirati dal primo supereroe “ufficiale” del Giappone (Ogon Bat, in italiano Fantaman).
Anche qui abbiamo quindi il superumano, Ultraman, che mentre è intento a vivere mimetizzato tra i normali esseri umani assiste all’avanzata dei Kaiju pronti a devastare tutto e portare la rovina.
Grazie ai mezzi tecnici popolarizzati anni prima da Tsuburaya, un trucco di regia mostra Ultraman sostituito da uno stuntman in un buffo costume con una “pinna” sulla testa che ricorda (non a caso) il fantoccino di Aquila degli Exogini, seguito da un gioco di regia che mostra l’attore diventare enorme (in realtà una serie di riprese dal basso interpolate con riprese del set ricostruito con modellini) e un combattimento tra mostro e supereroe, sulla falsariga di uno scontro di lotta libera (anche questo vedremo è importante) in cui Ultraman trionfa con una mossa finale, sempre la stessa, ovvero il Raggio Specium o Ultra Beam.
Come Ultraman abbia di fatto inventato i generi Tokusatsu (“Eroi con effetti speciali”) e Super Sentai (le serie “alla “Power Rangers”) l’abbiamo già visto. Non vi tedieremo ripetendolo.
Partiremo ora per un ramo derivato della storia, quello che arriva dritto agli Exogini.
“Yudetamago” e Kinnikuman
Siamo ora nel 1971, e due ragazzini di Osaka di nome Takashi Shimada e Yoshinori Nakai, rispettivamente un aspirante sceneggiatore e un aspirante disegnatore, si incontrano ancora undicenni alla scuola elementare di Osaka.
Fan sin da undicenne della fantascienza e delle spy story (con una cotta sin troppo precoce per le affascinanti protagoniste della spy story Playgirl, storia di un gruppo di donne detective dall’aria sensuale e femminile), il giovane Shimada, apprendendo l’interesse di Nakai per il disegno, gli mostrò immediatamente i bozzetti di una sua creazione immaginaria, il buffo supereroe Kinnikuman.
Kinnkuman nasceva infatti come una parodia di Ultraman con tutti i difetti caratteriali che rendevano Shimada un “ragazzaccio” ma per questo più simpatico del glorioso supereroe nazionale.
Goloso, sboccato e volgare come solo un undicenne “selvaggio” sa essere, attratto da pruriti adolescenziali fuoriquota, con una buffa faccia/maschera (anche questo vedremo importante) via di mezzo tra l’iconico mascherone di Ultraman e un nasone schiacciato da maialetto coi labbroni, Kinnikuman era un povero supereroe disoccupato residente in una capanna autocostruita in un parchetto, presidente del club degli amanti del Gyudon, zuppa di manzo con abbondante aglio da cui riceve i suoi poteri.
Ovvero l’abilità di emettere un raggio simile allo Specium Ray di Ultraman, quella di ingrandirsi come il summenzionato eroe e la capacità di volare usando le sue stesse scorregge come mezzo di propulsione, abilità che lo rendono ricercato quando ogni altro supereroe ha altro da fare.
L’incontro tra Shimada e Nakai era scritto nel destino: Shimada aveva un’immaginazione folle e tra le righe ed era un avido consumatore di ogni genere di intrattenimento, Nakai non aveva mai letto un manga ma sapeva disegnare bene.
I due continuarono a disegnare manga a tema sportivo e ironico per tutte le scuole medie e superiori, vincendo il Kintetsu Manga Award a soli tredici anni.
A sedici anni furono notati dall’editore Shueisha, la principale compagnia editoriale Giapponese proprietaria di Shonen Jump, una delle più note e longeve testate di fumetto locale.
All’epoca Shonen Jump aveva però dieci anni, e Shigeo Nishimura, terzo redattore capo della rivista scommise sui giovani talenti dopo aver visto una loro proposta basata proprio su Kinnikuman.
Contro il parere del resto di Shueisha Nishimura si recò ad Osaka per pregare i genitori del duo di lasciarli andare a Tokyo con lui, promettendo che avrebbe procurato loro una casa e si sarebbe occupato di loro a patto che fosse loro consentito proseguire Kinnikuman.
Fortunatamnte così accadde, e nel corso di un anno Kinnikuman divenne una serie a pubblicazione fissa.
Shimada e Nakai firmarono l’opera con uno scanzonato nome collettivo: Yudetamago, ovvero la “Gang dell’Uovo Sodo” (letteralmente “Uovo Sodo”).
L’avventura editoriale di Kinnikuman – gli esordi
Le origini di Kinnikuman tradiscono le sue origini di gag manga, con le avventure dell povero Suguru Kinniku, muscoloso e stupido aspirante supereroe povero in canna, senza mezzi di sussistenza alcuna o un’istruzione, più debole della media dei supereroi e invocato dal genere umano solo quando i supereroi più famosi hanno altro da fare (o le emorroidi) sempre alla ricerca di un piatto di zuppa di manzo caldo o dell’affetto della maestrina Mari Nikaido o della idol (pop star di turno), incline a giocare sporco e pagare sottobanco con le sue scarne finanze dei kaiju per far finta di perdere ed elevare la sua scarna reputazione.
Il duo Yudetamago cominciò però assai lentamente a costruire una Bibbia Narrativa attorno al loro bizzarro amico immaginario di fatto, e nel farlo riuscirono a dare alla loro opera la complessità adatta a diventare un record di premi e incassi e stabilire una serie di topos narrativi comuni al genere Shonen.
Per uscire dalla spirale delle gag il duo inserisce lentamente all’inizio, poi in modo torrentizio nuovi personaggi. La citata Mari Nikaido, meno appariscente dalle stelle dello spettacolo cui Kinnikuman è solitamente attratto ma più gentile e affezionata, il bambino prodigio Meat, allenatore per eroi che decide di restare con Kinnikuman per fare di lui un vero eroe e Terryman, archetipo del “rivale divenuto amico”.
Con l’arrivo di Terryman comincia anche l’evoluzione narrativa di Kinnikuman, che rivela di essere non solo uno sboccato e volgare fallimento umano, ma segretamente di essere un eroe dal cuore generoso ostacolato dalla sua scarsa intelligenza e dalla sua aura da perenne pasticcione.
In una parodia del concetto di “avido americano” il governo Giapponese decide di “licenziare” Kinnikuman revocandogli i pochi incarichi di caccia al Kaiju che gli erano consentiti per assumere a pagamento l’avido ma efficiente Terryman, ispirato al wrestler Terry Funk, minacciando il primo di dargli la caccia e cercare di sterminarlo come un Kaiju se avesse interferito.
Vedendo Terryman chiedere soldi ad un bambino per salvarne in genitori, e prenderlo a schiaffi per avergli dato troppo poco, Kinnikuman si riscuote atterrando Terryman con un solo pugno, e quando il Superuomo americano gli ricorda che rischia di essere perseguitato dalla sua stessa gente, Kinnikuman risponde flemmaticamente E allora lo Spirito del Giappone stesso mi proteggerà, convincendo Terryman a pentirsi, rinunciare all’accordo e aiutare Kinnikuman gratis.
Viene istituzionalizzato in quel momento uno dei topos letterari più noti dello shonen manga: l’Eroe il cui vero potere non è nella forza fisica, ma nella rettitudine morale in grado di conquistare con l’esempio il rivale più accanito e attirare verso il Bene e la Giustizia gli avidi e i vanagloriosi rendendoli “fratelli” sul campo di battaglia.
Un altro cambio di rotta vede Suguru Kinnuku essere rivelato come il principe perduto del Pianeta Kinniku, sede del più importante “Clan di Supereroi” delle Galassie, cui anche i supereroi dei fumetti americani (presenti nei primi albi, spariti per motivi di diritti di autore successivamente) devono sottomettersi, abbandonato sulla Terra da bambino perché così brutto e stupido da essere scambiato per un maialino entrato per caso nella sua culla (maialino a sua volta diventato un tirannico sovrano e ritenuto dagli altri chojin malvagio ma accademicamente superiore a Kinnikuman), e introduce un triangolo amoroso sulla falsariga di quello presente nei fumetti americani di Archie, Betty e Veronica.
Viene introdotta Bibimba, bionda principessa del Pianeta Kinniku inizialmente rivale del clan dei Kinniku e poi innamorata di Suguru, diventando quindi l’esuberante contraltare alla seria e bruna Mari (con un codice cromatico inverso rispetto a Betty e Veronica, ma del resto per i Giapponesi è il biondo il colore di capelli più esotico e particolare dei due) e il duo Yudetamago può virare verso la loro seconda passione, lo sport.
Il cast si ingrandisce
Un nuovo arco narrativo delega a Bibimba la caccia ai Kaiju e trasferisce Kinnikuman, Terryman e il loro goffo nemico Kinkostsuman (letteralmente “Uomo di ossa e tendini”, uno scheletro parlante non meno goffo di Kinnikuman spesso tradotto in inglese come Skullduggery) nel mondo del Wrestling, inventando una vera e propria lega di Wrestling aperta solo ai chojin, ovvero ai superuomini, presieduta dall’inglese crudele e altero Robin Mask e aperta a supereroi di tutte le nazioni.
Terryman riesce a introdurvi l’amico Kinnikuman per dargli una fonte di reddito e affermazione personale e la serie cambia quasi del tutto tono.
Accantonati gli scontri in stile Ultraman, la serie diventa uno spokon, ovvero un manga sportivo, di sfondo fantascientifico che descrive i combattimenti di wrestling tra chojin, introducendo peraltro uno dei temi della serie.
Il fatto che Kinnikuman effettivamente ha un potere, presente in tutti i chojin ma in lui in maniera sovrabbondante, la Burning Hidden Strength ovvero il potere dell’Ultimate Muscle.
Un potere nato essenzialmente dal suo buon cuore e dall’incrollabile generosità e amicizia che nasconde dietro i modi da rozzo petomane sboccato e tendenzialmente codardo e incline a fuggire dal pericolo: in un mondo in cui il potere di ogni chojin è sostanzialmente deciso dalla nascita e solo “perfezionabile” con la tecnica, Kinnikuman può far esplodere il suo potere quando l’amicizia stessa è in pericolo e la giustizia ha bisogno di lui, salendo così dal rango di “abbastanza potente, ma non si applica” a “prodigiosamente superumano anche per gli standard dei superuomini”, ma, ovviamente, solo quando è nel giusto stato d’animo e solo quando la situazione è così grave da richiederlo.
Un potere paradossale che, come al solito, dapprima rende Robin Mask incapace di accettare la sconfitta un suo acerrimo nemico e poi un fidato amico pronto a condividere con Terryman il ruolo di “amico con la testa sulle spalle” incaricato di mantenere il goffo Kinnikuman sulla retta via.
Il cast di personaggi continua a crescere ispirandosi al mondo del Wrestling: chojin ispirati ai wrestler del mondo, o anche solo ad oggetti noti come vedremo cominciano ad apparire, dividendosi negli stessi gruppi delle federazioni sportive.
Abbiamo così i Seigi Chojin (Justice Supermen), l’equivalente del face nel Wrestling, i lottatori buoni e gentili come Kinnikuman e Terryman che combattono sempre e solo secondo le regole intrattenendo rapporti cordiali col pubblico, i Zangyaku Chojin (Brutal Supermen), i face-heel che si consentono mosse letali e sanguinarie ma restando all’interno delle leghe ufficiali, gli Akuma Chojin (Devil Superman), gli Heel sleali e pronti ad antagonizzare il loro stesso pubblico e i Perfect Chojin, elusivo gruppo che considera la vittoria unico obiettivo da perseguire sentendosi al di sopra di ogni altra regola.
Cominciano così ad apparire chojin di ogni tipo, anche perché il duo Yudetamago percependo il potenziale commerciale della cosa comincia ad accettare disegni e bozzetti mandati dai piccoli fan assicurando che trasformeranno i più promettenti in personaggi.
Abbiamo così chojin ispirati al Walkman, recente oggetto del desiderio, al LEGO, ai toreri ed ai tori e persino uno ispirato agli urinali.
I chojin stessi sono descritti come una razza primordiale, creata dagli dei stessi per servire la giustizia e responsabili della creazione stessa della civiltà (con artefatti come il Campo dei Miracoli a Pisa e Stonehenge inizialmente creati come ring) e poi ridotti nel numero per renderli umili, ridurre la loro arroganza e fare in modo che tornassero a perseguire il bene.
La stessa “faccia” di Kinnikuman subisce a questo punto una retcon: non si tratta di una vera faccia, ma una maschera da wrestler imposta a tutti i membri del suo clan fin dall’infanzia. Se un chojin viene smascherato, non solo sul ring (cosa più comune) ma accidentalmente fuori da esso, questi dovrà essere immediatamente condannato a morte.
Nel tentativo di “addolcire la pillola” in alcuni doppiaggi censurati viene detto che “semplicemente” il chojin mascherato verrà esiliato per sempre da ogni consesso sociale, privato del suo rango e se oserà anche solo accostarsi allo sport verrà brutalmente massacrato fino ad ucciderlo o renderlo invalido a vita e incapace di lottare. E questa, ricordiamo, dovrebbe essere una censura più leggera e allegra.
In breve tempo la serie accumula così decine e decine di personaggi, rendendo possibile un prolifico marketing. Alcuni di essi decisamente improponibili per il pubblico di oggi, come Brockenman, vero e proprio gerarca nazista assurdamente inserito tra i Brutal Chojin e ucciso sul ring da Rameman che lo spezza in due strappandone le parti (nel manga, nell’anime viene trasformato in un piatto di ramen e divorato dallo stesso in diretta mondiale…) e sostituito dal figlio Brocken Jr., vero e proprio Justice Chojin nonostante il Totenkopf fieramente allacciato alla divisa.
Arrivano i Kinkeshi
Nel 1983, attratta dall’immondo successo del manga, commissiona un adattamento animato dello stesso, che parte direttamente dal tema sportivo e del wrestling. Immediatamente Bandai decide di vendere una serie di gomme da cancellare ispirate all’ormai pletora di personaggi di Kinnikuman, riconoscibili per il logo (c) Y/S . N. T. sul retro.
Logo che ovviamente riconosce il copyright al duo Yudetamago, l’editore Shueisha, l’emittente NTV responsabile della trasmissione dell’adattamento animato e Toei responsabile della sua creazione.
La forma prescelta, i kinkeshi sono abbastanza economici per il pubblico previsto, ovvero i bambini e abbastanza portatili da essere usati: ma ovviamente pochi ragazzini avrebbero accettato di “consumare” i loro eroi e qualche ragazzino più cresciuto comprava i kinkeshi (“Kinnikuman Keshigomu”, “gomme da cancellare Kinnikuman”) per collezionarli, esibirli, scambiare i più rari.
L’occasione fa l’uomo ladro, e l’esperto di marketing ricco: due anni dopo MATTEL ottiene la licenza per stampare i Kinkeshi, ma deve farlo per un pubblico ignaro di cosa sia Kinnikuman.
Decide così di stampare i gommini su gomma dura, più adatta per essere conservata e meno per cancellare tratti di matita, e li ribattezza collettivamente M.U.S.C.L.E., “Millions of Unsual Small Creatures Lurking Everywhere”, ovvero Milioni di Creaturine inusualmetne piccole sparse ovunque.
Un decennio o quasi di storia di Kinnikuman viene così semplificato all’osso: ci sono i Thug Busters (letteralmente: “I Cacciatori di Delinquenti”) al comando di Muscleman (ovviamente Kinnikuman) che ogni giorno sfidano in incontri di lotta i Cosmic Crunchers (letteralmente “Gli sgranocchiacosmo”) del malvagio Terri-Bull (nome di Buffaloman, uno dei nemici diventati alleati di Kinnikuman) nascondendosi negli angoli più riposti delle case dei terrestri come gli Small Solders televisivi.
Non serviva di più per vendere al pubblico americano, già abituato sia al wrestling che alle action figures interi barattoli di MUSCLE: per comprendere la magnitudine della cosa, ipotizzate di avere a disposizione le licenze per stampare fantoccini dei Cavalieri dello Zodiaco e doverli vendere a gente che non ha mai visto una puntata della serie animata ma neppure letto il manga originale Saint Seiya.
E nonostante questo enorme handicap riuscire a rivenderli inventandovi una storiella al volo.
Nel frattempo, tra la serie animata e i Kinkeshi in Giappone è la consacrazione definitiva: nel 1985 la serie vince un importante premio come fumetto per ragazzi (lo Shogakukan Manga Award) e ancora oggi è possibile visitare locali a tema Kinnikuman.
Ed arrivano gli Exogini
Nel 1987 i MUSCLE arrivano in Europa. Più o meno.
Quanto Yudetamago e Toei fossero informati dell’operazione si è perso ormai nelle nebbie del tempo, col wiki “ufficiale” di Kinnikuman che dubita dell’ufficialità dalla distribuzione.
Fattostà che il produttore Greco “El-Greco”, creatore di giochi da tavolo attivo negli anni ’80, cominciò a stampare una serie di fantoccini di extraterrestri distribuiti in tutta Europa sotto marchio italiano (GiG), francese (Action GT/Ideal) e olandese (Otto Simon).
Lo stesso nome commerciale Italiano, Exogini, denota una traslitterazione del termine greco per “extraterrestre”, da exoginos, ovvero “fuori dalla Terra”, mentre i Francesi stabilirono di usare un nome più comprensibile per il loro mercato, COSMIX.
Se gli Americani avevano una minima, ancorché prossima allo zero, esposizione a Kinnikuman l’Italiano medio non aveva la più pallida idea di cosa fosse un chojin ma anche solo come fosse fatto un manga.
Star Comics sarebbe arrivata solo a dicembre del 1987 e per buona parte degli anni ’70 e ’80 il primo e unico contatto per molti era l’anime nelle emittenti regionali.
Chiedi ad un nativo degli anni ’70 e ’80 quali anime ricorda e a meno che non si sia appassionato dopo cadrà dal pero. Chiedigli invece dei “Cartoni animati Giapponesi” e ti dirà sicuramente di ricordare il Grande Mazinga, Lamù, almeno un paio di serie di Maghette, i Cavalieri dello Zodiaco, negli anni ’90 Sailor Moon, il Mistero della Pietra Azzurra e altri.
Prima di Amazon Prime e Netflix l’unico altro modo era comprare delle VHS che spesso nelle riviste erano pubblicizzate accanto ai porno o passare dall’amico smanettone ed esperto.
Mai nella vita avresti saputo che gli Exogini erano i Kinkeshi.
Ti accontentavi quindi di buffi spot che parlavano di “misteriosi alieni incredibilmente invincibili” e che ti domandavano “Perché sono venuti sulla terra, chi sono, da dove vengono?” senza darti una risposta.
Tre cose dovevi sapere: erano alieni, forse volevano invadere la Terra, dovevi comprarli. Fine.
Andava un pochino meglio ai Francesi, che usavano le nostre stesse pubblicità e a cui veniva ricordato che i Cosmix terndevano ad ammazzarsi di botte a vicenda, fine, e un po’ peggio agli Olandesi, a cui veniva solo detto di essere di fronte “ad una grande collezione di alieni”.
Dato che definiremmo una fake news, dato che come abbiamo visto nel fumetto originale solo alcuni chojin sono alieni, e ce ne sono in tutti i pianeti Terra compresa.
El Greco produrrà altri fantoccini con un simile gimmick, come i Paciocchini e i Kombattini, e cercherà di prolungare la vendita degli Exogini mescolandosi ai NINJA Mites, altra linea di giochini gommosi.
La scelta commerciale non si comprende: gli Yudetamago continuavano a sfornare almeno un chojin nuovo ad albo, e i Kinkeshi riadattati in Exogini erano solo una piccola percentuale sul totale.
Finiti gli anni ’80, finirono gli Exogini, salvo un fallito tentativo di revival nel 1997.
E per un po’, anche Kinnikuman si prese una pausa.
La fine di Kinnikuman, Kinnikuman Nisei, Ultimate MUSCLE, il nuovo inizio
Nel 1987 Yudetamago chiude il manga di Kinnikuman.
Un finale aperto, nondimeno un finale: Suguru Kinniku si ricongiunge finalmente al fratello perduto, Ataru Kinniku (fuggito per non dover sottoporsi alle brutali e opprimenti regole necessarie ad ascendere al trono all’inizio, convinto che la tenacia e la bontà del fratello minore lo avrebbero reso un leader migliore nonostante le sue bizzarrie poi) e i due fratelli si trovano ad affrontare altri quattro pretedenti al trono del Pianeta Kinniku.
Ovviamente e a questo punto non è neppure uno spoiler, Kinnikuman trionfa e riesce a conquistare anche i rivali con la sua personalità bizzarra ma testarda e insieme carica di giustizia e amore, e nessuno si oppone più alla sua ascensione.
Kinnikuman risana i suoi rivali, la sua futura moglie Bibimba e i suoi alleati col face flash, ovvero la semplice esposizione a parte del suo viso segretamente bellissimo e affascinante (peraltro con una luce sovrannaturale tale da rendere impossibile identificarlo, e quindi condannarlo a morte) e parte per il Pianeta Kinniku pronto ad ascendere al trono spezzando l’eterno triangolo con Mari per sposare Bimimba.
Nel 1998 gli Yudetamago , dopo una lunga serie di manga a tema sportivo tra cui Total Fighter Kao e Lionheart tornano sul luogo del delitto con Kinnikuman Nisei (traducibile con Kinnikuman Junior o Kinnikuman Secondo), manga generazionale sequel diretto dell’originale.
Kinnkuman non è più lo spiantato e codardo ventenne del manga del 1978, ma adesso è un re di 54 anni col fisico distrutto da decenni di lotta per il bene. Nel tentativo di evitare la tragedia della sua infanzia, e d’accordo con Bibimba Kinnikuman ha provveduto a distruggere ogni trofeo e ogni traccia della sua gloria passata, spingendosi a pagare la Federazione dei Chojin per nascondere a suo figlio Mantaro Kinniku (dove Suguru deriva il suo nome da un famoso giocatore di baseball, lo stesso manga precisa che Suguru ha scelto il nome in modo che Mantaro fosse costretto a presentarsi come Kinniku Mantaro, ovvero Kinnikuman Taro, con Ultraman Taro il suo Ultraman preferito…) la sua reputazione ed evitare che il figlio ne fosse intimidito e allontanato.
Questo porta però Mantaro, come tutti i figli dei chojin cresciuti in tempo di pace a diventare svogliato e disinteressato verso ogni sorta di combattimento, almeno all’apparenza. In realtà sia pur per motivi radicalmente opposti, Mantaro è diventato la copia perfetta di suo padre da giovane: un buffone incline alla codardia, goloso e donnaiolo, incapace di concentrarsi e intellettualmente opaco, ma in compenso ha sviluppato lo stesso amore per la giustizia del padre unito ad un rispetto profondo per la madre, ritenendo invece il padre un buffone che ha comprato il titolo regale e il rispetto degli altri chojin con le ricchezze di famiglia.
Quando gli akuma chojin ritornano con una nuova generazione, Mantaro decide di evitare la coscrizione obbligatoria dei figli dei passati eroi e fugge sulla Terra atterrando proprio nella capanna dove viveva il padre. Lì incontrerà Meat, ibernatosi volontariamente in attesa che Mantaro fosse abbastanza adulto per avere bisogno di un allenatore, e scoprirà di avere gli stessi poteri del padre, compresa una squadra di amici pronti ad aiutarlo, tra cui il figlio di Terryman, Terry the Kid e rivivendo una serie di situazioni già viste nella storia precedente e attribuite al padre tra cui nell’ordine la vita da squattrinato giovanotto nel Giappone questa volta dei primi del 2000 (essendo inviato sulla Terra come protettore ma, al contrario dei suoi amici con voti superiori, assegnato al parchetto dove viveva il padre con residenza nella sua umile capanna), il triangolo amoroso tra Rinko Nikaido (Roxanne in Inglese) e Jacqueline McMadd (ispirata nel doppiaggio internazionale all’imprenditrice Stephanie McMahon), rispettivamente figlia adottiva della Mari Nikaido rivale in amore della madre e raffinata presentatrice dei tornei di wrestling tra Chojin che grazie a Mantaro cessa di apprezzare il lato brutale e volgarmente economic dello sport per ammirarne il coraggio e l’abnegazione degli atleti, un torneo per provarsi degno dell’Ultimate Muscle (questa volta non per dimostrarsi vero erede del padre, ma in un tentativo di padre e zio di addestrarlo in modo che il suo fisico non venga devastato da anni di lotta rendendo precocemente un vecchio quasi invalido come accaduto a Kinnikuman/King Muscle, ora ironicamente un vecchietto dolorante in grado di usare le tecniche più raffinate ma privo di forza fisica, un cinquantenne nel corpo di un uomo ben più anziano) e la rivalità col figlio di Robin, Kevin Mask, quest’ultimo invece desideroso di allontanarsi dall’ombra paterna.
Anche lui avrà una difficile amicizia con Terry the Kid, questa volta però giustificata dall’iniziale risentimento del futuro amico per il fatto che, nonostante Terryman sia entrato in scena come un eroe “superiore” a Kinnikuman, King Muscle e Kid Muscle godano di tutta la fama e la posizione del loro clan e Terryman sia ricordato come l’eterno amico e “secondo”, anche lui lo conquisterà con la sua tenacia ottenendone aiuto e fedeltà e anche Mantaro/Kid Muscle dovrà scoprire nuove mosse finali, l’eroismo ed i valori dietro l’Ultimate Muscle, descritto questa volta come un esoterico potere dove la demenza si fa scienza, e senza decenza, e dividere il suo amore per il wrestling col suo amore per il cibo, questa volta il Kalbi Bowl (“riso con la ciccia”) inviato dalla madre Bibimba (ora “Belinda Muscle”) lontana.
Manga e anime divergono: nell’anime (grazie a puntate richieste dagli americani di Kids “a parte”) Kid Muscle trionfa su Kevin Mask ponendo fine alle ultime ruggini tra le due famiglie ormai amiche contribuendo a riappacificare Robin e Kevin e mstrando a quest’ultimo l’importanza dell’amicizia, della lealtà, della famiglia e della giustizia.
Nel manga Mantaro Kinnikuman viene sconfitto, ma combattendo con sufficiente valore da insegnare a Kevin Mask la stessa lezione: Mantaro deciderà quindi di allenarsi per la rivincita, ma si ritroverà invece a combattere al fianco di Kevin il malvagio Akuma Shogun (General Terror in Inglese), antico nemico del padre e di tutta la famiglia Kinniku formando un duo vittorioso con Kevin Mask e riscattandosi, salvo poi vivere un’ultima avventura in cui un gruppo di nuovi nemici, i Time Chojin, cancelleranno Kevin Mask dal tempo cambiando il passato negli anni ’80 e costringendo Mantaro Kinnikuman e i suoi amici a viaggiare nel passato per proteggere i loro genitori, sospettosi e dubbiosi delle loro identità, e cercare il Salvatore del Millennio, un misterioso (ma sol perché in un momento di distrazione Mantaro ha usato come carta igienica l’unico libro che ne parlava) eroe che aveva difeso con coraggio l’Universo stesso nel periodo compreso tra la nascita di Mantaro e la sua adolescenza, trovandolo nelle vesti di un orfano privo di memoria, attratto dal mondo dei chojin in modo ormai inconsapevole e ignaro dei suoi poteri e del suo destino.
La storia finisce così, senza il successo esplosivo della serie originale in madrepatria, ma con grande successo nell’Occidente che finalmente aveva capito cosa fosse un chojin e perché somigliavano agli Exogini.
Ancora censure
Anche in questo caso, si parte dal problema di mostrare ad un pubblico occidentale il seguito di qualcosa che non hanno mai visto. Quando nel 2002 la serie viene adattata in animazione, in Occidente si decide di ribattezzarla Ultimate Muscle e usare un miscuglio dei nomi della serie di fantoccini MUSCLE coi nomi originali.
Mantaro Kinniku diventa quindi “Mantaro detto Kid Muscle“, col soprannome usato più spesso del nome, stessa sorte toccata al padre, che diventa Kinnkuman detto King Muscle, attribuendogli il desiderio di esibire la sua regalità.
Bibimba diventa Belinda Muscle, cancellando il gioco di parole col “bibimbap”, piatto di carne, e il piatto cucinatogli dalla madre, il Kalbi Bowl diventa “Riso con la ciccia”, e Meat da bambino precoce diventa un basso ometto di mezza età col vocione roco e i modi scostanti ispirato alle figure di allenatore severo alla Paulie Pennino di Rocky e la trama diventa una “rivisitazione moderna” delle avventure anni ’80 di “King Muscle”.
La stessa Burning Hidden Strength diventa il Potere dell’Ultimate Muscle, artefatto del titolo, e anche se i Giapponesi erano ben a conoscenza dei pesanti ritocchi di trama (anche qui, scene come la morte del padre di Meat, ad esempio, vengono creativamente reintrepretate nella rottura di entrambi i femori dello stesso da parte del figlio di Skullduggery, rendendolo invalido a vita) la serie ebbe in Occidente tutto il successo che non ebbe in Oriente, contribuendo a popolarizzare con decenni di ritardo la stessa saga di Kinnikuman.
Alcuni momenti più “radioattivi” della storia degli anni ’70 sono stati limati nell’adattamento Occidentale: con l’introduzione di Jade, allievo e figlioccio (in alcuni doppiaggi, figlio illegittimo) di Brocken Jr, guerriero della Germania riunificata che combatte vestito da ciclista e non più da gerarca, il Totenkopf ereditato da Broken Jr. diventa un più parco “Teschio del Mistero” (compatibilmente con le leggi tedesche che impediscono l’ostentazione di simbologie naziste), come visto le morti vengono retconnate in ospedalizzazioni e invalidità e molte frasi vengono riscritte con gag e citazioni occidentali (come Warsman, allievo di Robin Mask diventato maestro di Kevin, che viene descritto da Kid Muscle come “Mezzo chojin, mezzo macchina e tutto cattiveria” parafrasando la tagline del primo Robocop).
La rinascita
Nel 2011 il duo Yudetamago riprende Kinnikuman, questa volta per una rivista online, partendo esattamente dal finale della serie originale, disseminando però nel prosieguo indizi tali per cui Kinnikuman Nisei è ancora parte del canon, compresa un’apparizione del Salvatore del Millennio e un arco narrativo che spiega le origini dei Time Chojin e il perché nel mondo di Kinnikuman Nisei esiste una Hercules Factory che rilascia agli aspiranti eroi una apposita licenza senza la quale non gli è consentito salire sul ring (contrapposta al manga originale dove semplicemente il wrestling era “diritto di nascita” dei superumani).
Il successo in madrepatria diventa superiore al tentativo effettuato con Nisei, riaccendendo l’amore mai sopito per l’intera saga.
Kinnikuman ritorna sulla cresta dell’onda, e proprio quest’anno Toei ha annunciato un nuovo anime che riprenderà le ambientazioni passate fino ad arrivare alle saghe del 2011, ambientate nei primi ’90 con un Kinnikuman “re da poco” pronto a tornare in azione per dimostrare agli stessi “Dei dei Superumani” il valore del coraggio dei Chojin e aiutarli ad arginare i Time Chojin appena creati (aprendo un loop temporale che anni dopo suo figlio Mantaro e il principe perduto Chaos Avenir dovranno chiudere per la salvezza del mondo e del franchise).
Il reboot unisce vecchio e nuovo, nostalgia e innovazioni tecniche, diventando testamento al lascito enorme di Kinnikuman.
Cosa ha lasciato Kinnikuman al mondo
In Italia, gli Exogini. Seriamente, se non ricordate gli Exogini ed avete passato i trent’anni, ci chiediamo tutti quanti sotto quale pietra abbiate passato l’ultima parte del millennio trascorso.
In Giappone? Kinnikuman ha di fatto popolarizzato buona parte dei topos letterari dei generi spokon e battle shonen.
Un eroe ingenuo e infantile, sciocco e improbabile ma che dinanzi al suo destino, alla sete di giustizia ed ai valori di pace e amicizia diventa un guerriero capace, implacabile e vittorioso? Presente.
Un eroe che non solo ha queste “non qualità”, ma per questo viene crudelemte ostracizzato, deriso, ripudiato, spinto ai margini della società ma nonostante queste difficoltà pur potendo voltare le spalle ai suoi concittadini e potendo diventare il loro distruttore decide invece di diventarne il salvatore, conqustando così la loro stima e il loro affetto? Ma stiamo parlando di Naruto Uzumaki, Suguru Kinniku detto Kinnikuman o Mantaro Kinniku detto Kid Muscle?
Un tema musicale per ogni eroe che ne spieghi i motivi e la riflessione? Tutti ne avranno uno, persino Kinnikuman in cui, bucando la quarta parete, spiega di essere del tutto consapevole di essere visto dal mondo come un incapace pasticcione e goffo che vince sempre e solo dopo averle prese per buona parte dello scontro, ma di esserne segretamente felice perché gli spettatori degli incontri di wrestling amano identificarsi in un perdente che ribalta la situazione e che per quel che riguarda il vero Ultimate Muscle è composto in egual misura dal sangue, il sudore e le lacrime versati sul ring nella speranza che chiunque veda un simpatico buffone diventare un vero eroe possa coltivare la speranza di conquistarsi un domani migliore con la bontà unita al duro lavoro.
Un cast di personaggi che incarnano i valori dell’amicizia e del duro lavoro? Come abbiamo visto, Kinnikuman te lo cantava proprio, e intendiamo nei vinili con le colonne sonore.
Un gruppo di eroi che cresce nel tempo perché l’eroe principale vede la sconfitta come un mezzo per conoscere il suo rivale e il perdono come inizio della redenzione? Presente.
Lo stilema per cui ad ogni arco narrativo compare un cattivo leggermente più forte di quello di prima costringendo l’eroe a cercare una nuova mossa finale? Non a caso la “mossa finale” è un topos letterario traslato direttamente dal Wrestling che Kinnikuman eleva a pietra fondante della serie.
Se Son Goku in Dragonball è un ingenuo e generoso mangione, tiranneggiato dalla moglie perché nonostante la sua superiorità fisica che potrebbe farne un miliardario ha scelto di essere un umile contadino goffo e cordiale not per la Kamehameha e la Sfera Genkidama e le sue trasformazioni, se Naruto è associato col Rasengan e con l’essere un goffo e mangione orfanello attratto dal Ramen che ha desiderato così tanto diventare un leader e un eroe da riuscire a diventare capo e guida del suo villaggio, padre e sposo esemplare, e se Usagi (“Bunny”) in Sailor Moon è, tutto sommato, una piagnona sentimentale dall’appetito incompatibile con la sua figuretta snella di fanciulla giapponese che si redime grazie alla sua incapacità di accettare la resa, rinnegare l’amicizia e abbandonare i bisognosi in difficoltà, tutto questo nasce dal fatto che un undicenne svogliato e un po’ “pervertito” ha sognato un eroe esattamente come lui.
Improbabile, goffo, amichevole, un wrestler con tanto di mosse finali e costumi colorati il cui ring è il mondo e la cui posta in palio è la felicità di coloro che si affidano a lui.
Del resto tutto quello che è il manga shonen, il fumetto di azione per ragazzi, era già contenuto nella prima sigla di Kinnikuman: quella che nel descrivere lo sconclusionato eroe come “Forse il più forte, colui che corre, barcolla e crolla ovunque ci sia bisogno di lui” e ricorda che solo chi nutre l’amore nel suo cuore è degno di essere definito superumano.
Ovvero, citando il doppiaggio italiano: l’unico muscolo estremo è il cuore di un campione.
Uscendo dal letterario, proprio perché il duo Yudetamago accettava consigli dai lettori (cosa che Toei farà anche con Yatterman), i chojin stessi sono una capsula del tempo dell’epoca, con una serie di albi speciali dedicati al destino degli “eroi retro”, quelli ispirati a cose che negli anni ’70 e ’80 erano oggetto del desiderio dei piccoli spettatori come walkmen, giradischi portatili, (retro)computer, registratori Betamax, LaserDisc e ora, nelle parole degli Yudetamago, si sentono soli, abbandonati e superati tranne quando il ricordo e l’affetto dei fan della prima generazione li raggiungono per dare nuova forza al loro Ultimate Muscle.
Un po’ come è accaduto con gli Exogini, che continuano a rivivere nei ricordi in nuove forme anno dopo anno, anche nella nostra rubrica retro.
Come per molti prodotti di intrattenimento orientali, Kinnikuman si lascia dietro una lunga sfilza di videogames, dal NES (gioco che come MUSCLE compare ormai fisso in tutte le “miniconsole 400-in-1”) alla Playstation 2, con la possibilità, per i detentori di un Nintendo DS o 3DS di far combattere tra loro gli eroi pubblicati su Shonen Jump, avendo così l’occasione di avere Kinnikuman scazzottarsi con Naruto e Pegasus.
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